fonte: Cado in piedi 
Il 10 aprile '91 la tragedia del Moby Prince. Da allora 140 vittime attendono giustizia
 Per raccontare la tragedia  del Moby Prince del 10 aprile '91, una strage negata, partiremo dalla  fine: dal più recente atto giudiziario inerente la vicende e risalente  solo a qualche mese fa. L'ultimo, dopo 20 anni di inutili indagini e processi.  Partiremo cioè da una sconcertante osservazione conclusiva, messa nero  su bianco, dai magistrati livornesi che hanno chiesto e ottenuto l'archiviazione  dell'inchiesta-bis: "La ricostruzione della dinamica dell'evento può  apparire - come si è più volte sottolineato - banale nella sua  semplicità, e dunque non accettabile emotivamente, prima che  razionalmente, sopratutto in considerazione dell'enorme portata delle  conseguenze che ne sono derivate in termini di perdita di vite umane".
Per raccontare la tragedia  del Moby Prince del 10 aprile '91, una strage negata, partiremo dalla  fine: dal più recente atto giudiziario inerente la vicende e risalente  solo a qualche mese fa. L'ultimo, dopo 20 anni di inutili indagini e processi.  Partiremo cioè da una sconcertante osservazione conclusiva, messa nero  su bianco, dai magistrati livornesi che hanno chiesto e ottenuto l'archiviazione  dell'inchiesta-bis: "La ricostruzione della dinamica dell'evento può  apparire - come si è più volte sottolineato - banale nella sua  semplicità, e dunque non accettabile emotivamente, prima che  razionalmente, sopratutto in considerazione dell'enorme portata delle  conseguenze che ne sono derivate in termini di perdita di vite umane". 140 morti, nessun colpevole, niente misteri e traffici di armi, niente operazioni segrete relative alla appena terminata guerra del Golfo; semplicemente nebbia combinata con errori nella condotta di navigazione del traghetto. La ricostruzione della semplice "banalità" del disastro è stata resa possibile solo grazie all'esistenza di un elemento senza precedenti: un particolare banco di nebbia.
Come ebbe a sostenere il  comandante del porto di Livorno Ammiraglio Albanese: "L'avanporto di  Livorno non risulta a memoria d'uomo essere stato investito da una  nebbia così fitta". 
Una nebbia mai vista, né prima  né dopo il disastro, con caratteristiche eccezionali, bizzarre e, a  tratti, anche magiche. Già perché per poter ricostruire il disastro,  escludendo misteri e traffici di armi e materiali strategici nel porto  di Livorno come causa o concausa, la nebbia deve esserci per forza. A  costo di sostenere che si sia spostata controvento, anzi, in direzione  opposta a quella del fumo dell'incendio e a una velocità doppia di  quella della nave. Senza questa magica nebbia il  disastro non ha spiegazione se non come risultato di un atto doloso. Per  spiegare il disastro, avvenuto in un ristretto braccio di mare  affollato di petroliere e navi militarizzate americane intente a  movimentare armi ed esplosivi, alla presenza della ammiraglia della  flotta Shifco (coinvolta in traffici di armi nel 1991 e 1992 con Monzer Al Kassar, il "padrino" dei traffici Cia-Iran-Contras su cui indagheranno Ilaria Alpi e Miran Hrovatin  subito prima di essere assassinati a Mogadiscio il 20 marzo 1994) sin  dai primissimi momenti si è dovuta dimostrare tecnicamente e  "scientificamente" la presenza della particolarissima "nebbia  d'avvezione". Un fenomeno tipico dello stretto del Bosforo. Il fatto è  che nessuna stazione meteo ha mai rilevato a Livorno, la notte del 10  aprile 1991, le condizioni climatiche minime necessarie alla formazione  di questo particolare tipo di nebbia.
Anzi no: gli unici dati meteo  acquisiti relativamente alle temperature dell'aria e dell'acqua  necessari a giustificare tecnicamente e teoricamente la formazione della  nebbia d'avvezione, sono stati raccolti da documentazione fornita agli  inquirenti dalla nave militarizzata americana Cape Breton, la più vicina  al disastro. 
Il caso è tutto qui. Senza questi rilevamenti "made in  Usa" la nebbia che ha giustificato sino ad oggi il disastro non  esisterebbe.  Peccato che questa brutta pagina dei misteri d'Italia si  fondi sulle dichiarazioni e i rilevamenti del capitano della Cape Breton,  Brown, che ha messo a verbale di non aver né visto ciò che accadeva a  pochi metri dalla sua nave, né "capito esattamente che cosa stesse  succedendo" perché i soccorritori parlavano   concitatamente alla radio  in italiano.  Peccato davvero, perché il 15 aprile del '91, Petros Kotsis, comandante del mercantile Efidim Junior,  un'altra delle navi militarizzate dagli Usa ormeggiate nella rada di  Livorno, ha inviato alla procura della repubblica di Livorno un estratto  del libro di bordo della propria nave.
Nel documento, in una notazione relativa alle ore 23,30, e sino ad oggi sfuggito a tutti, si legge: «Da  una comunicazione telefonica tra il comandante della Cape Breton e il  suo Agente abbiamo appreso che due navi, una passeggeri e una cisterna,  sono entrate in collisione e hanno preso fuoco».
Il che significa che il comandante della Cape Breton, e l'agente  responsabile del trasporto di armi su questa stivate, sapevano  dell'esistenza della Moby Prince e del suo coinvolgimento con la  petroliera della Snam Agip Abruzzo, almeno un quarto  d'ora prima che i soccorritori riuscissero ad identificare il traghetto  in fiamme abbandonato alla deriva col suo carico di dolore, morte e di  disperazione. La Moby Prince e le sue vittime avrebbero meritato bel altre indagini, assai più determinate e complesse e ben altri risultati. In altre parole, semplicemente e banalmente, giustizia.
 
Ci sono vittime,quasi mai colpevoli-
RispondiEliminaEgill
Ricordo di aver visto un documentario molto inquietante su quella tragedia: troppi interrogativi a cui Ilaria Alpi cercava di dare una risposta.
RispondiEliminaCiao Egill! E in questo caso si può ben dire che eventuali colpevoli si sono persi nella nebbia :-((
RispondiEliminaBacio
Namastè
Dopo vent'anni ,ancora nessuna chiarezza su questa tragedia.Saluti a presto
RispondiEliminaGià Sara, il mistero si aggiunge al mistero, infatti anche l'assassinio della povera Ilaria è tuttora piuttosto misterioso (?)
RispondiEliminaAbbraccione
Namastè
Non ci sarà Giustizia fino a quando gli uomini non saranno (almeno in netta maggioranza) Giusti ... non si può avere ciò che non si conosce e a cui non si ambisce: l'ingiustizia impera perchè la maggior parte di noi è ingiusta in quanto è guidata dal suo ego e l'occasione .... ciò accade sia in alto che in basso senza distinzione di classe, sesso, razza o religione: l'egoismo è ciò che rende uguali tutti noi.
RispondiEliminaPer fortuna sono esistite, esistono ed esisteranno persone di luce che ci indicheranno sempre l'altra via, quella dell'AGAPE ... chissa mai quando verranno messe in pratica da tutti le loro bellissime parole e copiati i loro miracolosi atti?
Buona vita Rosa e grazie per il tuo impegno.
Ciao Cavaliere, sì, la vergogna sta proprio nel fatto che ci raccontino una favola incredibile, come quella del banco di nebbia, confidando che il sistema non solo l'accetterà , ma la confermerà.
RispondiEliminaUn abbraccione
Namastè
Anonimo, cosa dirti se non grazie!
RispondiEliminaIo faccio quel che so e che posso per centrare l'attenzione proprio sull'Agape e sono convinta come te che in questa forma assoluta e disinteressata d'amore stia l'unica soluzione possibile...questo tuo commento, ti confesso, avrei preferito fosse firmato perchè è proprio bello e gradito, ancora grazie ^_^
Un abbraccione
Namastè
Rosa non ha importanza il mio nome, anche perchè sono ancora restio a prendere la mia strada per cui non son degno ...
RispondiEliminaDa qualche mese ogni tanto ti lascio un commento anonimo per "sfogare" le emozioni che provo leggendo i tuoi post e, poi, anche perchè aprrezzo molto le tue risposte.
Complimenti ancora per la sensibilità e la gentilezza che esprimi nel tuo sito, continua così.
Anonimo, ognuno di noi è "degno"...e a questo proposisto vorrei salutarti con le sublimi parole di Nelson Mandela:
RispondiElimina"La nostra paura più profonda
non è di essere inadeguati.
La nostra paura più profonda,
è di essere potenti oltre ogni limite.
E' la nostra luce, non la nostra ombra,
a spaventarci di più.
Ci domandiamo: ' Chi sono io per essere brillante, pieno di talento, favoloso? '
In realtà chi sei tu per NON esserlo?
Siamo figli di Dio.
Il nostro giocare in piccolo,
non serve al mondo.
Non c'è nulla di illuminato
nello sminuire se stessi cosicchè gli altri
non si sentano insicuri intorno a noi.
Siamo tutti nati per risplendere,
come fanno i bambini.
Siamo nati per rendere manifesta
la gloria di Dio che è dentro di noi.
Non solo in alcuni di noi:
è in ognuno di noi.
E quando permettiamo alla nostra luce
di risplendere, inconsapevolmente diamo
agli altri la possibilità di fare lo stesso.
E quando ci liberiamo dalle nostre paure,
la nostra presenza
automaticamente libera gli altri."
Abbraccio forte ^_^
Namastè
Grazie infinite Rosa il tuo è il quinto e definitivo "pugno" che ricevo in questo fine settimana!
RispondiEliminaE' ora di prendere la mia via ....
In bocca in lupo a te e a tutte le persone di buona volontà!
Anonimo, lasciati risplendere e buon viaggio *_*
RispondiEliminaTi auguro il meglio di ogni cosa!
Namastè
le mettiamo in fila tutte le vittime che attendono giustizia? quante sono? centinaia di migliaia........
RispondiEliminadire vergogna è sempre dire poco....
ciao
Ciao Stellapolare e benvenuta! :-)
RispondiEliminaHai ragione, una fila davvero considerevole temo... e per le più svariate motivazioni, ma quasi sempre attinenti al potere ed al suo abuso...in un modo o nell'altro :-//
Un abbraccio e serena notte!
Namastè