martedì 2 novembre 2010

Modificare artificialmente il clima. Dalla conferenza di Nagoya ambiguo alt alla geoingegneria

tratto da: www.blogeko.it

La conferenza della Convezione Onu sulla biodiversità (Cop10) di Nagoya ha prodotto fra l’altro un accordo sulla geoingegneria, cioè sui tentativi per modificare artificialmente il clima e per ridurre l’impatto del riscaldamento globale causato dalle attività umane.

L’accordo di Nagoya è ambiguo. Molto ambiguo.Praticare la geoingegneria è come giocare all’apprendista stregone. Numerosi ricercatori hanno avvertito che la geoingegneria può mettere in moto meccanismi del tutto imprevedibili, come si è visto peraltro durante l’esperimento effettuato all’inizio dell’anno ad un tiro di schioppo dalla banchisa antartica.
La conferenza di Nagoya ha sancito una moratoria – un alt provvisorio – alla geoingegneria in attesa di ulteriori studi. Ma la moratoria si applica solo alle operazioni su larga scala che possono danneggiare la biodiversità. E soprattutto non si applica agli Stati Uniti, dove sono stati effettuati diversi tentativi di sfruttare la geoingegneria come business.

Nella geoingegneria ci sta – o può starci – di tutto. Gli ombrelloni spaziali per riparare la Terra dai raggi del sole, le navi sparanubi che piacciono a Bill Gates, la calce o il ferro in mare per indurlo ad assorbire più anidride carbonica, il principale gas dell’effetto serra.
Ci sta di tutto anche come potenziali effetti secondari e non calcolati, ovviamente. Soprattutto, ci sta dentro un concetto che a mio avviso tende a sconfinare nel delirio di onnipotenza: l’uomo può continuare a gravare il pianeta con gli effetti nefasti delle sue azioni – l’effetto serra – perchè è contemporaneamente in grado di riparare alle sue stesse azioni manipolando l’ambiente.


In questo senso la geoingegneria è un inno al business as usual. Negli Usa ci sono stati tentativi di finanziarla attraverso il denaro pagato dalle aziende per controbilanciare i loro misfatti ambientali: come se la causa dei guai – il profitto, il denaro – fosse anche la soluzione.

Gli Stati Uniti non partecipano alla Convenzione sulla biodiversità. E dunque sono esclusi dall’ambigua moratoria sulla geoingegneria.

E poi, cosa prevede questa moratoria? Prevede che gli esperimenti su piccola scala possano continuare. Prevede soprattutto che il divieto di utilizzare la geoingegneria si applichi solo alle azioni che possono danneggiare la biodiversità, cioè gli animali e le piante.

Se è solo per quello, è ampiamente provato che l’effetto serra (contro il quale appunto si ricorre alla geoingegneria) danneggia moltissimo gli animali e le piante. E dunque potrebbero continuare le azioni di geoingegneria volte a produrre un beneficio ad animali e piante.

Nessuno sta davvero fermando gli apprendisti stregoni, mi pare.

Dal sito della Convezione Onu sulla biodiversità (Cop10) di Nagoya il testo della risoluzione conclusiva. Il brano dedicato alla geloingegneria si trova un po’ prima della metà del documento, nel paragrafo “Reducing biodiversity impacts of climate change mitigation and adaptation measures”

Su Mongabay messaggio ambiguo sulla geoingegneria, gli Usa sono esentati dalla moratoria

Su Ansa i principali risultati della conferenza di Nagoya sulla biodiversità


Foto Flickr

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