sabato 19 febbraio 2011

Anche donne fra le vittime del traffico di organi in Kosovo


Vi furono anche donne e non solo prigionieri di guerra serbi nel macabro traffico di organi umani messo in atto alla fine degli anni novanta in Kosovo e Albania. E non è escluso che gli espianti avvenissero non solo da cadaveri ma anche da persone ancora vive, che morivano successivamente agli interventi attuati nelle apposite “cliniche” degli orrori. Sono alcuni dei nuovi particolari che i media serbi hanno diffuso su una vicenda già tristemente nota da anni, ma che sta nuovamente scuotendo gli ambienti politici e diplomatici dei Balcani dopo l’adozione il mese scorso del rapporto dello svizzero Dick Marty da parte dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa. Basandosi su un rapporto dell’Unmik (missione dell’Onu in Kosovo) del dicembre 2003, i media di Belgrado hanno fornito ulteriori elementi sulla vicenda, che aveva come vittime principali prigionieri serbi degli indipendenstisti dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck) e che vede coinvolto fra gli altri l’attuale premier kosovaro Hashim Thaci, allora tra i leader dell’Uck. Il trasporto dei prigionieri serbi nel nord dell’Albania, dove venivano uccisi e i loro organi prelevati e venduti, cominciò alla metà del 1999 quando tra cento e 300 persone furono rapite, si legge nel rapporto che Unmik consegnò alla fine del 2003 al Tribunale penale internazionale dell’Aja per i crimini nella ex Jugoslavia (Tpi). Stando ai media di Belgrado, un’inchiesta ufficiale tuttavia non fu mai avviata.

Gran parte delle vittime, si legge nel rapporto, erano uomini serbi del Kosovo fatti prigionieri fra giugno e ottobre 1999. A cominciare dall’agosto 1999 alcuni di quei prigionieri furono trasferiti dal nord dell’Albania in altri luoghi di detenzione (case private e stabilimenti industriali) nel centro del paese, in prevalenza nei pressi della città di Burrel, circa 110 km a sudovest di Kukes. I prigionieri venivano condotti inoltre in campi di detenzione vicino a Peshkopi, 50 km a est di Burrel. Stando al rapporto, i prigionieri portati nell’Albania centrale venivano trasferiti ulteriormente ,a piccoli gruppi, verso una casa privata a sud di Burrel, trasformata in una clinica di fortuna. Lì venivano eseguiti gli espianti di organi sui prigionieri, che poi morivano e venivano sepolti nelle vicinanze. L’età delle vittime oscillava fra i 27 e i 50 anni. Gli organi espiantati venivano quindi trasportati all’aeroporto di Rinas, presso Tirana, da dove partivano per paesi esteri, di regola con voli commerciali, il lunedì e il mercoledì per Istanbul. Tra i prigionieri condotti alla clinica presso Burrel vi era anche un piccolo numero di donne provenienti dal Kosovo, dall’Albania e dall’Europa dell’est. L’ultimo trasporto di prigionieri verso la clinica si registrò nella primavera o inizio estate del 2000. Il rapporto di Unmik, secondo i media serbi, si basa su interviste con almeno otto testimoni. Le operazioni di trasporto delle vittime e le procedure mediche e churgiche venivano attuate con il contributo o con il coinvolgimento diretto di esponenti di alto e medio rango dell’Esercito di liberazione del Kosovo (Uck), come pure di medici kosovari e di altri paesi. L’intera operazione, afferma il rapporto di Unmik, fu appoggiata da uomini legati alla polizia segreta albanese del passato governo di Sali Berisha.

4 commenti:

  1. Quando leggo storie come questa che riguardano il traffico di organi mi viene voglia di dire: era meglio quando la chirurgia medica non aveva raggiunto questi traguardi. Gli uomini sembrano non meritare gli stessi traguardi della conoscenza. Scusa lo sfogo.
    Namastè

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  2. Tutt'altro che da scusare caro Francesco, trovo che invece che tu abbia ragione questa storia è agghiacciante.
    Se questo è il risultato di tanta "conoscenza" meglio , per noi, sarebbe stato rimanere dei primitivi...

    Ti abbraccio e buona serata
    Namastè

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  3. http://www.gliitaliani.it/2011/02/anche-donne-fra-le-vittime-del-traffico-di-organi-in-kosovo/comment-page-1/#comment-6432

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  4. http://www.facebook.com/notes/firmos-peticionin-shqiperi-natyrale/deklarata-e-doktorit-serb-goran-kronja-akuzat-per-trafik-organesh-fantazi-dhe-tr/10150104726732899, se provate a tradurla, potrete leggere la testimonianza di chirurgo serbo, Goran Kronja, ex-capo squadra di trapianti nella più prestigiosa struttura medica in Serbia, Accademia Medica Militare. Lui,in breve, tenendo conto delle strutture ospedaliere e condizioni di guerra, ESCLUDE CATEGORICAMENTE LA POSSIBILITÀ di trapianti dei organi e loro utilizzo. Lui dice, se sarebbero fatti, gli organi sarebbero inutilizzabili, vuol dire non gli avrebbe comprato nessuno. Perciò, è strano, come una commissione UE perde tempo e denaro nelle stupidate di questo tipo, che prima o poi saranò qualificate come tali, di sicuro. Leggete la testimonianza, prima di credere a qualsiasi cosa, e fare le figuracce.

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