venerdì 5 novembre 2010

Usa, nell'era della neuroguerra

di Gabriele Battaglia

Studi biotecnologici e cognitivi per difendersi dagli attacchi e migliorare le performance dei soldati, ma anche per produrre condizionamenti e danni cerebrali. Che colpiscono non solo il nemico
 
Si chiama "711th Human Performance Wing", è un laboratorio dell'Air Force statunitense che dal 2009 ha in dotazione quarantanove milioni di dollari per finanziare ricerche scientifiche molto particolari. Sono raggruppate nel programma "Advances in Bioscience for Airmen Performance" e inaugurano un nuovo tipo di guerra: la guerra neuronale.

Sembra fantascientifico. Per chi l'ha visto, ricorderà il film "L'uomo che fissa le capre", in cui uno stralunato George Clooney fa la parte di un soldato appartenente a un'unità sperimentale dell'esercito americano in grado di ammazzare una capra con lo sguardo, leggere nel pensiero del nemico e dissolvere le nuvole nel cielo. Ma leggendo il bando del laboratorio [file .doc], datato primo ottobre 2009 e ripubblicato un mese fa, si entra nel vivo delle quattro aree di ricerca per cui sono previsti investimenti e si scopre che è tutto vero.


In estrema sintesi, le prime due aree comprendono ricerche biotecnologiche e cognitive che possano migliorare la performance psicofisica degli aviatori in azione. La terza e la quarta, si riferiscono invece a studi di "vulnerabilità" e "controproliferazione" tesi ad ampliare la capacità individuale di identificare rischi e minacce non convenzionali: si tratta cioè di ottimizzare tutte le proprie capacità sensoriali per rispondere ad eventuali attacchi compiuti da "agenti biologici" o "armi di distruzione di massa" (a volte ritornano).

Fin qui si tratterebbe solo di difesa. Ma alla voce "Performance bio-comportamentale", si legge anche che "al contrario [degli studi puramente difensivi, ndr] l'area di indirizzo chimico potrebbe includere i metodi per degradare la performance e sopraffare artificialmente le capacità cognitive del nemico".
"E' tutto vero - commenta la rivista Wired - l'Air Force vuol trovare un modo per friggere il cervello dei nemici o quanto meno renderli un po' più imbecilli".

A Washington e dintorni, la ricerca militare per controllare (o danneggiare) le menti, non è comunque una novità.
Nel 2008, uno dei maggiori think-tank scientifici legati al Pentagono, il Jason, mise in guardia [file .pdf] l'America contro l'esistenza di potenziali nemici "biologicamente modificati". Naturalmente, il panel chiese cospicui finanziamenti per i propri studi tesi a neutralizzare i mostruosi avversari, gente che avrebbe assunto droghe che accentuano "la plasticità del cervello".

Il pretesto è sempre la difesa da oscure minacce. Tuttavia, ripercorrendo i precedenti, si scopre che la "guerra neuronale" è un chiodo fisso proprio della Difesa Usa.
Non più in là del 2009, alcuni reduci del Vietnam portarono in tribunale la Cia e il Pentagono per il famigerato progetto MK-Ultra, una serie di studi degli anni Cinquanta e Sessanta su cavie umane per condizionare i comportamenti attraverso ipnosi, sieri della verità, medicinali e Lsd. Le cavie, inutile dirlo, erano proprio loro.
Nella più recente era informatica, si cerca invece di migliorare le performance dei soldati attraverso "ultrasuoni transcraniali" che arrivano al cervello tramite un terminale wireless inserito nell'elmetto. E' questo per esempio lo scopo di un progetto finanziato dalla Defense Advanced Research Projects Agency (Darpa). Ma anche secondo William Tyler - un neuroscienziato della Arizona State University che partecipa al progetto - i danni cerebrali per i soldati sono praticamente garantiti: "Sono quelli metabolici, i radicali liberi e le tumefazioni che si producono nelle ore successive [alla stimolazione]."

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