martedì 20 luglio 2010

Bolivia, nasce il paese che voleva Morales


Approvata la 'Ley de Marco de Autonomias'. La nuova Costituzione adesso è completamente in vigore

Nuova vita per le istituzioni politiche boliviane. Per il Paese inizia una nuova era. La popolazione tutta, ricchi, poveri, indios, donne e uomini, torna al centro dell'attenzione politica. Dubbi dai movimenti d'opposizione che temono di perdere autonomia. Soprattutto economica.

Dopo l'approvazione delle ultime norme del pacchetto legislativo il governo Morales ha dato il via definitivo alla nuova Costituzione. La nuova Bolivia è definitivamente nata. Le ultime cinque leggi, approvata in tempi record nelle ultime cinque settimane, regolano la giustizia, il processo elettorale e le applicazioni delle leggi sull'autonomia nei dipartimenti, nelle regioni, nei municipi e nei territori indigeni.
L'approvazione di sicuro non ha reso felici i membri dell'opposizione al Mas (Movimento al Socialismo), il partito di governo che vedono la loro autonomia diminuire. Secondo Jorge Lanzarte, analista politico legato all'opposizione "il Mas è passato dal controllo del governo al controllo della totalità del potere".
Ovvia e scontata la reazione da parte degli aderenti al partito di governo. "Questa legge fa in modo che si riconoscano tutti: poveri, ricchi, donne e uomini" ha detto Emiliana Aiza, deputata indigena del Mas.

"La nuova legge promulgata dal presidente Evo Morales - racconta da La Paz Rolando Flores Sotomayor, giornalista politico boliviano - stabilirà le nuove norme politiche sociali ed economiche per il Paese. Ovvio, che le regioni hanno qualche dubbio legato soprattutto al livello di autonomia. Il nodo è soprattutto quello economico. Delle cinque leggi promulgate da Morales molte tengono in considerazione le tradizioni e le usante delle popolazioni indigene del paese. Per anni non sono stati ascoltati. Oggi è diverso e molti settori che prima non avevano rappresentanza oggi sono al centro della politica nazionale. In ogni caso si sottolineano i loro diritti civili più che quelli economico-politici. E' interessante vedere come aumenta la presenza indigena nei vari settori politici del paese" conclude Sotomayor.
Nel frattempo, dirigenti dei movimenti d'opposizione di cinque dei nove dipartimenti boliviani Pando, Beni, Tarija, Potosì e Santa Cruz, hanno fatto sapere di non accettare questa legge e preannunciano la creazione di un movimento popolare contro la nuova normativa. E annunciano battaglia, oltre a un ricorso al tribunale per l'incostituzionalità della legge. "Ci mobiliteremo e scenderemo per le strade" ha detto uno dei responsabili del Comitè Civico de Santa Cruz, Nicolas Rivera. "Con la nuova Ley Autonomica si gioca il destino dei boliviani: o retrocediamo verso il centralismo o avanzeremo nell'autonomia democratica" ha detto Luis Nuñez, presidente del Comitè civico de Santa Cruz.

"La ley de Autonomias è una norma storica perche se anche la Costituzione stabilisce il modello, il disegno statale, questa è la costruzione reale , dettagliata e precisa della struttura autonoma dello Stato boliviano" ha detto il vicepresidente Alvaro Garcia Linera. Non solo. Il vicepresidente ha ribadito che la norma è irrevocabile anche se ha lasciato aperta la porta a possibili modifiche per il futuro. Inoltre, nonostante le proteste, Linera ha sottolineato come 130 dei 160 articoli approvati siano stati scritti con il totale consenso dei deputati d'opposizione. "Con questa nuova legge - ha concluso Linera - segnerà il passo da uno stato semplice a uno complesso nel quale le regioni amministreranno il loro sviluppo con solidarietà e unità nazionale".

Alessandro Grandi

PeaceReporter

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