fonte: Articolo21 
di Bruna Iacopino 
  “ Chi governa ha deciso che adesso gli zingari ( testuale) devono andare  tutti via e gli italiani sono d'accordo... e se domani qualcuno si  sveglia e dice che bisogna ammazzarci tutti, voi che fate?” Parla con  voce bassa e pacata, M. ( la chiameremo così), mentre lentamente, in  quell'angolo nascosto di Roma, si fa buio e sale l'umidità dal terreno.  Zingari dice, e non rom, perchè così vengono apostrofati durante uno  sgombero, così continua a chiamarli la gente. 
M. avrà sui quarant'anni, ma ne dimostra molti di più, siede composta sul bordo di un materasso, trovato chissà dove, mentre i suoi due nipotini piccolissimi dormono beatamente coperti solo da un tetto spiovente ricavato con due pannelli di legno leggero e un involucro di plastica in caso di pioggia. Intorno erba alta, rovi, topi e spazzatura.
Prima dello sgombero, avvenuto intorno alla metà di aprile, lei insieme alla sua famiglia, i figli, la nuora, giovanissima e i nipoti di un anno e mezzo e sei mesi, stavano tutti nel campo abusivo di via del Flauto, ora, come tanti altri, centinaia, vive per strada o dove capita, nel primo posto utile, dove è possibile montare una tenda improvvisata e trovare così riparo per la notte. “ Ci trattano come se fossimo animali, ci fanno stare come animali... ma io so bene che qualsiasi persona ha bisogno di lavarsi tutti i giorni, ha bisogno di dormire in un letto con lenzuola pulite, di avere un tetto sopra la testa, di mangiare bene e non come facciamo noi adesso, roba presa dai cassonetti. La vera bestia è chi ci costringe a vivere così”.
M. avrà sui quarant'anni, ma ne dimostra molti di più, siede composta sul bordo di un materasso, trovato chissà dove, mentre i suoi due nipotini piccolissimi dormono beatamente coperti solo da un tetto spiovente ricavato con due pannelli di legno leggero e un involucro di plastica in caso di pioggia. Intorno erba alta, rovi, topi e spazzatura.
Prima dello sgombero, avvenuto intorno alla metà di aprile, lei insieme alla sua famiglia, i figli, la nuora, giovanissima e i nipoti di un anno e mezzo e sei mesi, stavano tutti nel campo abusivo di via del Flauto, ora, come tanti altri, centinaia, vive per strada o dove capita, nel primo posto utile, dove è possibile montare una tenda improvvisata e trovare così riparo per la notte. “ Ci trattano come se fossimo animali, ci fanno stare come animali... ma io so bene che qualsiasi persona ha bisogno di lavarsi tutti i giorni, ha bisogno di dormire in un letto con lenzuola pulite, di avere un tetto sopra la testa, di mangiare bene e non come facciamo noi adesso, roba presa dai cassonetti. La vera bestia è chi ci costringe a vivere così”.
Parla un italiano stentato, ma i concetti, nella sua testa e per noi che stiamo lì ad ascoltarla, sono fin troppo chiari. 
Racconta  di una burocrazia lenta e ingarbugliata, di tribunali e servizi  sociali, del terrore più grande: che le venissero sottratti i figli per  la mancanza dei documenti... “ Esistono dei diritti internazionali che  valgono per tutti, anche per noi che siamo Rom, e allora perchè tutto  questo, perchè cacciarci come bestie? Che cosa abbiamo fatto di male?  Io... io ho la fedina penale pulita non ho mai fatto nulla di male, però  quando vengono a prenderti e ti portano via per identificarti ti  mettono insieme ai criminali (gente che ha rubato, ucciso) come se anche  tu fossi un criminale...” 
E' come se riflettesse a voce alta, un  flusso continuo e ininterrotto di pensieri da scacciare, da buttar  fuori, il volto stanco di chi è stato in giro tutto il giorno, a  rovistare nell'immondizia. La sola alternativa che ha adesso è prendere  con se la sua famiglia e tornarsene in Romania da dove è venuta, però  prima c'è da risolvere il problema dei documenti della nuora, sepolti  durante le operazioni di sgombero, sotto i resti delle baracche insieme a  tutto quello che avevano.
Le ruspe, accompagnate dai servizi  sociali e le forze dell'ordine in genere arrivano la mattina piuttosto  presto, senza un preavviso, danno giusto il tempo di uscire di casa e  buttano giù: i documenti li perdono in molti. La stessa sorte è toccata  anche ad A., che invece stava nel campo di via Severini, sgomberato  nello stesso periodo, anche il suo documento è rimasto sepolto sotto i  resti della baracca, da un paio di anni la sua casa, e insieme ai  documenti sono rimasti i vestiti della sua bambina di 5 anni. “Non mi  hanno dato il tempo di prenderli e la bambina dal 18 aprile non può più  andare all'asilo, come faccio a portarla così...” Dove stanno  “accampati” adesso non c'è un posto dove potersi lavare, per attingere  acqua c'è una fontana pubblica, che usano per bere e cucinare qualcosa.
A.  mi racconta che qualche giorno fa l'hanno fermata e portata in questura  per l'identificazione, ora ha con se anche un foglio di via.
Anche a  via Severini era stata proposta l'accoglienza a Castel Nuovo di Porto,  ma solo per donne e bambini, gli uomini si sarebbero dovuti arrangiare,  la maggior parte di loro ha rifiutato e si sono sparpagliati per la  città. “ Io ho cercato di spiegarglielo, anche alla polizia, che è  inutile che ci sgombrano in continuazione, tanto noi ritorniamo.”  Sorride A., è poco più di una bambina. Anche qui, dove stanno adesso, le  forze dell'ordine sono già arrivate per mandarli via: “Hanno buttato  giù tutto e poi hanno anche dato fuoco” mi dicono, facendomi vedere i  resti bruciacchiati di legno e cartone.
E loro lì ci sono tornati, alternative non ne hanno. Tornare in Romania? 
“  E per fare cosa, senza soldi?” Mi risponde. Suo marito lavora a  giornata dove capita, in genere va al mercato a scaricare la merce che  arriva la mattina molto presto, così riescono a tirare avanti. “ Dalla  Romania siamo venuti via perché non c'era più lavoro per noi, prima  lavoravamo in campagna, con la terra, allevavamo gli animali, adesso non  c'è più niente e tutto costa il doppio che in Italia...”
Il buio  scende sempre più fitto nel fossato in cui ci troviamo, rischiarato  appena da un piccolo fuoco che dovrà servire a cuocere la cena. E domani  sveglia presto, appuntamento alle 8.30 per andare in via Assisi a  richiedere il biglietto per la Romania: “rimpatrio assistito”, lo  chiamano. 
Ad accompagnarli però non ci sarà qualcuno dei servizi  sociali, ma I. una “signora di cuore” come dicono loro, che li conosce e  li segue con profonda umanità dall'inizio di tutta questa assurda  vicenda, è grazie a lei se sto lì. I. si dibatte tra lo stupore e  l'indignazione, animatamente mi racconta della “disavventura” capitata  ad una delle famiglie sgomberate: “ ...la mattina dello sgombero a via  Severini hanno anche sequestrato un furgone senza neanche accertarsi chi  fossero i proprietari e se i documenti stavano posto e senza rilasciare  un verbale... ma i documenti erano in regola! E invece no, hanno  costretto persone oneste a pagare un avvocato andando a raccogliere  ferraglia per la strada solo per farsi restituire il furgone e poter  ripartire per la Romania. Mi hanno mandato un messaggio, sono arrivati  stamattina...” mi dice, tirando quasi un sospiro di sollievo. Almeno  loro sono lontani da qui.
Li salutiamo che ormai è buio. “Vengo domattina a portare un po' di latte caldo, va bene?” Strilla I. allontanandosi.
“Speriamo che stanotte non viene la polizia a sgombrarci...” si sente rispondere dall'altra parte.
I fatti
Dopo  lo stop decretato per la Pasqua, in concomitanza con l'occupazione  della Basilica di San Paolo, gli sgomberi nella capitale sono ripresi di  gran lena, facendone registrare ben 4 nella sola mattinata del 9  maggio, nella zona della Magliana. Le modalità sempre le stesse per  tutti, con un aggravante, come denunciano le associazioni e come  documentato anche dai mezzi di informazione, lo “sgombero selettivo”: le  famiglie con bambini scolarizzati possono continuare a rimanere nel  campo fino alla fine dell'anno scolastico, tutti gli altri anche se con  bambini, ma non scolarizzati, debbono andar via; l'offerta di  accoglienza è sempre vincolata allo smembramento famigliare. Succede  allora che i campi si moltiplichino in maniera esponenziale, al momento  sarebbero 279, denuncia l'associazione 21 luglio, triplicati,  dall'annuncio del Piano nomadi. Una follia propagandistica tutta giocata  sulla pelle di uomini, donne e bambini rom. 
“ E questa sarebbe  sicurezza? Costringere la gente a vivere in maniera disumana? E  spingendoli a fare cose che non vorrebbero e dovrebbero fare?” La  domanda rimbalza di bocca in bocca ma rimane sospesa in un limbo. Noi la  risposta la conosciamo già.

La Terra è di tutti, punto.
RispondiEliminaE' una vergogna, mi vergogno.
Ciao, buona serata
Paolo è così e mi vergono anche io!
RispondiEliminaOgni volta che leggo e posto questi articoli, non riesco trattenere le lacrime :-(
Ti abbraccio
Namastè
E dagli allo zingaro!!! ma in che secolo siamo?
RispondiEliminaE' tutto cosi tristemente vero! Siamo cosi stupidamente irrazionali, sappiamo solo farci del male, come "sgomberare" uomini, donne, bambini ed anziani, chissà che cosa nè sarà di loro mentre noi fortunati siamo sotto un tetto, seduti a tavola, davanti al nostro pane quotidiano e toccherebbe anche a loro!
RispondiEliminaLunga vita e prosperità...a tutti gli umani che fremono dinanzi a tutta questa barbarie!
Mah Sara... stupidità e razzismo senza limiti! Non so in che secolo siamo, ma molto vicini al medioevo temo :-/
RispondiEliminaTi abbraccio
Namastè
Sì hai ragione Legolas, davvero triste...siamo fermi agli anni delle persecuzioni, l'anima nera del razzismo si aggira sull'Europa intera e questa volta, colpisce i Rom, come se non li avessimo "respinti" abbastanza.
RispondiEliminaProvo vergogna e dolore per tanta inutile crudeltà....siamo figli dello stesso Padre!
Un abbraccio :-)
Namastè