fonte articolo: IL MANIFESTO di Luca Manes  
In italiano suona più o meno «accaparramento di terre». Il land grabbing  è un fenomeno in crescita esponenziale, soprattutto da quando la crisi  finanziaria ha colpito duro in tutto il pianeta. Sempre più spesso  grandi investitori di paesi ricchi siglano contratti d'affitto decennali  per appezzamenti di decine di migliaia di ettari in Africa o in America  Latina o in alcuni paesi asiatici grandi e poveri. Costano poco, spesso  pochissimo e poi sono beni rifugio per definizione. Gli stati  petroliferi arabi lo fanno per garantirsi le scorte di derrate  alimentari necessarie per le loro popolazioni, le principali compagnie  private dell'agro-business per impiantare monocolture di biocarburanti,  mais o soia destinati all'esportazione.
Da più parti è ormai partito un preoccupato grido d'allarme: il land grabbing è la nuova frontiera del colonialismo e continuando di questo passo inciderà sempre di più sulle fragili economie dei paesi in via di sviluppo, tanto da minare la loro sovranità alimentare.
Da più parti è ormai partito un preoccupato grido d'allarme: il land grabbing è la nuova frontiera del colonialismo e continuando di questo passo inciderà sempre di più sulle fragili economie dei paesi in via di sviluppo, tanto da minare la loro sovranità alimentare.
Alcuni governi del sud del mondo stanno  cercando di porre delle limitazioni, sebbene molti altri invece  incentivano tale attività per «fare cassa». Nel suo rapporto Rising  Global Interest in Farmland («interesse crescente per le terre  agricole»), del 2010, la Banca mondiale ha riconosciuto che dalla crisi  del cibo del 2008 si è registrato un fortissimo aumento dell'interesse  di grossi investitori sul mercato dei terreni agricoli, anche se poi si  dichiara dell'avviso che il land grabbing non costituisca un vero e  proprio pericolo.
In realtà la Banca ha anche accennato alla natura  speculativa di tali operazioni, tanto che numerosi accordi sono stati  siglati tra governi e corporation alla totale insaputa delle comunità  locali, alle quali spesso non sono stati riconosciuti i dovuti  risarcimenti. Un fattore che alla prova dei fatti non sembra preoccupare  la più grande istituzione multilaterale di sviluppo, che in teoria  dovrebbe occuparsi della lotta alla povertà, ma che in pratica continua a  favorire i guadagni delle imprese private. Tanto per citare un esempio,  i banchieri di Washington intrattengono da anni un rapporto molto  privilegiato con la Calyx Agro. La compagnia argentina fa capo al  colosso francese Louis Dreyfus Commodities, che insieme alla Cargill è  uno dei big del comparto alimentare. Il compito della Calyx è arraffare  quanto più terreni possibili in tutta l'America Latina per conto dei  suoi investitori internazionali, tra i quali ci sono la Aig e alcuni  hedge funds di rilievo. 
In Sud America le monocolture estensive, con  utilizzo di organismi geneticamente modificati e pesticidi industriali,  è un trend in aumento esponenziale. Le piantagioni di soia coprono un  quarto dei terreni coltivabili in tutto il Paraguay, mentre in Brasile  l'espansione è stata di circa 320mila ettari l'anno. Nel paese più vasto  dell'America Latina il mercato dei pesticidi raggiunge un valore  complessivo di 5 miliardi di dollari - quattro volte il totale del 1992.  
Per pulirsi la coscienza e dare l'impressione di adempiere al  mandato di lotta alla povertà, la Banca mondiale di recente ha proposto  sette principi da seguire per gli investimenti agricoli nei paesi più  poveri, che vanno dal rafforzamento della trasparenza al rispetto dei  diritti di proprietà, dal rafforzamento della sicurezza alimentare alla  possibilità di creare impatti socio-ambientali positivi. Peccato che  queste regole siano ferocemente criticate dalle comunità, dalle  organizzazioni della società civile e dalle ong per un semplicissimo  motivo: sono su base volontaria. L'ennesimo regalo dei banchieri di  Washington alle big corporation.
Queste operazioni sono ancora peggio di quelle del neo-colonialismo di qualche decennio fa ...
RispondiEliminaEh sì Adriano, d'altra parte "loro" sono gli stessi... i metodi ed i sistemi si sono evoluti...ma la logica è sempre la medesima...
RispondiEliminaUn abbraccio^^
Namastè