domenica 28 agosto 2011

E se a riscrivere la Finanziaria fosse la valle di Susa?



tratto da: LIBRE

Ho appena letto il messaggio di Claudio Giorno a proposito della battaglia che in India sta mobilitando decine di migliaia di persone contro la corruzione diffusa in tutte le pubbliche istituzioni e nei partiti politici di quel paese. Anche io tendo ad osservare attentamente gli eventi internazionali degli ultimi mesi e a considerarli come sintomi di un malcontento ormai mondiale contro questo modello economico (finanz-capitalista e ultramonopolista) globalizzato che sta distruggendo le basi stesse della convivenza civile, della democrazia e addirittura del capitalismo e che i partiti politici (tutti, per lo meno in Italia) si sono rivelati incapaci di governare e regolamentare.
Non solo le proteste dei giovani in Grecia, degli studenti in Gran Bretagna, degli indignati in Spagna, dei senza casa in Israele, ma persino i tumulti scoppiati a Londra pochi giorni fa e che hanno visto migliaia di ragazzi, senza alcuna prospettiva e accecati dall’allettamento delle merci, saccheggiare i supermercati, non sono altro che lampanti esempi della rabbia di quanti (un tempo si sarebbe detto “dei proletari e dei sottoproletari”, oggi si preferisce dire dei poveri e di quelli che sanno benissimo che stanno per diventarlo) si vedono derubati da governi sempre più arroganti quanto inetti non solo dei propri, pochissimi quattrini ma anche dei propri diritti all’istruzione, all’assistenza sanitaria, all’equità fiscale.


Manifestazione contro il Tgv in val SusaEbbene, la legge finanziaria, attualmente in discussione al parlamento italiano, procede speditamente nell’aggravamento dell’ingiustizia fiscale (addirittura propone un ulteriore scudo fiscale per i capitali esportati illegalmente, come se non bastasse il fallimento del precedente), nell’accanimento contro gli stipendi e i Tft dei lavoratori dipendenti e nella cancellazione del sistema dei diritti sul lavoro (possibilità di licenziare senza alcuna “giusta causa”). Tutto questo cosa c’entra con la lotta contro il dannato Tav? C’entra eccome. Infatti i cittadini che da tanta parte d’Italia sono convenuti a migliaia per partecipare alle marce, hanno speso le proprie vacanze (persino viaggi di nozze) per collaborare ai presidi e alle manifestazioni culturali sono ben consapevoli che la lotta del movimento No Tav è un baluardo di democrazia contro la strisciante dittatura del potere economico che sta fagocitando le risorse umane, ambientali, culturali ed economiche dei paesi, nel disperato tentativo di perpetuarsi (letteralmente, come Crono divorava i suoi figli).
Propongo quindi che si aderisca all’iniziativa lanciata da Giorgio Airaudo per un’occupazione permanente dell’agorà, perché la nostra battaglia deve essere combattuta su più fronti. Non basta più assediare l’area della Maddalena di Chiomonte per denunciare puntualmente gli illeciti perpetrati dalle cosiddette forze dell’ordine (alle quali peraltro le “autorità” politiche hanno di fatto delegato la gestione del cantiere).  Dobbiamo occupare le piazze d’Italia non solo per far conoscere al paese e al mondo intero la nostra lotta, per rompere il silenzio stampa e smentire la vergognosa campagna mediatica denigratoria contro questo movimento popolare ma anche per fermare leggi come questa finanziaria che colpiscono al cuore la giustizia, la democrazia, la convivenza civile.

(Ida Cappetti, “Movimento No Tav e finanziaria”, 25 agosto 2011).

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