martedì 5 luglio 2011

Bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto?

Questa è una bellissima immagine che evoca pace, armonia, spazio, silenzio, interiorità.
Per meditare sarebbe bello avere un luogo del genere, dimenticavo anche l’incenso perfetto, ma rischiamo di non meditare più, aspettando il momento perfetto.
Dobbiamo fare con quello che abbiamo ed è anche molto semplice e divertente.
Pensiamo a quando abbiamo il desiderio di prenderci un bel bagno, lo vogliamo per diverse ragioni ma soprattutto per scrollarci di dosso la giornata faticosa, per ritrovarci, per chiudere gli occhi e riprendere contatto con noi stessi senza dover pensare… siamo con il nostro respiro, i muscoli si rilassano, la semplicità è la nostra cura per poter attingere alle nostre risorse.
Come dice il maestro Thanavaro: “i pensieri sono come nuvole nel cielo”, vengono da dove sono venuti, siamo osservatori, non interagiamo rimanendo presenti a noi stessi.
La meditazione è proprio questo, è un qui e ora che si presenta senza sforzo e senza ricerca, diamo semplicemente spazio alla nostra vera natura di manifestarsi.
E’ un’esperienza diretta, non ci sono in gioco strutture mentali, parole, personalità, bla-bla mentali!
Quel vuoto che i buddhisti chiamano sunyata, non è il nulla bensi il tutto, le potenzialità creative, il centro dove avviene la creazione.
E’ una presa di coscienza.


Pensiamo a come percepiamo il nostro mondo, esso passa attraverso i nostri sensi che sono limitati perciò, quando io osservo, limito il campo, anche gli studi sulla fisica quantistica sono indicativi.
Più rimarrò al centro e più il punto di vista sarà ampio…
Veniamo ai fatti, che cosa significa qui e ora.
Mi alzo al mattino, seguo la mia routine in bagno, colazione, lavoro fino a sera, rincaso, ceno, tv, dormo. Quanti di noi si identificano con questa routine? Credo molti…ma abbiamo sotto il naso tutto cio’ che ci serve senza andare in Asia!
La routine è uno schema, un condizionamento, un automatismo. Ci succede quando ripetiamo sempre le stesse cose, il corpo si abitua, il corpo si adatta ad una struttura che lo limita.
Quando questo succede, non siamo più presenti a noi stessi nel nostro corpo ma stiamo andando a dare ancora più spazio al mentale, magari vi direte: “ma cosa c’è di strano”?
Il mentale attinge da memorie passate o crea proiezioni future che ancora non esistono, la nostra società non ci ha insegnato a vivere il qui e ora, il momento presente con interezza ma soltanto frammentato e giudicante in cassetti della mente… Vi è mai capitato di guardare quel famoso tramonto e di rimanere a bocca aperta….senza parole… quello è il vero presente che dura così poco, quella è la sensazione di casa, di unità tra il fuori e il dentro. È la gioia più pura dove riscopriamo il nostro bambino interiore che s’incanta davanti a tanta bellezza e ci fa da specchietto per risvegliare la bellezza in noi, questa io la chiamo magia!
Qui giunge un’apparente difficoltà, come faccio ad aggirare la mia mente?
La mente è una struttura fondamentale ma dobbiamo darle il giusto spazio senza farci sopraffare…
La meditazione svuota un po’ il nostro contenitore, l’inconscio, che raccoglie tutte le informazioni registrate dai nostri sensi. Ci sono tante forme di meditazione adatta ad ogni sfumatura di carattere.
C’è la meditazione stando seduti, camminando, cantando, lavando i piatti e anche quella per portare a spasso il cane! Sono sempre rimasta affascinata dai rituali giapponesi come la preparazione del té, la calligrafia, se li osservate c’è un’attenzione alla gestualità (essere nel corpo e rendere tutto sacro) movimenti lenti permettono di essere presenti a sé stessi. Quando laviamo i piatti, non sarà un obbligazione ma sarà rendere sacro un momento che ci appartiene, il presente… Basterà semplicemente essere nel corpo, rallentare, ascoltare i movimenti, i tendini, i bisogni stessi del corpo… e se arriveranno dei pensieri “domani devo pagare la bolletta, fare la pizza” semplicemente li osserveremo come nuvole nel cielo senza interagire e continueremo a dare attenzione al corpo.
Il mio primo ritiro di meditazione, di quattro giorni, lo feci nel ’98 con il venerabile Maestro Theravada Mario Thanavaro…

(Foto di r h.koppdelaney su Flickr)

Mario Thanavaro nasce in Friuli nel 1955. Motivato da un grosso interesse per le arti, sin da giovanissimo studia Judo, musica, danza e recitazione. A 18 anni lascia l’Italia e va in Inghilterra per seguire la sua aspirazione di musicista. Dopo otto mesi, trascorsi a Londra, torna in Italia per il servizio d’obbligo di leva.
Qui inizia un periodo intenso di introspezione sia come cristiano che attraverso la scoperta del buddhismo di cui gli parla un compagno d’armi discepolo di un maestro tibetano.
E’ durante il terremoto del Friuli del 1976, dove circa mille persone trovano la morte, che egli, provato dall’esperienza della morte e della sofferenza, intraprende un’intensa ricerca spirituale.
Qualche tempo più tardi, attraverso un libro di Christmas Humphreys, viene a conoscenza di centri buddhisti in Inghilterra e durante una conversazione casuale in un ristorante vegetariano sente parlare di un centro buddhista vicino ad Oxford dove allora insegnavano monaci della tradizione Theravada, la più diffusa nel Sud Est Asiatico.
Per questa ragione all’età di 22 anni ritorna in Inghilterra dove incontra Achaan Sumedho, maestro e monaco buddhista. Nell’ottobre del 1977 diventa anagarika (senza fissa dimora) a Londra, e l’anno successivo diventa samanera (novizio).
Riceve upasampada (ordinazione di bhikkhu) nel 1979, in un’imbarcazione sul Tamigi, dal sua precettore il venerabile Dr. Saddhatissa Maha Thera e così diventa il primo monaco occidentale discepolo di Achaan Chah ad essere ordinato in Inghilterra. Il suo nome spirituale sarà d’ora in poi Thanavaro (Fondazione eccellente).
Per 18 anni ha come maestro Achaan Sumedho e come monaco itinerante visita la Svizzera, la Thailandia, la Birmania, l’Australia, gli Stati Uniti, l’India, il Nepal, lo Sri Lanka ed Israele.
Incontra altri Maestri che lo colpiranno in modo profondo, tra i quali il XIV Dalai Lama, il XVI Karmapa, Achaan Chah, Achaan Buddhasa, Krishnamurti, Namkhai Norbu Rimpoche, il Maestro Hsuan Hua. La sua ricerca spirituale lo porta allo studio ed alla pratica di altre tradizioni e ad una maggiore attenzione all’educazione dei bambini nei quali scopre i germogli dello spirito.
Dopo 12 anni di vita all’estero (Inghilterra e Nuova Zelanda), ove contribuisce alla fondazione e crescita di alcuni monasteri, nel 1990 torna in Italia e fonda il primo monastero Theravada.
Dopo 18 anni di vita monastica, di cui gli ultimi 6 lo vedono impegnato come Abate, Maestro di meditazione, Presidente dell’Unione Buddhista Italiana e membro della Fondazione Maitreya, decide di ritornare allo stato laicale.
Attualmente interessato ad approfondire i vari temi della spiritualità, è un qualificato maestro di meditazione che propone l’unione di tutte le tradizioni religiose per un apporto olistico alla conoscenza.
I temi che propone nei suoi incontri sono stati e sono ancora oggi, parte integrante delle sue scelte e della sua ricerca personale.
Come amico e guida spirituale tiene conferenze e seminari di pratica meditativa e conduce ritiri di Vipassana (visione profonda) in tutta Italia. Assieme alla moglie Enzina Luce è fondatore dell’Associazione AMITA Luce Infinita.
Per la collana Amita ha pubblicato “In memoria di Ajahn Chah”, “Quando un fiore si apre” , “La visione dell’arcobaleno”, ” Il maschile e il femminile dentro di noi”. Per il Punto d’Incontro ha pubblicato “Meditare fa bene” e con Venexia “Spiritualità olistica – L’alba di un Nuovo Risveglio”.

 
 (Foto di  Joe Shlabotnik su Flickr)

There’s a “Meditation Room” at Jacksonville  International Airport.
(Prima foto di Djumbo su Flickr)

14 commenti:

  1. Nelle ultime settimane sto vivendo un'assenza di pensieri ed una non necessità di assorbire notizie fuori norma, una senzazione di vuoto che nulla vuole, ma che molto vuol creare.
    Il mio post sul tramonto evoca una parte di queste sensazioni, ma al di là dei metodi vorrei ripropormi di affrontare questa sensazione nelle profondità marine...forse per riproporre quel contatto all'origine della nostra vita...

    RispondiElimina
  2. Interessante percorso....essere consapevoli dell'interezza dell'"Io"...difficile a volte ...sopraffatti dai ritmi frenetici che la società ti impone...una pausa per una ricerca interiore..questo dovrebbe essere un percorso per cercare dentro noi stessi l'immenso che teniamo racchiuso...spegnere la mente..abbandonarsi esclusivamente ai sensi. Grazie per la condivisione...fà riflettere...sereno vissuto in armonia "Rosa"...
    Dandelìon

    RispondiElimina
  3. Il punto è che anche la meditazione, come altre pratiche "sacre", esiste da millenni ma non ha portato alcun reale cambiamento ... ho letto come il Tibet sia stato uno stato di tipo feudale dove chi non era un monaco era uno schiavo. Sono stufo di sentire belle parole ma non vedere nessun reale cambiamento ... alla fine mi sembra tutta una grande montatura, visto anche il giro di soldi. Il vero maestro non chiede nulla in cambio. Complimenti ancora per la varietà degli articoli, tutti molto interessanti. Buona vita Rosa

    RispondiElimina
  4. Ciao Mamma F, sono d'accordo ^__^

    Un abbraccio
    Namastè

    RispondiElimina
  5. Mark, un bel periodo dunque! In cui la creatività si prepara a sgorgare....
    Immagino che la meditazione in immersione possa essere un'esperienza magnifica... fammi sapere :-))

    Abbraccio^.^
    Namastè

    RispondiElimina
  6. Ciao Egill ^.^ un abbraccio.
    Namastè

    RispondiElimina
  7. @Dandelìon
    Liberarsi della mente e del suo controllo per essere finalmente noi stessi.
    La meditazione può divenire spontanea, facile, può essere praticata in qualsiasi momento senza particolari "preparativi".

    Un abbraccio^.^
    Namastè

    RispondiElimina
  8. @Anonimo
    Credo che la meditazione si occupi principalmente del dentro, piuttosto che del fuori. Ha scarsa attinenza con l'ordinamento sociale, piuttosto interviene sul modo di vivere la vita che ci è destinata.
    Le relazione fra gli esseri sono governate da altro, molto spesso sono coperte dall'illusione (Maya). La meditazione aiuta ad affrontare meglio le cose della vita, sta poi a noi realizzare, consapevolmente relazioni accettabili e mature.
    Nessun maestro pretenderà di cambiare la società, ma semmai te stesso.
    Il Tibet non è certamente il paradiso, ma lo conosciamo davvero poco e male per poterlo giudicare...e comunque la pratica meditativa non è solo tibetana e credo che non la si possa definire nemmeno solamente orientale.

    Buona vita a te^.^
    Namastè

    RispondiElimina
  9. della serie: ".. mejo na moje 'mbrica o na botte piena? .." hehe, comunque bellissima immagine anche se anche seduti per terra su di un bel prato e magari all'ombra di un bell'Albero .. meditare si può e bene .. ma .. c'è un Tempo per Meditare .. c'è un Tempo per Agire .. ciao Rosa :)

    RispondiElimina
  10. @franciaScaR
    eheheh... sì infatti per meditare il luogo non è determinante.... ed è anche vero che c'è un tempo per ogni cosa...
    non vedo però alcun antagonismo fra la meditazione e l'azione che non possa essere risolto con un minimo di organizzazione :-)

    Un abbraccione ^__^
    Namastè

    RispondiElimina
  11. Mezzo pieno o mezzo vuoto, io lo bevo come lo trovo. :)

    RispondiElimina
  12. Ciao Squili!
    ... mah...tu mi dai dei pensieri :-//

    ma ti abbraccio lo stesso ^.^
    Namastè

    RispondiElimina

La moderazione dei commenti è stata attivata. Tutti i commenti devono essere approvati dall'autore del blog.
Non verranno presi in considerazione gli interventi non attinenti agli argomenti trattati nel post o di auto-promozione.

Grazie.