Amministrazione Obama e Monsanto vogliono estendere gli organismi geneticamente modificati alle aree naturalistiche protette
Luca galassi 
L'accusa è pesante: amministrazione Obama e Monsanto vogliono estendere le coltivazioni Ogm in oltre 50 aree naturalistiche protette degli  Stati Uniti. A denunciarlo, Jeff Ruch, direttore del Peer (Public  Employees for Enviromental Responsability), un'organizzazione di  monitoraggio della pubblica amministrazione.
Già all'inizio dell'anno l'organizzazione si era mossa, carte alla  mano, per denunciare l'avvio di colture transgeniche nei cosiddetti  'rifugi naturalistici' del Nord-Est, aree sottoposte a vincoli paesaggistici e amministrate dal Fish and Wildlife Service,  l'agenzia pubblica per la tutela dell'ambiente. Oggi, secondo la  denuncia, l'amministrazione Obama starebbe lavorando gomito a gomito con  la lobby delle biotecnologie per bloccare ogni eventuale futura azione  legale contro i raccolti Ogm.
In una mail ottenuta dal Peer, nel gennaio 2011 la lobbista del  bio-tech, Adrianne Massey, contattò Peter Schmeissner, analista  dell'ufficio Scienze e Tecnologia della Casa Bianca, in merito alla  questione della causa legale del Peer. La Massey ha costruito parte  della sua carriera promuovendo la causa della Bio, che sotto  l'ingannevole nome cela la dicitura 'Biotechnology Industry  Organisation'. Quest'ultima è stata fondata, tra le altre, dalla  Monsanto.
Schmeisser avrebbe informato l'Agricultural Biotechnology working group  della Casa Bianca, nuova potente agenzia che raggruppa funzionari di  alto livello da ogni agenzia Usa legata all'agricoltura e all'ambiente,  chiedendo loro come affrontare la questione. Le colture transgeniche in habitat naturali sono consentite sulla base di una tecnica chiamata 'enviromental assessment',  valutazione (o rilevazione) ambientale. Si fa passare l'idea che  coltivazioni Ogm hanno la caratteristica di ripristinare habitat in  pericolo, cosa che i raccolti tradizionali non farebbero. Ad esempio,  fornire un manto verde di soya e mais resistente agli erbicidi, che  usati successivamente eliminano la vegetazione indesiderata. E' una  tecnica sperimentale, attuata appunto in terre 'vergini'. Il direttore  del Peer si chiede se questa sia una pratica di gestione territoriale adeguata o semplicemente un esperimento ecologicamente pericoloso. "La Casa Bianca - dice Ruch - si è impegnata in uno sforzo congiunto con la Monsanto per raddoppiare l'export di Ogm.  Lo fa attraverso la tecnica dell''enviromental assessment', ovvero  spacciando per 'ambientalmente corrette' tecniche sperimentali di  ripristino di aree in pericolo. Ma queste aree sono in pericolo perché è  la mano umana a metterle in pericolo, non per la loro natura".
L'immagine di raccolti Ogm in aree intatte, pittoresche e naturalisticamente incontaminate serve  - secondo Ruch - a lavare l'immagine negativa che gli Ogm hanno in  Europa. 'Greenwashing' si chiama. L'amministrazione Obama utilizzerebbe  questa tecnica per spingere le esportazioni di soia e mais, che per il  90 percento negli Stati Uniti sono geneticamente modificate. La Fish and  Wildlife agency non ha mai acconsentito alle coltivazioni Ogm in aree  protette, se non per scopi eccezionali. Le mail a cui ha avuto accesso  il Peer dimostrerebbero che il segretario di Stato all'Agricoltura, Tom  Vilsack, avrebbe fatto pressioni sull'agenzia per allinearsi alla  politica dell'amministrazione in fatto di Ogm. In pratica, di farsi da  parte.

 
Non sono d'accordo con questa scelta, sappiamo ancora troppo poco di questi organismi e del loro impatto sulla natura.
RispondiEliminaCiao Kylie e fai bene a non essere d'accordo!
RispondiEliminaIo credo invece che se ne sappia abbastanza per dire no agli OGM.
Gli effetti sulla natura sono devastanti almeno quanto quelli sulla salute :-((
leggi qui: http://www.associazionesum.it/i_cibi_modificati_geneticamente.htm
ma si possono trovare tanti altri siti che trattano l'argomento in maniera altrettanto esaustiva.
Un abbraccione ^_^
Namastè