martedì 18 maggio 2010

Enel e rinnovabili: il connubio non funziona


Secondo Greenpeace e la Fondazione Responsabilità Etica, che anche quest’anno hanno presenziato all’assemblea annuale degli azionisti di Enel, gli investimenti 2009 dell’azienda nel settore delle rinnovabili sono stati marginali, così come quelli programmati per il decennio.

Dal 2007 Greenpeace collabora con la Fondazione Responsabilità Etica nel presentare analisi critiche all'assemblea annuale degli azionisti Enel. Lo ha fatto anche quest’anno, nel quale si ri-scorpora Enel Green Power, ma invece di focalizzare la propria attenzione esclusivamente sull’impegno dell’azienda nel ritorno al nucleare in Italia, ha volto lo sguardo anche sull'impegno del gruppo nell'aiutare il Paese a raggiungere gli obiettivi europei del 2020 che, alla prova dei fatti, sembra essere molto modesto. Greenpeace ha elaborato un documento che alleghiamo e che contiene specifiche critiche alle politiche industriali dell'azienda.

Greenpeace critica l’ambigua policy di Corporate Social Responsability di Enel che, mentre sul proprio sito web dichiara che lo sviluppo delle fonti rinnovabili è “indispensabile per il rafforzamento del sistema produttivo”, nei fatti, e in particolare nel 2009, registra investimenti in nuovi impianti a energie rinnovabili piuttosto marginali.
Enel mostra infatti una variazione totale netta della capacità produttiva nel 2009 pari a 12 GW, dovuta a nuova capacità installata e a nuove acquisizioni. L’incremento della capacità riguarda per 3,7 GW l’idroelettrico (per la quasi totalità dovuti all’acquisizione degli impianti di Endesa in America Latina), per 2,1 GW impianti a carbone, per 1,9 GW impianti a ciclo combinato e per 3,6 GW olio e gas, oltre a una variazione netta di 720 MW di capacità installata in nucleare, dovuto all’acquisizione di impianti spagnoli.

Sono sostanzialmente invariati gli investimenti in energie rinnovabili diversi dall’idroelettrico: le ‘altre rinnovabili’ raggiungono infatti solo il 3,4% rispetto al totale della capacità installata; in Italia sono invece pari al 2,8%. Di questa, gran parte è relativa al geotermico (671 MW) e quindi, escludendo quest’ultimo, il risultato è ancora più basso. In sintesi, meno dell’1% sul totale della capacità installata 2009 di Enel in Italia è in nuove rinnovabili.

Dal piano strategico 2010-2014 dell’Enel si desume che il contributo dell’azienda, di cui il Governo italiano resta il maggior azionista, ai fini dell’obiettivo nazionale vincolante del 2020 sarà in effetti molto scarso. Dai documenti pubblici disponibili, l’associazione ambientalista desume che Enel potrà coprire meno del 10% della nuova potenza rinnovabile da installare nel Paese per soddisfare gli obiettivi europei.

Un target modestissimo se si pensa che l’azienda elettrica attualmente produce circa il 50% dell’energia rinnovabile, anche se questa quota è per gran parte eredità del XX° secolo.

Fonte: Qualenergia


tratto da : www.aamterranuova.it

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