lunedì 5 luglio 2010

Lavoratori e tartarughe a rischio

di Raffaella Ruffo

Dopo vent'anni di attività, rischia la chiusura per mancanza di fondi la Fondazione Cetacea di Riccione che fornisce cure mediche e delfini e alle tartarughe in via d'estinzione. Dall'anno scorso la Fondazione ha salvato già 112 cetacei che si erano arenati.

Il mare Adriatico è un'area di alimentazione e svernamento ottimale per delfini e tartarughe. I cetacei sono animali a rischio. Le tartarughe caretta caretta, in particolare, rientrano tra le specie in via d'estinzione. Moltissimi esemplari sono trovati morti o in fin di vita sulle spiagge dell'Adriatico perché sono catturati dagli ami e reti da pesca o spinti a riva dalle mareggiate troppo forti. Da vent'anni, la Fondazione Cetacea si occupa del recupero e salvataggio di questi animali, ma ora rischia la chiusura definitiva per mancanza di fondi. Peace Reporter ha intervistato Sauro Pari, il presidente della Fondazione Cetacea.

Come funziona la Fondazione Cetacea?

La Fondazione Cetacea è un'associazione senza scopo di lucro. Abbiamo allestito a Riccione un ospedale per le tartarughe con molte vasche specializzate con acqua salata, dotate di filtri e raggi UV per la disinfezione. Curariamo gli animali, anche grazie a una collaborazione con una clinica veterinaria di Modena sud. Quando le capitanerie di porto di Emilia Romagna e Marche sono allertate per la presenza di una tartaruga ferita o morta interveniamo noi. Se una tartaruga è ferita, la ospedalizziamo e capiamo da quale malattia è affetta. Se, invece, è morta prendiamo le misurazioni. Cerchiamo di accertare le cause e schediamo questi animali. Sono animali molto robusti, coriacei, e riusciamo a salvare il 70 percento di quelli che recuperiamo nelle spiagge o nei porti.

Qual è la situazione ambientale del Mare Adriatico settentrionale?

Le condizioni sono cambiate negli ultimi quindici anni, ma è sempre molto pescoso. E' un mare con fondale basso dove tutte le specie vengono a deporre le uova. Negli ultimi quindici anni, è aumentata la salinità perché è diminuito l'apporto dei fiumi di acqua dolce. Ora si vedono specie che prima erano rare come i barracuda. Continuiamo a trovarvi anche i grossi mammiferi marini come balenottere e capodogli, attirati dalla possibilità di nutrirsi.

Quali interventi avete realizzato fuori dalla regione nell'ultimo anno?

Siamo intervenuti nel dicembre 2009 in un'operazione di aiuto alle squadre locali quando c'è stato lo spiaggiamento di sette capodogli sulle spiagge di Varano, al largo del Gargano. E' stata un'esperienza pesante perché abbiamo visto questi animali enormi, bellissimi, morire senza poter fare nulla.

Un caso di successo...

Noi siamo una delle poche strutture, se non l'unica in Italia, attrezzata per il recupero di cetacei e grandi vertebrati. Già in passato siamo intervenuti sui delfini (tursiupi e grampi). Abbiamo avuto successo nel caso di un cucciolo di grampo, recuperato nel porto di Ancona nel 2005. Ora il grampo, conosciuto da tutti come Mary G., si trova presso il delfinario Oltremare perché non saprebbe sopravvivere in mare aperto.

Quali sono i problemi della Fondazione Cetacea?

Noi esistiamo da vent'anni e svolgiamo un servizio sociale. Le tartarughe caretta caretta su cui interveniamo sono degli animali protetti e inclusi in una lista internazionale di specie a rischio d'estinzione. Quindi, stiamo svolgendo un servizio anche per conto dello Stato senza che vi sia nessun riconoscimento. Non chiediamo lauti stipendi, ma il rimborso per le spese mediche che l'anno scorso sono state pari a 77 mila euro. Le tartarughe continuano a mangiare, ma sono sei mesi che noi non prendiamo lo stipendio.

Quali sono le prospettive future?

Il bilancio della Fondazione è in rosso. La regione Emilia Romagna ritiene che il nostro sia un lavoro necessario e può essere che vi siano sviluppi futuri positivi. Sono ottimista, altrimenti non potrei continuare a fare questo lavoro.

E' giusto tenere animali in cattività?

Noi facciamo un lavoro diverso rispetto al delfinario Oltremare da cui è nata la Fondazione. Oggi siamo totalmente autonomi. A mio parere, la cattività è una soppressione della dignità degli animali. Speculare sulla presenza dei cetacei è molto sbagliato. All'interno della Fondazione, sicuramente, vi sono altri che pensano sia meglio tenere un animale in cattività pur di salvarlo. L'importante è che, nonostante le opinioni differenti, si agisca di comune accordo nell'interesse dei cetacei quando sono necessarie operazioni di salvataggio e cure mediche.

E' possibile firmare una petizione per salvare la Fondazione Cetacea sul sito: www.petizionionline.it


fonte: peaceReporter.net

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