domenica 8 maggio 2011

2+2=5. La fabbrica orwelliana degli Osama

tratto da: Megachip

"Due più due? A volte fa cinque. A volte fa tre. A volte fa cinque e tre contemporaneamente" (George Orwell, 1984).

di Pino Cabras - Megachip.

I nuovi “video di Bin Laden” rilasciati dal Pentagono sono una favola. Nelle favole di un tempo a un certo punto irrompeva il bambino che con il suo candore scopriva il male e il bene, il giusto e l’ingiusto, il vero e il falso. Era quel bambino a urlare che «il re è nudo», con una verità semplice e affilata, che risuonava davanti a un pubblico, spezzava l’incantesimo dei tanti che lodavano i vestiti inesistenti del sovrano. Il dramma dell’era di Photoshop è che l’urlo si perde nel rumore di fondo delle TV e dei giornalisti alla Giovanna Botteri del Tg3, incapaci di un’ombra di dubbio, meri amplificatori degli uffici stampa del potere. Eppure il punto di rottura della menzogna non può essere rinviato, almeno finché siamo tenuti a credere il verosimile. Ora, non è verosimile che quello lì sia Osama Bin Laden.
Posso dirlo in base a diversi criteri e strumenti di valutazione, che hanno ciascuno una diversa gittata e un diverso grado di oggettività. Ma non voglio rinunciare a nessuno di questi mezzi, anche quelli personali, quelli che in altri tempi il giornalismo usava ancora.
Parto dal criterio apparentemente più debole perché più soggettivo: la valutazione della mia impressione ricavata da un volto.
Lo uso, perché in realtà non è affatto un criterio così debole. Io, come alcuni miliardi di miei simili dotati di occhi e schermi da guardare, ora sono un testimone.
Se un tribunale mi chiamasse a deporre sotto giuramento per riconoscere nel volto che mi hanno proposto nel 2011 la persona che vedevo nei filmati girati nel 2001, ebbene direi con nettezza, sincerità e senza dubbi di sorta che a mio avviso non si tratta della stessa persona. Così come miliardi di esseri umani, percepisco ogni giorno centinaia di facce diverse e ricorro senza fatica a meccanismi cognitivi innati che me le fanno distinguere, perché per il mio cervello, un cervello umano, la ricerca delle espressioni facciali e dei tratti somatici è la tendenza più naturale che ci sia.

faccia_04Il nostro cervello tende perfino a individuare facce ed espressività in tanti oggetti della nostra quotidianità. Solo un meccanismo costantemente vigile come questo potrebbe vedere la somiglianza tra un volto umano e l’icona dello “smile” (la faccina rotonda, gialla e sorridente un tempo nelle T-shirt e oggi nelle chat). Sono appena due puntini e una linea curva, ma non posso non codificarli come un sorriso. Perché ovunque cerco facce, le trovo, le catalogo, le riconosco, le disconosco, è qualcosa su cui ognuno di noi ha una competenza congenita e ben impratichita, che fornisce continue prove lampanti.
E se una faccia vera la guardo bene e la confronto, difficilmente mi sbaglio. Naturalmente posso sbagliarmi lo stesso, certo. Ma sbaglierei di più a tacere la mia impressione autentica solo perché il potere e i media saturano il discorso pubblico con un’interpretazione che non corrisponde a quanto vedo: quel che vedo è che il tizio non è lo stesso barbuto delle altre immagini.
Non credo che siamo in pochi ad avere questa impressione sensibile.
Sono invece convinto che questa impressione sia di massa, ma che per molti sia un problema, perché entra in conflitto con altre esperienze cognitive.

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Magari per Giovanna Botteri il tizio col turbante e la barbona è davvero una goccia d’acqua con l’Osama del 2000. Ma se per caso avesse la mia stessa impressione e intimamente la assecondasse, pubblicamente sarebbe a un bivio: tacere e godersi il quieto vivere, oppure mettere il suo sguardo contro una verità corrente, sapendo che quel dubbio trascinerebbe a valanga tanti altri dubbi sul sistema che alimenta le notizie da dare. Dovrebbe cioè ammettere che il Pentagono continua a mentire e dovrebbe spiegare al pubblico perché lo fa, sconfessando così i silenzi giornalistici “maturati” in anni di carriera copia-incolla. Io non ho problemi a non credere al Pentagono, perché so quanto sa mentire, l’ho appreso da una straordinaria inchiesta del «New York Times» del 2008, che i corrispondenti dagli USA hanno dimenticato subito.

bin-laden-2000Tralascio comunque questo criterio per leggermi invece una semplice notizia, pubblicata lo scorso anno dal «Washington Post»: funzionari della CIA hanno reclutato “personale dalla carnagione scura” per creare false registrazioni di Bin Laden. Se i zucconi e Zucconi non lo avessero capito, glielo rispiego: il fatto che lo spionaggio USA abbia creato false registrazioni di Bin Laden è un fatto conclamato, non una teoria del complotto. Quanti di questi video sono stati girati? A chi è stata affidata la realizzazione? Chi ne curava l’audio? Lo chiedo, perché i video rilasciati ora non hanno l’audio. Come mai? Possibile che tutto quel che abbiamo ora di Bin Laden è un morto senza più un corpo e dei video senza suoni, quando anche un telefonino da 50 euro è in grado di fare registrazioni decenti?
Per Osama Bin Laden, mai una registrazione in grado di resistere davvero a controlli incrociati, in 10 anni. Sempre audio che sono stati dimostrati come falsi, e video-bufale confezionate ogni volta dalla stessa agenzia di disinformazione, il SITE di Rita Katz, alla quale i media mainstream si abbeverano acriticamente.  Non tutti, naturalmente. Perché forse questa volta è davvero troppo, e anche nel mainstream le idiozie hollywoodiane ammannite dall’Amministrazione Obama, ormai troppo insolenti nei confronti dell’abbiccì del giornalismo, puzzano tantissimo e cominciano a essere fatte a pezzi.
Il presunto Bin Laden che guarda didascalicamente se stesso in video – teatro sul teatro – è insieme una messinscena ridicola e un preoccupante segnale del grado di manipolazione a cui vogliono giungere gli apparati dell’Impero. 

http://www.megachip.info/finestre/zero-11-settembre/6128-225-la-fabbrica-orwelliana-degli-osama.html

2 commenti:

  1. Tutti SEMBRANO d'accordo e questa è la sola cosa importante! I mass media hanno espresso la loro sentenza inconfutabile e dobbiamo credere al loro vangelo.

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  2. @ Roscio: la gente vede il mondo attraverso il racconto dei media, la capacità di interpretare la realtà è ottenebrata dagli inganni del potere.

    Ma non "dobbiamo credere al loro vangelo" per forza no?
    Basterebbe decidere di buttare tv e telecomando ed iniziare a ragionare con la propria testa...guadagnando così lucidità mentale e giusto senso critico.

    Un abbraccio ;-)
    Namastè

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