venerdì 22 aprile 2011

Marea Nera un anno dopo: la minaccia dei pozzi abbandonati


Dopo il disastro ecologico della Marea Nera, si scopre che il problema nel Golfo del Messico è molto più grave del previsto e la soluzione non è vicina.

La lista governativa, pubblicata da Associated Press, comprende, a quanto riferisce msm.com, ben 27.000 pozzi petrolio e di gas che sono stati riempiti di cemento e abbandonati, senza essere sottoposti ad alcun monitoraggio, mentre altri 3.200 vecchi pozzi sono stati lasciati senza nemmeno una copertura di cemento. I pozzi privi di copertura sono ovviamente più esposti a eventuali fughe rispetto a quelli cementati. Questi 3.200 pozzi sono inutilizzati da almeno cinque anni e non è in corso per loro alcun progetto di riutilizzo. In ogni caso anche i pozzi esauriti, così come quelli che non lo sono ancora del tutto, possono avere fughe o perdite, e in ogni caso non vengono effettuati controlli periodici per monitorare eventuali problemi.


LISTA SBAGLIATA - Il Bureau of Ocean Energy Management, Regulation and Enforcement, che si occupa di monitorare le perdite relative a gas e petrolio negli Stati Uniti, ha da tempo la lista, ma non ha voluto consegnarla all’Associated Press né renderla in alcun modo pubblica. Solo a marzo ha accettato di renderla nota, dicendo che i pozzi nella lista erano stati controllati. Poi ha cambiato idea e in una nota ha corretto il tiro dicendo che per uno sbaglio era stata resa pubblica la lista sbagliata. Che significa ciò? Forse che si vuole far sapere il meno possibile di questi circa 3.200 pozzi, classificati lo scorso settembre come “temporaneamente abbandonati”?

CEDIMENTO DEL CEMENTO - Tale definizione presuppone che si potrebbe decidere di utilizzarli di nuovo, e che quindi non sono stati chiusi con il cemento in via definitiva. Ma sono stati messi in sicurezza per evitare perdite? Certo le multinazionali del gas e del petrolio preferiscono non chiudere in via definitiva i pozzi, perché se cambiano idea e decidono di riprendere lo sfruttamento è molto più facile rimetterli in attività. Ma lasciarli così non è un rischio troppo grande per un ambiente già così provato? Roger N. Anderson, geofisico alla Columbia University, ha dichiarato di essere molto preoccupato di un eventuale cedimento del cemento con cui sono chiusi i pozzi. “Non abbiamo sufficiente conoscenza di come il cemento si comporti con il passare del tempo. Il cemento si degrada, come vediamo nelle nostre strade. E poi cosa succede?” Inoltre ci sono gli uragani e le tempeste che possono creare danni ingenti ai pozzi.


IDLE IRON – David Pettit, avvocato del Natural Resources Defense Council, ha detto che la mancanza di controlli su questi pozzi inutilizzati lo rende nervoso. “Non ho idea dei danni che possono provocare.” Un programma di copertura dei pozzi inattivi, chiamato Idle Iron Program, c’è, ma è costoso e le compagnie non vorranno applicarlo. Gene Beck, ingegnere alla Texas A&M University, dice che le compagnie dovrebbero spendere 3 miliardi di dolalri per mettere in sicurezza tutti i pozzi. L’Apache Corporation, una delle più importanti compagnie del settore, interpellata sulla questione, si è detta preoccupata perché dovrebbe spendere 500 milioni di dollari in questa operazione, ma non è contraria. La Chevron U.S.A. e la BP (che, ricordiamo, ha causato la marea nera) non hanno nemmeno voluto rispondere. Intanto i pozzi abbandonati restano lì, abbandonati e minacciosi.

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