Basta capitalismo. Ma con che cosa lo si sostituisce? Nessuno ha un’idea in testa. Questa è la verità. Non esiste una globalizzazione giuridica, tra l’altro. Questa è a grande differenza con la globalizzazione di tipo medioevale, regolata dalla famosa Lex mercatoria, una legge elaborata dai mercanti, non da un singolo Stato: e per suo mezzo il commercio funzionava. Adesso le grandi imprese lavorano tra di loro. Non c’è più una norma giuridica che ne disciplini i comportamenti: nei confronti della fame nel mondo, dello sfruttamento delle classi più povere, del lavoro minorile, della sicurezza sul lavoro che secondo Tremonti è un lusso. E ovviamente nemmeno nei confronti del pianeta.


Ritengo che ci sia veramente un errore di fondo nello scopo finale di tutte le politiche, che è quello del progresso economico. Gli economisti non pensano ad altro: aumentare produzione e produttività, a tutti i costi. Così quella che era la molla fondamentale del capitalismo, il progresso economico, è diventata molla fondamentale di tutti i sistemi; e al capitalismo di mercato si è aggiunto il capitalismo di Stato. Vedi la Cina: dove accadono esattamente le stesse cose di sempre, a detrimento dei più deboli. Mentre dovunque quelli che Bobbio chiamava “diritti di seconda e terza generazione”, con questa accelerazione del progresso economico a tutti i costi, vengono selvaggiamente conculcati.
Come dice Robert Reich nel suo “Supercapitalismo”, «è stata sostituita la tutela dei diritti dei cittadini con la tutela dei consumatori». Ormai lo scopo è quello di creare sempre più benefici per i consumatori a scapito dei tradizionali diritti al posto di lavoro, alla sicurezza sul lavoro, alla pensione. Noti che lo sviluppo economico come fondamento dell’attività umana è presente anche nell’ultima enciclica di Ratzinger; in cui si sostiene che la globalizzazione serve a un progresso economico che poi si diffonde tra tutti i popoli. Che non è vero.
E questo inseguimento forsennato della crescita continua mentre la crisi ecologica (conseguenza proprio di un produttivismo insostenibile, per quantità e qualità) sta toccato livelli di rischio difficilmente reversibili, come afferma l’intera comunità scientifica. Possibile che personaggi di tutto rispetto – potentissimi manager, grandi industriali, economisti di fama mondiale – ignorino tutto ciò? Il fatto è che appunto il problema prioritario rimane sempre quello della crescita e dello sviluppo economico, a cui tutto il resto viene sacrificato, anche problemi come la fame nel mondo. Che dal 2007 si fa sempre più grave: ora si parla di un miliardo di persone sottoalimentate; e nessuno se ne occupa.
Veramente l’ideologia dello sviluppo economico cancella qualunque problema che riguardi qualità della vita e diritti umani, mentre crea guerre senza senso. Si crea una società di cui l’unico scopo è il dovere di crescere economicamente: d’altronde in base a parametri del tutto sballati, come il Pil, che non considerano affatto la qualità della vita. Quella del Golfo del Messico è una catastrofe economica quanto ambientale? Non c’è dubbio. Quando arriva la catastrofe poi se ne accorgono. E allora che fanno? Insistono sugli stessi schemi che hanno provocato la catastrofe: non hanno altro in testa.

Nuove regole per l’economia globalizzata? Occorrerebbe una iniziativa a livello mondiale, che dovrebbe partire dalle Nazioni Unite. In fondo, dopo la dichiarazione dei diritti dell’Assemblea generale dell’Onu del ’48, qualcosa è accaduto: come dopo la dichiarazione dei diritti dell’uomo e del cittadino del 1789. Solo qualcosa di simile potrebbe cambiare la situazione: una rivoluzione di tipo mondiale, organizzata dalle Nazioni Unite, in cui si ridefiniscano i veri diritti, i principi per una vita diversa da quella voluta dal potere economico, e quindi una vita orientata dalla politica e non dall’economia. Poi mi accuseranno di essere un utopista. Però io credo che l’utopia sia decisamente meglio dell’apocalisse: che è l’alternativa che ci aspetta.
(Guido Rossi, dichiarazioni rilasciate a Carla Ravaioli per l’intervista pubblicata da “il Manifesto” il 31 ottobre 2010. Economista e giurista, già docente universitario e dirigente finanziario internazionale, Guido Rossi è stato presidente della Consob. Info: www.megachipdue.info).
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