martedì 27 luglio 2010

Emergency a porto Marghera, il diritto alla salute fa discutere

Riccardo Bottazzo (Terra a Nordest)

IL CASO. Polemiche e difficoltà per l’ambulatorio che l’associazione fondata da Gino Strada aprirà a Venezia. Il Pdl si oppone alla concessione dei locali da parte del Comune. Il medico responsabile: «Molti migranti non hanno neppure servizi di base».

Emergency si prepara ad aprire un altro ambulatorio medico in un paese culturalmente arretrato dove l’accesso ai sevizi sanitari non è garantito a tutti: l’Italia. L’annuncio è stato dato dallo stesso Gino Strada in occasione di una manifestazione organizzata dalla rete veneziana “Tuttiidirittiumanipertutti”. «Il nostro poliambulatorio offrirà cure gratuite ai tanti migranti non solo che arrivano nel Veneto e non hanno la possibilità di accedere ai presidi sanitari pubblici - ha dichiarato il fondatore di Emergency - ma anche ai cittadini di questo nuovo paese del terzo mondo, l’Italia che sta svilendo i diritti e la dignità delle persone».

Il poliambulatorio sarà inaugurato a settembre e sorgerà a porto Marghera, nella palazzina comunale di via Varé, già sede del centro di salute mentale dell’asl. Questa sarà la seconda struttura che Emergency realizza in Italia dopo l’ambulatorio di Palermo, inaugurata il 3 aprile 2006 e che ha già erogato quasi 35 mila prestazioni. Responsabili dell’organizzazione della nuova struttura, sono i dottori Mimmo Risica e Guido Pullia. «Nel nostro ambulatorio saranno presenti, oltre ai medici, anche operatori culturali che aiuteranno il nostro personale sanitario a fare da tramite con quanti si rivolgono al nostro servizio – spiega Pullia -. Teniamo presente che molti migranti non hanno la cultura del servizio sanitario gratuito e continuativo. In casi come questi è indispensabile che oltre al medico, il paziente venga avvicinato da operatori culturali che gli spiegano come funziona il servizio sanitario». Il primo problema da superare, ha spiegato Pullia, è stato quello di accordarsi con gli ambulatori dell’Asl per garantire ai pazienti curati da Emergency di accedere agli esami medici necessari. Come comportarsi, ad esempio, se a un migrante irregolare occorre una radiografia? «La legge italiana in questi casi stabilisce la possibilità di avere un codice chiamato Stp, che significa straniero temporaneamente presente. Non è una possibilità riservata ai soli clandestini ma anche a quanti in regola col permesso di soggiorno provengono da paesi come ad esempio la Romania che non hanno stipulato accordi con il nostro ministero della sanità. Con questa tessera il migrante può accedere alle prestazioni sanitarie che i nostri medici vorranno prescriverli». L’iniziativa di Emergency ha immediatamente provocato una levata di scudi da parte del centro destra. Antonio Cavaliere, consigliere comunale del Pdl, ha inoltrato una piccata interrogazione al sindaco di Venezia, Giorgio Orsoni, in cui gli chiede di negare l’uso della palazzina sostenendo che la creazione di tale ambulatorio comporterebbe per le casse comunali una spesa eccessiva ed inutile in quanto le prestazioni mediche, in Italia, sarebbero già accessibili a tutti nelle strutture sanitarie pubbliche e private. In Friuli, ad esempio, la regione di centro destra ha già manifestato la propria contrarietà a strutture simili. «Non vogliamo e possiamo sostituirci all’Asl o al servizio sanitario nazionale – commenta Pullia – ma non possiamo far finta di non sapere che molti migranti non hanno neppure la possibilità di avere un medico di base. Il nostro ambulatorio fornisce questo servizio ed inoltre, grazie ai nostri operatori culturali possiamo fare da tramite, anche per una questione di maggiore fiducia e di disponibilità, tra i migranti e le strutture già esistenti».

http://www.terranews.it/

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