giovedì 25 novembre 2010

Vintage e nocivi. I jeans che ammalano

fonte: Terra
Dina Galano

CAMPAGNE. Durante il Forum internazionale Abiti puliti 2010, oltre 50 Ong lanceranno l’iniziativa per l’abolizione della tecnica della sabbiatura, che invecchia il denim a danno della salute di chi lo deve trattare.

Studi medici specialistici lo affermano da tempo: esiste un nesso diretto tra l’utilizzo della sabbiatura come tecnica per il trattamento del denim e l’insorgenza di patologie, anche mortali, sui lavoratori. Chi in fabbrica entra in contatto con la gran quantità di silice minerale contenuta nel processo abrasivo che dona ai jeans quell’effetto vintage tanto richiesto dalla moda rischia di ammalarsi gravemente. A chiedere la definitiva messa al bando della sabbiatura sono le tante associazioni aderenti alla Campagna Abiti Puliti che da ieri sono riuniti nel primo Forum internazionale a Gonen, in Turchia.

Proprio questo Paese, infatti, che nel 2009 ha vietato per legge l’utilizzo della sabbiatura manuale, ha contato 46 lavoratori morti negli ultimi anni in seguito all’esposizione alla concentrazione del minerale. Oltre 5.000 persone, poi, risulterebbero a rischio, nella maggior parte dei casi giovani migranti, spesso donne e bambini.
In particolare, il processo di schiaritura del denim avviene attraverso l’applicazione di sabbia sparata ad alta pressione tramite dei compressori ed è svolto manualmente dal lavoratore. «Può accadere di contrarre la malattia anche in soli sei mesi», ha spiegato dal meeting Deborah Lucchetti, presidente di Fair, la cooperativa italiana che coordina la Clean clothes campaign nel nostro Paese. Annunciando per sabato il lancio di una nuova iniziativa per l’abolizione, Lucchetti ha riferito che «la silicosi (la malattia che ne deriva, ndr) colpisce molti più lavoratori di quanto è stato finora accertato. Questo dipende dai tanti laboratori informali in cui si articola la catena di fornitura mondiale di jeans che non consente controlli e finisce per trasformare gli operai in fantasmi».

Oltre la Turchia, sono Egitto, Bangladesh, Messico, Cina e India i principali produttori del denim alla moda dove si registra un alta intensità di casi di silicosi. Il dipartimento di malattie toraciche dello Yedikule Teaching Hospital di Istanbul ha recentemente analizzato tutti i casi trattati nel suo istituto dal 2001 al 2009. Su un campione di 32 pazienti con alle spalle 12.957 ore di esposizione al silicio è risultato che il 64 per cento ha sviluppato una fibrosi polmonare progressiva. Entro i primi 6 mesi, quasi un malato su 5 finiva in ospedale per insufficienza respiratoria. Altrettanti morivano di fibrosi polmonare. Il 28,1 veniva risarcito, ma soltanto due malati sono riusciti a ottenere l’indennizzo prima di morire. A cinque anni dalla diagnosi il tasso di sopravvivenza era del 69 per cento.

Riuniti al Forum, sindacati, attivisti, organizzazioni non governative e difensori dei diritti umani provenienti da oltre 50 Paesi del mondo stanno formulando un appello alle imprese dell’abbigliamento e ai governi nazionali «per vietare l’uso di tale tecnica sui loro territori e arrestare le importazioni. «Con alcune imprese», dicono dal Forum, «il colloquio è già cominciato e alcune hanno manifestato attenzione ad approfondire il problema».

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