giovedì 28 luglio 2011

Non è un Paese per disabili. Ledha: “Un insegnante di sostegno ogni tre alunni”

da: PeaceReporter 
Cora Ranci
Allarme della Ledha: “A rischio l'inclusione delle persone con disabilità”. Pesano i tagli alle politiche sociali e agli enti locali, ma anche una cultura politica che vede il welfare come carità, e non come dovere dello Stato di garantire i diritti
 
Gli alunni con disabilità crescono. Solo quest'anno, per motivi diversi e ancora tutti da indagare, nelle scuole si contano 30.470 disabili, oltre duemila in più rispetto all'anno scorso. Per contro, gli insegnanti di sostegno sono sempre meno. Effetto dei tagli indiscriminati alle politiche sociali. Se anche nell'ultima manovra correttiva dei conti pubblici, all'articolo 19, il rapporto 1:2 tra insegnante e alunno con disabilità è ricordato come punto di riferimento ottimale, il rischio è che questo rapporto si aggravi e diventi 1:3.
Secondo un dato reso pubblico oggi dalla Ledha, la Lega per i diritti delle persone con disabilità, in una lettera aperta al ministro Gelmini, solo nella regione Lombardia mancano all'appello 3600 insegnanti di sostegno, 42 in meno rispetto al 2010. Gli 11.622 insegnanti di sostegno assegnati dal ministero dell'Istruzione sono, secondo la Ledha, "del tutto insufficienti".

Il dato preciso per ora a disposizione riguarda la sola Lombardia, ma il fenomeno, spiega a PeaceReporter il presidente della Ledha, Fulvio Santagostini, agisce su scala nazionale. Perché i tagli agli enti locali sottraggono alle regioni la capacità di integrare con risorse proprie le spese per le politiche sociali, quali la scuola e la sanità.
Gli insegnanti di sostegno saranno sempre meno. Con quali conseguenze?
Gli insegnanti di sostegno sono strumenti fondamentali per l'inclusione degli alunni con disabilità. È chiaro che l'integrazione non si esaurisce nel sostegno, ma questo resta il canale che permette ai ragazzi con disabilità di entrare nel sistema scolastico. Senza il sostegno, molte persone non potrebbero semplicemente andare a scuola, o sarebbero costrette a frequentare i centri specializzati che però non offrono una formazione completa.
Stiamo tornando alle scuole speciali per disabili, quelle che, con una legge divenuta modello di integrazione apprezzato in tutto il mondo, l'Italia abolì nel lontano 1977?
Anche se non dovrebbero esistere, quelle scuole non hanno mai del tutto chiuso i battenti. E le famiglie dei ragazzi con disabilità sono tornate a rivolgervisi, perché per loro è sempre più difficile garantire ai propri figli percorsi inclusivi. C'è quindi il grosso rischio che si torni alle scuole speciali. Addirittura, l'anno scorso un gruppo di consiglieri provinciali e di accademici ne ha chiesto il ritorno al fine di non penalizzare gli alunni non disabili. La possibilità di inclusione dei ragazzi con disabilità verrebbe minata alla base.
Con il welfare, affonda anche la tutela dei diritti delle persone con disabilità?
Nel 2009 il governo italiano ha firmato la Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità. Io credo che oggi ci sarebbero tutte le condizioni per denunciare l'Italia alla commissione di vigilanza delle Nazioni Unite perché siamo largamente al di sotto del limite del rispetto dei diritti fissato dalla convenzione. Stiamo continuamente facendo passi indietro, in tutti i campi, non solo nel diritto all'istruzione. Io dati parlano da soli. Dal 2008 al 2011 c'è stato un taglio di oltre l'87 per cento dei fondi dedicati al sociale, e per l'anno prossimo sarà ancora peggio. Il fondo per la non autosufficienza è stato completamente, e dico completamente, azzerato.
Solo colpa dei tagli, o c'è anche una visione generale dietro a tutto questo?
Più in generale, stiamo assistendo a gravi passi indietro sul piano culturale. Siamo il Paese il cui il ministro dell'Economia ha detto più volte in televisione che i due milioni e 700mila italiani con disabilità - troppi, a detta sua - ci impediscono di competere come Paese. Si sta affermando una cultura che vede l'invalidità come un peso per la società. Si sta passando dal welfare dei diritti al welfare della carità, perchè ancora nel 2011 sentiamo dire che bisogna garantire i "bisognosi". Ma chi sono i bisognosi? Lo Stato deve garantire il rispetto dei diritti, non dispensare carità. È questa la differenza culturale profonda contro cui dobbiamo batterci.

8 commenti:

  1. ...mamma mia...ma dove andremo a finire...togliete le mani dagli occhi...togliete i tappi dagli orecchi...aprite l'Animo e riversate/convogliate in parole il vostro dissenso... convogliare le risorse verso un bene comune...ci sono diplomati che attendono un posto di lavoro....ci sono bambini che hanno diritto di frequenza scolastica...ci sono famiglie che pagano le tasse e non sono tutelate nei loro diritti...è il momento di dar "Voce" alle necessità primarie...che non sono contemplate nelle armi e nelle auto blu..riflessione d'obbligo..
    dandelìon

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  2. Dandelìon, e come darti torto? Una presa di coscienza è diventata urgente. Ragionioniamo però... chi c'è dietro alle scuole per disabili che stanno tornando in auge? Chi se non gli stessi che sono, praticamente, i padroni assoluti della scuola privata?
    Ed allora questa "dismissione" del pubblico oltre a creare disperazione e precarietà, fa anche gli interessi di coloro che non si sono mai rassegnati a perdere una greppia dove riempire le proprie pance, facendo, inoltre, la figura dei caritatevoli filantropi.
    Noi glielo stiamo permettendo...tu dici "dare voce" ed io sono d'accordo...reagiamo, perchè ci stanno togliendo tutto. Ci stanno preparando un mondo terribile dove i bambini con problemi, e non solo loro, ma tutti gli ultimi, sono esclusi, fuori dal contesto sociale...ricacciati nell'angolo con il loro bel "marchietto" di diversità.

    Un abbraccio forte^^
    Namastè

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  3. ...ti racconto un mio episodio dello scorso anno scolastico...tanto per dire "dar voce"...
    ad un assemblea di circolo (io nel ruolo di rappresentante di classe)...il dirigente scolastico fà voce della mancanza di fondi per acquistare la carta da bagno e da asciugamani, e da fotocopie..chiedendo alle rappresentanti di inoltrare richiesta ai genitori per collaborare economicamente alle risorse dell'istituto (scuola primaria STATALE)...non mi son trattenuta ed ho espresso la mia opinione , esternando il mio disappunto sulla mal distribuzione delle risorse da parte dell'ente preposto...nello specifico...la suddivisione dei fondi ampliata alle scuole privare/paritarie..mi è stato risposto dal dirigente scolastico..." siamo in vista di elezioni...non è il momento ne il luogo per intraprendere una discussione di questo livello"...zittita sono tornata mesta a sedere...ho riflettuto...ho tratto le mie conclusioni..che , senza un confronto , possono anche divenire errate...convinta comunque di "Dar Voce" sempre...comunque...sereno giorno a Te Rosa..
    dandelìon

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  4. Ah su questo argomento ne scrissi qui:
    http://moleskyne.wordpress.com/2011/03/17/italiapaese-civile/
    http://moleskyne.wordpress.com/2011/03/22/italiapaese-civile-2/
    Il blog è sempre mio...Oggi un pò abbandonato ma alla fine delle ferie riprenderò in mano. Un abbraccio

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  5. Se pure i più deboli sono colpiti dai tagli, non siamo alla frutta, siamo all'amaro - in bocca -.

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  6. Già, Dandelìon, i tagli orizzontali hanno colpito duramente la scuola pubblica privandola di fondi. Anche se, effettivamente, una richiesta di contribuzione per cose come la carta igenica e da fotocopie, può essere molto seccante. Credo che si abbiano ottime ragioni per criticare la suddivisione dei fondi fra scuola pubblica e privata...quindi appoggio le tue ragioni.
    Non capisco perchè non si possa parlare di questo, ma della mancanza di fondi sì...a mio parere sono aspetti del medesimo problema. La scuola pubblica sta subendo un attacco "frontale". Il non dirlo secondo me è accettare l'idea della sua dismissione.
    Non credo che il periodo elettorale possa giustificare il silenzio...anzi.

    Grazie per questo contributo, un abbraccio Dandelìon ^_^
    Namastè

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  7. Ah sì Annamaria, lo conosco il tuo moleskyne, bene, sono contenta che tu lo riprenda :-))

    E ricordo anche l'articolo, avevo riportato anche io lo stesso articolo di Giornalettismo qui su eliotropo: http://eliotroporosa.blogspot.com/2011/03/la-gelmini-esclude-i-bambini-disabili.html
    Una scandalosa forma di discriminazione e razzismo da parte questa signora che evidentemente vede la disabilità come un fastidioso intralcio...una bruttura da tenere ben nascosta...

    Un abbraccio forte cara ^_^
    Namastè

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  8. Ciao Paòlo, sì la frutta l'abbiamo finita da quel mo'...
    Temo che la scuola pubblica italiana, abbia perso l'appuntamento con il progresso e sia tornata ai primi del 900 e rischia di diventare solo un contenitore "illusorio" per disoccupati di lungo periodo.

    Un abbraccio ^_^
    Namastè

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