domenica 25 dicembre 2011

NATALE PAGANO

____________________________________________________________________________________
di Alessio Mannino
Il Natale non fa tutti più buoni: fa tutti più vuoti. Il cristiano che fa shopping di regali e strenne natalizie rappresenta un caso di sdoppiamento della personalità: in tutta buona fede crede che Gesù nacque figlio di Dio a Betlemme, segnando in una stalla lo spartiacque decisivo della storia umana; contemporaneamente, è perfettamente cosciente che tale evento non condiziona la sua vita reale, in quanto l’epoca moderna, disincantata e secolarizzata, è scristianizzata. Siccome l’economia tende a inglobare ogni forma di espressione umana, quegli appuntamenti che nonostante tutto mantengono in vita una sia pur debole fiammella di fede ultraterrena si trasformano in orge di bancomat e scontrini. Babbo Natale e l’albero dei doni, americanizzazioni di antichi miti pagani europei, vincono sul Bambinello e sulla Vergine, perché più adatti a innescare la corsa agli acquisti commerciali.
Questo lo sa benissimo anche il devoto che va alla messa notturna del 25 dicembre, e lo accetta di buon grado. Per quieto vivere, perché così fanno gli altri, per abitudine. Ma soprattutto perché, dopo due secoli di sistematica estirpazione del sacro dall’esistenza quotidiana, non riesce a percepire il divino. E lo sostituisce malamente con una fedeltà a riti di massa che non sono morti solo perché una parvenza di tradizione spirituale serve ad appagare il bisogno innato di trascendenza e di comunità. E’ la sensazione di una notte, sia chiaro. Per il resto c’è la carta di credito.
Eppure quel bisogno preme, non si dà pace, è insoddisfatto. Non è umanamente sostenibile una religiosità circoscritta a qualche giornata di contrizione ipocrita, o, bene che vada, alla particola domenicale. E’ nelle difficoltà di ogni giorno che al comune ateo travestito da credente manca la forza rassicurante e rigenerante del divino, del numinoso. L’aura sacra che un tempo avvolgeva ogni momento del nostro passaggio sulla terra si è eclissata, scacciata con ignominia dalla spasmodica ricerca di ritrovare in tutto una causa dimostrabile.
La morte di Dio ci ha lasciati soli con una tecnica scientifica che ha razionalizzato la natura mortificandola, e con una logica economica che va per conto suo, incontrollata e disanimata, rubandoci la libertà di cambiare il corso della storia. Siamo soli col denaro, vero nostro Signore. Dice bene Sergio Sermonti, scienziato anti-scientista – un apparente ossimoro che gli è costato l’ostracismo pubblico: «Come insegnava Goethe, non dovremmo chiederci il perché ma il come delle cose. Nel chiedere il perché c’è un tacito presupposto che dietro ogni cosa ci sia un’intenzione, un proposito (appunto, un “perché”) e quindi che ogni cosa sia scomposta o scomponibile in fini e strumenti, o mezzi di produzione, come un’azienda umana. Sotto tutto questo c’è una sottile mentalità ottimistica, economicistica, produttivistica. No. Il mondo opera su un’altra dimensione, galleggia nell’eterno, è sospeso nell’infinito, ed è per l’appunto questo spostarci nelle sue dimensioni incantate il più raffinato e prezioso risultato della conoscenza, e non, al contrario, quello di rovesciare il mondo ai nostri piedi» (“L’anima scientifica”, La Finestra, Trento, 2003).
Per recuperare il senso del divino, il cristianesimo ormai serve a poco. E’ troppo compromesso con la modernizzazione, essendosene spesso lasciato usare come puntello e bandiera. Le Chiese sopravvivono nell’acquiescenza allo stile di vita radicalmente anticristiano dell’uomo consumato dai consumi. In particolare i Papi, incluso l’ultimo, il tradizionalista Ratzinger, si sono arresi a Mammona, e non c’è un prete a pagarlo oro che si scagli contro i moderni mercanti nel tempio: preferiscono i facili anatemi sulle unioni omosessuali e le comode prediche sulla fame in Africa. Il cristiano ha dimenticato il pauperismo di San Francesco d’Assisi, ha rinnegato l’umanesimo dei pontefici rinascimentali, ha sepolto l’antimodernismo del Sillabo, con Lutero e Calvino è stato all’origine stessa dell’etica capitalistica. Si è adattato al materialismo con il Concilio Vaticano II e allo showbusiness con Giovanni Paolo II: rinunciando alla lotta contro il mondo, non costituisce nessuna minaccia per il MacWorld. Anzi gli fa da angolo cottura spirituale.
Da chi o da cosa, allora, può venire un aiuto per liberare la divinità prigioniera che scalpita dentro di noi? L’ostacolo viene dal fatto che il cosiddetto progresso, scomponendo razionalmente la natura e violentandola nell’insaziabile tentativo di piegarla, l’ha resa muta e l’ha eliminata dalla nostra esperienza quotidiana. Da un lato non ci fa più alcuna paura, la paura ancestrale che è il moto d’animo originario di qualsiasi cultura. Dall’altro l’elemento naturale, incontaminato o non del tutto antropomorfizzato (com’erano ancora le vaste campagne nell’Ottocento e nel primo Novecento) si è via via ristretto e diradato. E’ letteralmente scomparso dalla nostra vista.
Oggi la stragrande maggioranza della popolazione mondiale vive concentrata come formiche in centri urbani sovraffollati, dove il verde è rinchiuso in minuscole riserve talmente artificiose che la regola è di non calpestare le aiuole. I bambini non fanno più conoscenza con la terra perché non ne hanno più sotto casa, non s’incuriosiscono scoprendo insetti e animali perché abitano circondati dal cemento e non si sporcano nemmeno più, perché passano il tempo ipnotizzati davanti a computer, televisione e videogiochi. Nei weekend o in vacanza le famigliole si recano diligentemente al mare o in montagna, ma a parte qualche bagno o escursione, inquadrati in ferie organizzate a puntino con tutti i comfort, il contatto con le forze naturali è minimo, povero, addomesticato. Sempre insufficiente a resuscitare una risonanza interiore fra l’io individuale e il cosmo, fra il sentimento della propria limitatezza personale e il sentimento di appartenere al tutto, all’organismo della vita. E’ in questa corrispondenza che si può provare la percezione che in un orizzonte, in un albero, in un filo d’erba, in un soffio di vento, in ogni singolo nostro respiro esista un’anima, cioè un dio. Ma se non si sperimenta in sé questa immediatezza, anche il discorso più ispirato resta lettera morta, una pia intenzione romantica.
La gioia im-mediata di sentirsi partecipe di un grande Essere ci è preclusa dal sovraccarico di costruzioni mediate, razionalistiche, cervellotiche e meccaniche con cui abbiamo imparato a guardare e toccare ciò che ci circonda. Questa è la malattia che ci portiamo addosso: l’eccesso di ragionamenti che desertifica il nostro bosco profondo. L’uomo scettico e che la sa lunga ha orrore della naturalità nuda e pura, e se non può manipolarla con la sua scienza maniacale e coi suoi aggeggi tecnologici, la respinge, dipingendola come un caos di animalità bruta e senza controllo. Ma basta uno tsunami, un terremoto o l’esplosione di furia omicida (anche questa è “natura”) per rendergli la pariglia e mostrargli che Madre Terra, vilipesa e umiliata, è sempre lì, pronta a risvegliarsi.
Scegliere consapevolmente di risvegliarla non è possibile, per ora, nemmeno nel privato del proprio foro interiore. Il salto è accessibile solo a una condizione, oggi impraticabile a livello di massa: il ritorno a un sistema di vita più semplice e scandito dai ritmi naturali. Eppure, se tu che mi leggi non cominci almeno a porti il problema, l’impossibile resterà impossibile per sempre. 

22 commenti:

  1. "il contatto con le forze naturali è minimo, povero, addomesticato. Sempre insufficiente a resuscitare una risonanza interiore fra l’io individuale e il cosmo, fra il sentimento della propria limitatezza personale e il sentimento di appartenere al tutto, all’organismo della vita.
    E’ in questa corrispondenza che si può provare la percezione che in un orizzonte, in un albero, in un filo d’erba, in un soffio di vento, in ogni singolo nostro respiro esista un’anima, cioè un dio. Ma se non si sperimenta in sé questa immediatezza, anche il discorso più ispirato resta lettera morta, una pia intenzione romantica."

    Grazie per questo testo importante Alessio...
    Grazie a Te, Rosa per averlo pubblicato oggi...
    un dono di Natale bellissimo da condividere per far comprendere che siamo innanzitutto Anima e poi corpo...
    che Madre terra , sola, può trasmetterci e ricordarci dove sta l'opportunità di vivere in Armonia con se stessi e poi, di riflesso anche con il prossimo...
    Buon Natale Rosa...
    Buon Natale Tutti..
    dandelìon

    ...

    RispondiElimina
  2. Cara Rosa, sono più che d'accordo con quanto hai riportato. Il cristianesimo non serve più, questo è soprattutto la frase che mi colpisce. Mi colpisce in quanto, pur essendo io laica, mi dispiace che sia così e che arrivi questo proprio da chi dovrebbe propagarlo, la chiesa cattolica.
    Ma nel nostro intimo, a volte,anzi spesso, abbiamo tanto bisogno di spiritualità e di "quella vita più semplice, scandita dai ritmi naturali.."
    E' in questo senso che ti faccio i miei più affettuosi auguri di un Felice Natale.
    A presto,
    Lara

    RispondiElimina
  3. Anch'io ho scritto qualcosina sul natale pagano, Nietzsche, estratti dall'Anticristo.
    Comunque Rosa, felice giornata, auguri a te ed a tutte le persone che ami, ti auguro un felice giorno, io ora vado a mangiare con la persona che amo, un abbraccio forte!!!

    RispondiElimina
  4. Dandelìon, grazie a te per la tua grande sensibilità...nel cogliere il senso di quel che pubblico.
    Non amo la definizione cristiana del peccato, ma la userò, in questo caso, per dire che il peccato è sempre lo stesso da Babele ed ancor prima.
    Il supporre d'essere padroni, signori e non parte... la carenza d'umiltà che non ci permette di vedere l'intorno.
    Abbiamo creato strutture complesse, ricettacoli di potere e di ricchezza, per definire il più elementare e fondamentale dei bisogni, che non aveva alcun bisogno, nè di Cattedrali, nè di oro, che non chiedeva sacri paramenti, dimenticando nella nostra confusione la nostra vera grandezza d'essere parte...d'essere il tempio. Esercitando la nostra follia superba verso il potere, il danaro e le cose ed ammantando ogni nostro eccesso del volere divino.
    Era persino ovvio che cadessimo nel buco nero in cui siamo caduti, dimenticando il divino per assumere inconsapevolmente la materia come divinità (il vitello d'oro), le premesse c'erano tutte.
    Se oggi Cristo tornasse, ci tratterebbe come mercanti nel tempio...non per giudicarci, ma per ricordarci chi siamo...cosa siamo.
    Buon Natale cara amica.
    Namastè

    RispondiElimina
  5. Ciao Lara, argomento delicato e difficile, a mio umilissimo parere, nulla potrà cambiare davvero se non individueremo questa esigenza dello spirito come primaria. Continuare a sottovalutarla ed addirittura a confonderla con il potere della chiesa è il senso profondo della nostra miopia, di quanto poco conosciamo la differenza fra spiritualità (bisogno dell'anima) e struttura religiosa (artefatto umano).
    Non affrontare questo nodo significa non rispondere compiutamente ad un bisogno fondamentale, lasciando a Mammona la porta aperta per fare breccia nei bisogni più riposti e segreti con i suoi inganni.
    Questa medicina ci è stata ammannita moltissime volte e non abbiamo mai imparato.
    Questo non è religioso, ma spirituale ed a questo livello non ha alcun senso la distinzione di laicità, perchè descrive un'esigenza comune a tutti e non cerca nè di indirizzarla nè di sfruttarla ma si limita a descriverla.
    Negare la spiritualità è semplicemente una follia ed è un errore che non dovremmo mai commettere parlando di cambiamento.
    Cara amica, accolgo i tuoi auguri, che con altrettanto affetto ed un abbraccio.
    Namastè

    RispondiElimina
  6. Ottimo articolo Rosa,grazie x averlo postato,l'ho copia/incollato nel mio blog.Buon Natale e buone feste a te e a tutte/i.

    RispondiElimina
  7. Questa drammatica caduta nel vuoto causata dallo sgretolamento delle false certezze che hanno mandato avanti la vita sul pianeta (religione, politica, schiavitù, fame etc.) potrebbe essere, paradossalmente, l'occasione per spingere gli individui a cercare qualche risposta all'interno di se stessi e non nel mondo esteriore sciocco e godereccio che sta celebrando in questi giorni le probabili ultime "abbuffate natalizie" del sistema capitalistico.
    Un abbraccio, carissima Rosa.

    RispondiElimina
  8. Ciao Dioniso, sì ho letto e apprezzato il tuo post.
    Grazie per gli auguri che ricambio con tutto il cuore.
    Buona vita amico mio, che ogni giorno sia felice.... ogni giorno sia natale per te e per chi ti circonda.
    Un abbraccio forte a te.
    Namastè

    RispondiElimina
  9. @Informazione Consapevole
    Hai ragione è un buon articolo, grazie a te per averlo condiviso!
    E grazie per gli auguri che ricambio di cuore, buone feste!
    Un abbraccione.
    Namastè

    RispondiElimina
  10. Caro Gianni, dovrebbe e potrebbe, ma gli esseri umani hanno perso sè stessi sull'altare del consumismo e nell'adorazione del vitello d'oro.
    Pochi sono coloro che si fanno domande e che cercano in sè stessi le risposte.
    Non perchè il farlo sia difficile e nemmeno perchè sia appannaggio di pochi, ma solo per confusione, pigrizia, perchè ci siamo lasciati convincere di dovere avere paura persino della nostra stessa ombra.
    I più, pur coscienti interiormente, dell'assurdità e dell' ipocrisia, preferiscono aderire al sistema che ha trasformato qualsiasi rito ed occasione in un momento di celebrazione del dio danaro della sua manifestazione consumistica.
    Un abbraccio grande a te Gianni!
    Namastè

    RispondiElimina
  11. Un Natale pagano anhe per chi crede: consumismo, edonismo di facciata, egoismo, ... dilaganti ...

    RispondiElimina
  12. @Adriano
    Credere dovrebbe essere qualche cosa di diverso e di più che non una generica appartenenza ad un gruppo...
    Un abbraccio.
    Namastè

    RispondiElimina
  13. Il credo è una cosa talmente personale, interna, intima... che quella che oggi viene chiamata fede è una cosa lontana anni luce da questa stessa.
    Namastè

    RispondiElimina
  14. Prima ciao e buone feste.
    Poi, secondo me, anche la chiesa è perfettamente cosciente che lei vive l'epoca di ogni oggi, sopratutto di questo oggi. Tanto da volere, lei stessa, con i suoi gesti taciti, descristianizzarsi a favore dell'oggi economico/finanziario.

    RispondiElimina
  15. Assolutamente vero Maraptica...noi siamo il tempio e dentro di noi si svolge l'unico insegnamento possibile..ogni orpello esterno è pretesto, metodo di controllo. Parlarne può esserne testimonianza, ma mai influenzamento o dichiarazione di unicità.
    Un abbraccio cara :)
    Namastè

    RispondiElimina
  16. Ciao Cosimo, benvenuto e buone feste anche a te ;)
    Dietro ogni scelta del potere esiste sempre una tacita volontà, a meno di non voler credere e fidare nelle coincidenze.
    Sono convinta che molti nel corpo stesso della chiesa, se non tutti, ragionino molto di più con i resoconti bancari che con il vangelo (quel poco che ne è rimasto, dopo i loro trattamenti).
    Grazie della visita e del commento, un abbraccio.
    Namastè

    RispondiElimina
  17. Rosa for president.
    Namastè

    RispondiElimina
  18. ahahaha...Anonimo, addirittura?
    Temo di non averne l'aspirazione e l'ambizione però!
    Buona vita.
    Namastè

    RispondiElimina
  19. Questo Natale ci siamo contenuti. Ma le feste non sono finite!

    Bacio e buon martedì!

    RispondiElimina
  20. ahahah ciao Kylie...avanti e buon divertimento allora! ;)))
    Bacio grande e felice giorno anche a te!
    Namastè

    RispondiElimina
  21. E' difficile aggiungere qualcosa ad un articolo che è già perfetto di per se.
    Condivido ogni parola. Condivido la delusione dell'autore per quello che siamo diventati, così come la speranza di ritrovare una vera spiritualità attraverso il contatto con le forze naturali, che per me, a prescindere dalla religione, è esmpre stato un modo per sentirmi in contatto con il divino.
    Un abbraccio...buon 2012 Rosa.

    RispondiElimina
  22. @Giada
    La natura è manifestazione e noi siamo parte, apparentemente semplice, eppure così complicato.
    Pachamama è principio femminile, materno... dispensatrice di nutrimento per lo spirito. Uno fra i tanti principi dimenticati o sopiti, quando non addirittura tacitati con la violenza.
    Il non ammettere i mille sentieri e le mille fonti, il pensare che un'unica strada possa portarci alla meta è l'inizio della negazione. Il passo successivo è la monetizzazione dell'esclusiva e e la degenerazione del significato.
    Abbraccio ricambiato...che sia per te un ottimo 2012!
    Namastè

    RispondiElimina

La moderazione dei commenti è stata attivata. Tutti i commenti devono essere approvati dall'autore del blog.
Non verranno presi in considerazione gli interventi non attinenti agli argomenti trattati nel post o di auto-promozione.

Grazie.