lunedì 18 ottobre 2010

Nucleare e salute: Cesio 137, la Chernobyl prima (e dopo) di Chernobyl


LIVORNO. Umberto Veronesi, dall'alto della sua indiscutibile esperienza di medico, si infila oggi, in qualità di "nuovo" possibile presidente dell'Agenzia per la sicurezza nucleare in considerazione pre-costituite e pre-digerite proprio su quella sicurezza del nucleare che dovrebbe garantire ai cittadini. Forse Veronesi farebbe bene ad informarsi di quanto ha detto un suo collega che con il nucleare ed i suoi effetti ha a che fare da anni, il presidente del Centro ecologico di coordinamento ecologia e salute di Kiev, il professor Yuri Bandazhevsky, durante la sua visita in Italia organizzata  dall'Ong "Mondo in Cammino e da molte altre associazioni coinvolte nel progetto Chernobyl, che lo hanno visto tenere  numerose conferenze alle quali hanno partecipato almeno 1500 persone. Y. Bandazhevsky si è soffermato sull'attuale situazione della salute della popolazione nei dintorni di Chernobyl, confutando punto per punto un rassicurante dossier dell'United Nation scientific committee on the effect of atomic radiation (Unscear), pubblicato dalla Reuters il 22 settembre, che diceva che gli effetti a lungo termine delle radiazioni erano minori di quelli che si temeva.

«Per valutare le conseguenze dell'incidente della centrale nucleare di Chernobyl nel 1986 è indispensabile tenere di conto sulla popolazione dagli anni '60 fino ad oggi e degli effetti dell'esplosione, dei radionuclidi, principalmente il Cesio 137 (Cs-137) - spiega Bandazhevsky -  In effetti, dagli anni '60 la popolazione della parte europea dell'ex Unione Sovietica vive in un ambiente caratterizzato dalla presenza di radionuclidi. E' quindi infondato costruire un'analisi basata unicamente sulla quantità di radionuclide che è entrata nella biosfera dopo l'incidente di Chernobyl ed ignorare i precedenti, entrati più di 20 anni prima, che hanno così contaminato le persone che vivono nella parte europea dell'ex Urss».
Lo scienziato ucraino spiega che «I radionuclidi Cs-137penetrano nel corpo umano, vengono incorporati negli organi vitali con gradi diversi di intensità. Le cellule diventano allora distrofiche, avvengono dei cambiamenti necrobiotici, associati principalmente alla perturbazione dei meccanismi energetici, e conducono a perturbazioni delle funzioni vitali. La gravità dei danni dipende direttamente dalla quantità di  Cs-137 incorporata dall'organismo e da ogni organo. A causa delle loro proprietà radioattive (emissioni di raggi gamma e beta durante la disintegrazione dei radionuclidi), le quantità di Cs-137 contenute nell'organismo delle persone che vivono in settori contaminati da radionuclidi dagli anni '60, possono essere pericolose, anche in quanto inducono mutazioni nell'apparato genetico delle cellule sessuali e somatiche. La capacità del Cs-137 di provocare delle mutazioni nelle cellule germinali sarà la causa della comparsa nelle generazioni future di morti intra-uterine dei feti, di malformazioni congenite, di malattie dei feti e dei neonati così come di malattie negli adulti associate ad una deficienza genetica. Questa irradiazione interna dell'organismo è d'altronde estremamente pericolosa a causa delle proprietà radioattive che combinate alla capacita dei radionuclidi Cs-137, così come ai loro prodotti di "disintegrazione" come il bario, colpiscono la struttura biologica per interagire con gli apparati recettori della membrana cellulare  ed alterare i processi regolatori. Un esempio significativo di questo è l'alterazione dei processi biochimici delle membrane cellulari dei cardiomiciti sotto l'influenza di questo radionuclide, che provocano delle modifiche alla permeabilità ionica che conduce, alla fine dei conti, a danneggiamenti della propagazione degli impulsi elettrici nel cuore».
Le indagini svolte dal 1986 da Bandazhevsky rivelano infatti che «Il legame tra la frequenza dei disturbi dell'attività cardiaca nei bambini e la quantità di radionuclidi nel loro organismo è dimostrata. Dovremmo prestare un'attenzione particolare al fatto che la presenza di Cs-137 nei bambini, anche in quantità relativamente basse come da 10 a 30 Bq/kg (sapendo che allora la concentrazione di questo radionuclide nei tessuti cardiaci è più elevata), porta ad un raddoppio del numero dei bambini che presentano dei disturbi all'elettrocardiogramma. A nostro avviso, la spiegazione di questo fenomeno risiede nell'esistenza dei processi di regolazione nell'organismo umano ed animale, un certo numero dei quali si trovano nei processi di regolazione dell'attività  dei geni. Al riguardo, i fattori ambientali che inibiscono le funzioni della regolazione (stimolazione) dell'attività dell'apparato genetico delle cellule, possono indurre (generare) la comparsa di numerose malattie».
Secondo lo scienziato anche in quantità relativamente basse il Cs-137 «E' in grado di reprimere l'attività dei sistemi regolatori e di conseguenza tutti quelli del sistema immunitario. In presenza di difetti genetici, l'alterazione dei processi di realizzazione dell'informazione genetica che costituisce il cambiamento del paesaggio antigenico delle membrane cellulari, conduce a delle perturbazioni del funzionamento e della differenziazione cellulare. Questo crea le condizioni che permettono l'emergere di processi patologici, compresi cancri, malattie cardiovascolari e malformazioni. Questi è stato confermato dai risultati della ricerca condotta da un team francese dell'Irsn che ha rivelato la capacità dei radionuclidi Cs-137 di alterare l'espressione dei geni nelle cellule del miocardio negli animali da laboratorio. Il fatto che i radionuclidi Cs-137 esercitino, dagli anni ‘60, la loro influenza sulla popolazione della repubblica della Bielorussia, dei Paesi Baltici, della Russia e dell'Ucraina, spiega l'incidenza elevata delle malattie dovute ai danni al genoma cellulare, specialmente quelle dei cancri. Questo effetto mutageno è confermato da studi medico-genetici».
Dopo la tragedia di Chernobyl la potenziale esposizione al radionuclidi è aumentata fortemente e «Questo ha contribuito allo sviluppo rapido di neoplasie dovute soprattutto alla distruzione dei processi di regolazione che assicurano il funzionamento dei sistemi e degli organi vitali in caso di difetti genetici - dice Bandazhevsky - Una chiara illustrazione di questa conclusione è la comparsa, 5 o 6 anni dopo l'esplosione di Chernobyl, di cancri della tiroide nei giovani e bambini così come di un'enorme crescita dell'incidenza dei cancri degli organi che incorporano attivamente il Cs-137. Degli studi radiometrici di materiale di autopsie, condotti all'Istituto medico di Stato di Gomel tra il 1990 e il 1999, hanno mostrato la grande attitudine della tiroide, tra i bambini come tra gli adulti, ad incorporare il radionuclide Cs-137. Esiste una forte correlazione tra l'incidenza del cancro della tiroide e la densità della contaminazione di Cs-137 del territorio di residenza della popolazione».
E Bandazhevsky demolisce lo "studio"  dell' Unscea: «Contrariamente alle previsioni scientifiche basate solo sullo studio degli effetti dell'irradiazione esterna su individui geneticamente stabili, in realtà c'è un impatto enorme dell'esposizione delle popolazioni durante più di 40 anni al Cs-137 che è stato registrato. L'impatto del radionuclide Cs-137 sulla popolazione della parte europea dell'ex Urss durante il periodo dal 1960 al 1985 è quindi stato determinante nella comparsa di processi patologici (cancri, compreso il cancro alla tiroide, malattie cardiovascolari, malformazioni congenite) nel periodo seguente, durante l'arrivo degli effetti dei radionuclidi di Chernobyl.
Un altro grave pericolo per la salute umana è rappresentato dalla presenza di Strinzio 90, assunto attraverso l'alimentazione. Queste sarebbero le cause principali dell'aumento di molte malattie tra la popolazione che vive nella vastissima area contaminata. Secondo il Centro ecologico di coordinamento ecologia e salute di Kiev «La situazione demografica nei territori contaminati dal disastro della nucleare di Chernobyl è attualmente catastrofica. Il tasso di mortalità è di molto superiore al tasso di natalità. Nella Repubblica della Bielorussia, l'indicatore corrispondente alla differenza tra natalità e mortalità, che ha dei valori negativi dal 1994, è di meno 5,9% nel 2005. Le regioni ucraine colpite dall'incidente di Chernobyl conoscono una situazione simile. Per esempio, la mortalità nell'area di Ivankov, vicina alla centrale di Chernobyl, raggiunge il 30,3 per mille nel  2005 mentre, lo stesso anno, era del 18,3 per mille nelle regione di Kiev. La mortalità eccessiva è principalmente associata a malattie cardiovascolari ed a patologie cancerogene che aumentano nettamente ogni anno. Il calo del tasso di natalità è associato al danneggiamento dei sistemi riproduttivi maschili come femminili, così come a patologie dello sviluppo fetale».

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