venerdì 5 novembre 2010

I jeans che indossi avvelenano questi bambini

fonte: www.giornalettismo.com 
di Teresa Scherillo

Un reportage fotografico in Lesotho, rivela le condizioni disperate dei piccoli che vivono nei dintorni delle fabbriche di abbigliamento dove i fornitori di Gap e Levi’s stanno intossicando il cuore di uno dei paesi africani più poveri al mondo.

Motselisi ha otto anni e, come spiega l’Independent, è un tipo diverso di “Gap kids”. Lei è una dei bambini che girano in lungo e in largo per trovare i ritagli che provengono dalle fabbriche di indumenti che dominano sugli altopiani del Lesotho. La discarica di Thetsane nella capitale Maseru, in cui è stata fotografata Motselisi, è il lato oscuro del commercio del denim che per i poveri ha sostituito il carbone come combustibile e che brucia tutto il giorno sotto i loro piedi, insieme ai rifiuti chimici causando. nell’immediato, problemi respiratori e lacrimazione agli occhi.
FIUMI BLU DENIM - La foto della bambina davanti agli scarti in fiamme di una fabbrica che fornisce Levi Strauss e Gap è in un premiato reportage del fotografo Robin Hammond. La fabbrica vicina è stata accusata di sversamento illegale di rifiuti anche chimici, compresa la soda caustica, nei territori comunali. I testimoni hanno descritto fiumi come il Caledon che hanno virato in un azzurro artificiale mentre le tinture che colorano i nostri jeans, vengono smaltite illegalmente negli affluenti dove la gente va a prendere l’acqua per lavarsi e cucinare. Inoltre, la ditta di Taiwan che dirige una delle fabbriche che forniscono i giganti degli Stati Uniti, stava smaltendo illegalmente aghi, rasoi e prodotti chimici nocivi, nei campi dove i bambini come Motselisi passano ore e ore alla ricerca di qualsiasi cosa che poi potranno vendere.


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TOXIC JEANS - I remoti altopiani del Lesotho sono un’isola di povertà intensa circondata dal comparativamente più ricco Sudafrica. Il precedente protettorato britannico è paralizzato per via del numero elevato di sussidi in quello che è il paese con il più alto grado di infezione da HIV al mondo ed ora sta contemplando la relativa offerta di diventare parte del Sudafrica per poter essere aiutato nello sviluppo. La serie sui “Toxic jeans” ha evidenziato le conseguenze non intenzionali degli sforzi per stimolare il commercio con l’Africa. La ditta sotto i riflettori, Nien Hsing, è il più grande produttore di denim dell’Africa ed occupa 9.000 operai nel Lesotho. I 120 milioni di dollari di aiuti erano stati per Washington, il più grande successo in dieci anni da quando cioè, l’ African Growth and Opportunity Act era stata firmata affinché il commercio investisse in alcuni dei paesi più poveri del continente.
SVILUPPO SENZA CONTROLLO - La legge ha fatto sì che le importazioni di abiti dall’Africa triplicassero ed ha creato 300.000 posti di lavoro e sostegno a circa 3 milioni di persone in 12 paesi. Ha contribuito a creare i laminatoi del denim e a fornire lavoro nelle fabbriche di indumenti più grandi al mondo, ma non ha fatto conto che uno sviluppo senza controllo, dove sono presenti sacche di povertà come quelle del paese africano, può avere degli effetti catastrofici. Dopo la pubblicazione di queste immagini l’anno scorso, Gap e Levi Strauss hanno ordinato delle indagini ai loro fornitori e hanno promesso verifiche. Gap ha risposto di aver avvisato la fabbrica, mentre Levi Strauss ha detto di “essere stato disturbato” dalla scoperta.

http://www.giornalettismo.com/archives/93197/lesotho-%E2%80%9Cgap-kids%E2%80%9D-vedrete/

4 commenti:

  1. Non ci si potrebbe aspettare nulla di diverso. Quante volte, con la scusa dello sviluppo, si sono fatte cose che poi si sono rivelate nocive, o peggio, mortali? Direi che se n'è perso il conto. Per queste persone, che attivano politiche produttive, falsamente al servizio di comunità povere, che hanno sempre effetti collaterali devastanti, non c'è appello. Non c'è scusa per chi, pur avendone i mezzi, se ne frega altamente di fare le cose per bene e così facendo annichilisce ogni senso etico e morale, abusando dei deboli; illudendoli con false promesse che si rivelano bocconi avvelenati.
    Namastè.

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  2. Quanta strada dovremo ancora fare? E' immaginabile un futuro senza queste immagini? E' pensabile che quegli altopiani tornino ad essere un luogo della Terra?
    Sono domande a cui non so rispondere, e se mi sforzo di trovare risposte mi sale lo sconforto, a volte rabbia.
    Vesto quasi sempre in jeans, forse ho anche un paio di Levi's.

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  3. @ Roby Bulgaro-
    Hai ragione è intollerabile e rimango sempre avvilita e sconfortata di fronte a notizie ed immagini di questo tipo, (non che mi aspetti nulla di diverso purtroppo) da tempo abbiamo oltreppassato il segno, e mi rendo conto ogni giorno di più, che non esiste nessun limite al peggio!

    Ma l'aspetto peggiore di tutto questo, è che forse siamo stati proprio noi a dare a questi signori l'autorità ad agire in maniera sconsiderata, abbiamo consegnato loro il pianeta, con i nostri "capricci"... acquistando per noi ed i nostri figli la griffe, il marchio di appartenenza ad ogni costo, perchè fa trendy, senza preoccuparci minimamente di quel che stava accadendo dietro...

    Namastè

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  4. @ il giardino di enzo-
    Difficile trovare le risposte, probabilmente non sarà l'unica soluzione, ma se cominciassimo a fare del consumo etico e consapevole la nostra bandiera, iniziando a porci domande sul dove, come e quando, ma soprattutto sul "vero prezzo" di ogni singolo prodotto che stiamo acquistando, le cose forse potrebbero migliorare.
    Sappiamo di avere il potere di influenzare i mercati con le nostre scelte, e dunque facciamolo, boicottando chi non si impegna in maniera concreta nel rispetto della vita del pianeta e dei diritti umani.

    Namastè

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