venerdì 29 aprile 2011

L’Unione europea boccia il reato di clandestinità

Susan Dabbous

DIRITTI. La decisione della Corte di giustizia mette in crisi il governo. Patrizio Gonnella, presidente di Antigone: «Chiederemo risarcimenti per ingiusta detenzione. Ora il Parlamento abroghi la norma».

Clandestini, non criminali. La Corte europea di giustizia ha bocciato ieri il reato di clandestinità introdotto in Italia dal pacchetto sicurezza nel 2009. «È una norma che non rispetta il principio di uguaglianza». Quella del tribunale Ue era una sentenza attesa da buona parte del mondo politico e soprattutto dagli ambienti giudiziari. «È stata certificata la mancanza di proporzionalità ed equilibrio nelle scelte di gestione dei flussi migratori in chiave esclusivamente repressiva», scrive in una nota l’Unione delle camere penali italiane.


L’inasprimento, fortemente voluto dalla Lega nord, rappresenta un fallimento politico del ministro dell’Interno Roberto Maroni, che accusa l’Ue di non usare lo stesso pugno di ferro con altri Stati membri che prevedono lo stesso reato. Polemiche a parte, ora il governo è obbligato ad adeguarsi, altrimenti andrà in contro a delle procedure di infrazione. Va detto però che molti giudici avevano già iniziato a disapplicare la norma; consapevoli che mettere in carcere i migranti irregolari significava agire in modo contrario alla direttiva sull’immigrazione del 2008.

I tempi di recepimento della normativa comunitaria erano scaduti, infatti, a dicembre del 2010. Per i rimpatri le regole imposte da Bruxelles prevedono una procedura divisa in più fasi, la prima spinge verso «una possibile partenza volontaria, sulla quale l’interessato può riflettere per massimo trenta giorni». Nel caso in cui ciò non avvenga lo Stato membro può procedere all’allontanamento «prendendo le misure meno coercitive possibili».

Le autorità possono procedere al fermo soltanto «qualora l’allontanamento rischi di essere compromesso dal comportamento dell’interessato», la sua durata «non può oltrepassare i 18 mesi». Inoltre, ricorda la Corte di giustizia i migranti «devono essere collocati in un centro apposito e, in ogni caso, separati dai detenuti comuni».

I dubbi di legittimità sono stati sollevati da Hassen El Dridi, un algerino condannato a fine 2010 a un anno di reclusione dal tribunale di Trento per non aver rispettato l’ordine di espulsione. Sentenza che El Dridi ha impugnato presso la Corte d’appello di Trento, da cui è partita la richiesta alla Corte di giustizia di chiarire. «Gli ingressi in prigione per il reato di clandestinità sono stati circa 10mila l’anno – spiega Patrizio Gonnella, presidente dell’associazione Antigone che si batte per i diritti nelle carceri -. Ciò non significa che erano imputati solo per tale reato, anche se va specificato che per questa fattispecie è previsto il carcere obbligatorio, in particolare per violazione dell’ordine di allontanamento del questore».

Cosa accadrà ora a chi si torva in prigione solo per clandestinità? «Non verrà scarcerato immediatamente, bisogna aspettare l’abrogazione della norma da parte del Parlamento. Nel frattempo però i giudici inizieranno a disapplicarla caso per caso». Mentre per chi in questi anni è stato già incarcerato, il presidente di Antigone chiede «un risarcimento per ingiusta detenzione. Sarà molto difficile – ammette – ma è una battaglia di principio da tentare».

2 commenti:

  1. Solo noi potevamo inventarci un reato del genere, giustamente, ne abbiamo cancellati tanti di reati veri, dovevamo inventarcene uno finto :(

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  2. È vero Baol, sopratutto negli ultimi anni, siamo campioni assoluti in schifezze di questo tipo...
    che vergogna :-/

    Abbraccio
    Namastè

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