martedì 19 ottobre 2010

La crescita della domanda globale minaccia l’acqua

fonte: www.gliitaliani.it

L’oro blu rientra tra i ‘servizi’ resi dagli ecosistemi di acqua dolce, come fiumi e laghi, che sono gia’ sfruttati ad un livello ben oltre il limite della sostenibilità. E la cosiddetta ‘impronta idrica’ dell’uomo, cioè i nostri consumi di acqua per la produzione di beni e servizi, secondo le previsioni, non farà che aumentare nella maggior parte del Pianeta. E’ questo uno dei dati evidenziati dal Living Planet Report 2010 del Wwf, secondo cui i principali impatti della nostra impronta idrica includono l’aumento della frammentazione dei fiumi, un eccesso di prelievo di oro blu e l’inquinamento della risorsa idrica. Ad aggravare la prospettiva, anche gli effetti dei cambiamenti climatici e i consumi ‘nascosti’ nella produzione di beni e servizi.
Uno dei fattori che sta mettendo a rischio i fiumi del Pianeta e’ la costruzione di dighe, chiuse, sbarramenti, argini e infrastrutture, a causa della crescente domanda di acqua e di energia idroelettrica, insieme agli sforzi per il controllo delle inondazioni e per facilitare la navigazione.
A livello globale, su 177 fiumi che superano i mille km, sono rimasti solo 64 che non soffrano per la presenza di barriere. Le dighe alterano tempi, quantità e qualita’ dei flussi d’acqua e hanno un profondo impatto sugli ecosistemi, oltre che sulla popolazione che da questi dipende. Secondo una recente ricerca, sono 500 milioni le persone che hanno sofferto effetti negativi dovuti alla costruzione delle dighe.
Altra questione e’ quella del prelievo di oro blu, che ha esaurito alcuni fra i principali fiumi del mondo. Un altro capitolo cruciale e’ quello dell’inquinamento, che nonostante i progressi nei paesi sviluppati rimane una grande minaccia alla salute degli ecosistemi di acqua dolce, a partire dai fiumi.
Ogni giorno due milioni di tonnellate di reflui vengono scaricati nelle acque del Pianeta e la situazione nei paesi in via di sviluppo e’ particolarmente grave: il 70% di scorie industriali non trattate finiscono per contaminare le fonti di acqua. Poi c’e’ il consumo di oro blu ‘nascosto’: basti pensare che il 62% dell’impronta idrica della Gran Bretagna e’ acqua ‘virtuale’, inglobata in prodotti agricoli e beni importati da altri paesi. La maggior parte di questo oro blu ‘virtuale’ consumato dai britannici arriva da Brasile, Ghana, Francia, Irlanda e India, sotto forma di caffe’, carne, cotone, riso e te’. Quindi l’impronta idrica di cibo e vestiti ha un impatto sui fiumi e fonti non solo di casa propria, ma a livello globale, ed e’ legata alla buona gestione delle risorse in altre parti del Pianeta.

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