Ogni giorno 20.000 barili di grezzo vengono riversati nelle acque del Golfo del Messico, da quasi due settimane, senza che fino ad ora sia stata trovata la soluzione per bloccare la falla che si è creata nel condotto subacqueo, a quasi due chilometri di profondità.
Dopo aver fallito il posizionamento di una speciale cupola, che doveva raccogliere e convogliare il petrolio diretto verso la superficie, i tecnici stanno provando ad inserire una tubatura più piccola all’interno di quella spezzata, con una specie di “collare” ad espansione che dovrebbe fungere da tappo interno, nel condotto danneggiato. Se anche questo non dovesse funzionare, si sta approntando un tipo di cupola molto più grande, che dovrebbe riuscire ad ottenere il risultato che quella piccola non ha ottenuto.
Ma non sono solo le tonnellate di petrolio a venire a galla, in questi giorni, mentre si cerca disperatamente di fermare la fuoriuscita del grezzo: diverse persone, che in passato hanno lavorato per le varie società petrolifere, hanno rivelato come le regole di sicurezza relative alle perforazioni sottomarine vengano regolarmente ignorate dalle società petrolifere, che spesso le aggirano con la compiacenza degli stessi ispettori della Minerals Management Service (MMS), l’agenzia federale che dovrebbe farle implementare.
Se ad esempio il collaudo di una valvola di sicurezza – ha raccontato un ex-tecnico della BP – prevede un test di 5 minuti a 10 atmosfere di pressione, il test viene effettuato per soli 30 secondi, e poi il tracciato del sensore viene “accelerato” a mano, nella stampante, per farlo risultare di 5 minuti. In questo modo si evita di dover scoprire di aver prodotto una valvola inferiore allo standard, che andrebbe gettata alle ortiche e riprogettata daccapo.
Nel caso specifico del Golfo del Messico, qualcuno aveva sollevato obiezioni sull’impianto di sicurezza del pozzo, ma per evitare di doverlo mettere alla prova fino in fondo, i dirigenti della BP avevano ottenuto una specie di “pass”, da parte della MMS, che escludeva a priori le condizioni di rischio che avrebbero imposto quei controlli.
Non c’è da stupirsi se nel frattempo sono emerse diverse testimonianze su lussuriosi festini, a base di sesso e droga, ai quali partecipavano congiuntamente uomini della BP e dipendenti della MMS.
Nel frattempo è in corso il classico balletto delle responsabilità, che vede coinvolte la BP, proprietaria del pozzo, la Transocean, la società che lo aveva in gestione, e la Halliburton, che ha fornito parte dei servizi di costruzione. Ma è un balletto senza rischio reale, visto che esiste un massimale di soli 75 milioni di dollari da pagare – da parte di chiunque sia ritenuto colpevole - in caso di danni provocati da fuoriuscita di grezzo.
Una prima valutazione dei danni reali causati dalla fuoriuscita si aggira ormai sulla decina di miliardi di dollari.
Immediatamente il Senato ha approntato una legge che toglieva il massimale di 75 milioni, portandolo a 10 miliardi. La legge doveva essere approvata all’unanimità, per accordo bi-partisan, senza nemmeno essere discussa in aula. Ma all’ultimo momento una senatrice repubblicana ha sollevato un’obiezione, bloccando la procedura accelerata, e di fatto l’approvazione della legge. Trattasi casualmente di una senatrice dell’Alaska, che per la sua campagna elettorale ha ricevuto 400.000 dollari in donazione proprio da una società petrolifera.
Come dice una nota battuta: “America is the best democracy money can buy”. L’America è la miglior democrazia che i soldi possano comperare.
Massimo Mazzucco
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