lunedì 11 aprile 2011

Piccolo il Mio, Grande il Nostro


di Tiziano Terzani

I segni di quella rivoluzione, non politica, ma interiore, che mi sembra ormai la sola possibile e di cui vorrei ancora esser parte, mi parevano manifestarsi in vari modi, ovunque. E sempre di più. Si manifestavano all'interno delle stesse religioni istituzionalizzate -persino nell'Islam-, nei movimenti no-global, nei gruppi per i diritti umani, in quelli di volontariato ed ecologisti. Si manifestavano fra i giovani che non intendono rinunciare a sognare, fra le donne decise a riportare l'elemento femminile nella gestione delle cose umane.
Sono convinto che ormai in giro per il mondo, fra la gente più diversa stia crescendo una nuova coscienza di che cosa è sbagliato e di che cosa va fatto. Questa nuova coscienza è, a mio parere, il grande bene del nostro tempo. Va coltivata. Da lì, da quella nuova coscienza e non da una nuova religione, un nuovo profeta, un nuovo dittatore o liberatore, verrà la guida spirituale del futuro. La soluzione è dentro di noi, si tratta di conquistarla facendo ordine, buttando via tutto ciò che è inutile e arrivando al nocciolo di chi siamo. Più che assaltare le cittadelle del potere, si tratta ormai di fare una lunga resistenza. Bisogna resistere alle tentazioni del benessere, alla felicità impacchettata; bisogna rinunciare a volere solo ciò che ci fa piacere. Bisogna non abbandonare la ragione per darsi alla follia, ma bisogna capire che la ragione ha i suoi limiti, che la scienza salva, ma anche uccide e che l'uomo non farà alcun vero progresso finché non avrà rinunciato alla violenza. Non a parole, nelle costituzioni e nelle leggi che poi ignora, ma nel profondo del suo cuore. La strada da percorrere è ovvia: dobbiamo vivere più naturalmente, desiderare di meno, amare di più e anche i malanni come il mio diminuiranno. Invece che cercare le medicine per le malattie cerchiamo di vivere in maniera che le malattie non insorgano. E soprattutto, basta con le guerre, con le armi. Basta coi "nemici". Anche quello che faceva impazzire le mie cellule non era tale. Al momento siamo noi i nemici di noi stessi.
Bisogna riportare una dimensione spirituale nelle nostre vite ora intrappolate nella pania della materia. Dobbiamo essere meno egoisti, meno presi dall'interesse personale e più dedicati al bene comune. Bisogna riscoprire il senso di quel meraviglioso, lapidario messaggio sulla facciata del duomo di Barga in Garfagnana che lessi da ragazzo durante una gita scolastica e che da allora m'è rimasto impresso nella memoria.

"Piccolo il mio, grande il nostro".

FONTE: UN ALTRO GIRO DI GIOSTRA
tratto da: Ecco cosa vedo 

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