Nota di Pino Cabras in fondo all'articolo.
La marcia indietro è tanto clamorosa quanto umiliante (anche se già  prospettata e "addolcita" da Giulio Tremonti):  il governo ha deciso di  annullare il programma nucleare che aveva  difeso con le unghie e con i  denti accusando i verdi-comunisti di voler  solo sfruttare l'emozione di  Fukushima, ed ha inserito nella moratoria già prevista nel decreto legge  omnibus, all'esame dell'aula del Senato, l'abrogazione di tutte le  norme per costruire le nuove centrali nucleari nel Paese.
L'emendamento  ammazza-nucleare dice:
«Al fine di acquisire ulteriori evidenze scientifiche mediante il supporto dell'Agenzia per la sicurezza nucleare, sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea, non si procede alla definizione e attuazione del programma di localizzazione, realizzazione ed esercizio nel territorio nazionale di impianti di produzione di energia elettrica nucleare».
A pretendere la retromarcia, di fronte a sondaggi  disastrosi (54% degli italiani intenzionati a votare il 12 e 13 giugno) e  per evitare che, trascinati dal nucleare, si raggiungesse anche il  quorum sul referendum sul legittimo impedimento, sarebbe stato Silvio  Berlusconi in persona. Anche il Comitato Vota Sì per fermare il nucleare  sembra preso di sorpresa e parla di «Marcia indietro del governo sul  nucleare».
La scelta dell'esecutivo di fare marcia indietro era  stata in  qualche modo anticipata da una serie di uscite degli ultimi  giorni del  ministro dell'Economia Giulio Tremonti, molto critiche  nei  confronti dell'opportunità di massicci investimenti sul nucleare.   Dichiarazioni culminate oggi con l'intervento davanti alla Commissione   Affari Costituzionali del Parlamento Europeo:
«Questa fase - ha detto Tremonti - va utilizzata anche per sostenere investimenti pubblici destinati a operazioni di interesse collettivo. Il finanziamento delle energie alternative risponde a questa esigenza».
Il presidente  nazionale di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, commenta così:
«Consapevoli che il quorum nel referendum di giugno sarebbe stato raggiunto e che la stragrande maggioranza degli italiani, di tutti gli schieramenti politici, sono contrari al nucleare, il governo ha deciso di abrogare le norme per la realizzazione di nuove centrali atomiche. Salta quindi anche il referendum ma non cala l'attenzione da parte delle associazioni che continueranno invece a vigilare affinché il nucleare cacciato ora dalla porta non si riaffacci dalla finestra, magari tra un anno, quando le acque si saranno calmate e l'incubo di Fukushima sarà meno opprimente. Questa grande vittoria del movimento antinucleare sia la spinta decisiva per avviare un nuovo piano energetico nazionale basato sulle fonti rinnovabili, che escluda definitivamente il ritorno all'atomo, rispondendo positivamente agli obiettivi internazionali e garantendo al Paese occupazione e sviluppo di qualità».
In serata  si apprende dall'ansa che sarà il Consiglio dei ministri a  definire la  nuova strategia energetica nazionale: palazzo Chigi spiega  in una nota  il contenuto dell'emendamento presentato al decreto  omnibus all'esame  del Senato. La strategia energetica terrà conto delle  indicazioni  dell'Ue e degli organismi internazionali e prima di essere  approvata dal  CdM, sarà sottoposta alla conferenza Stato-Regioni e  Commissioni  parlamentari. L'emendamento abroga le norme sul programma  nucleare e  sulla localizzazione delle centrali.
Nota di Pino Cabras per Megachip
 
 Se  non fosse che fanno molti danni, a volte basterebbe lasciarli parlare.  Prendiamo Giulio Tremonti. A settembre 2010 aveva concesso un'intervista  in cui, come al solito ostentando sicumera, dettava otto punti per l'Italia  degli anni a venire. Uno di questi punti era proprio il Nucleare.  Tremonti semplificava la vasta questione del fabbisogno energetico  dell’Italia e dell’Europa al punto da ridurla alla piccola quota di  energia elettrica che avremmo - fra troppi anni, dopo enormi  investimenti – da uranio e plutonio: « La mancanza del nucleare la  paghiamo sul Pil: gli unici ad importare tutta l'energia», ammoniva  Tremonti. E quindi, puntava tutto sull’atomo, tanto che nei mesi  successivi tagliava gli incentivi per le energie rinnovabili, ormai lì  lì per ammazzare una delle poche industrie davvero in piedi.
Poi che succede? Giulio scopre  che, per tirare a campare, questo governo deve vivere per davvero alla  giornata. Il referendum fra due mesi conta più dei programmi  pluriennali: l’effetto Fukushima solleverebbe un’onda di voti in grado  di infliggere una sconfitta storica al governo, perché tra i voti  sollevati ci sarebbero anche quelli sull’acqua pubblica e sul “legittimo  impedimento”. È dunque con la stessa sicumera di sempre che Tremonti  pronuncia il nuovo fatidico discorso: «Questa fase va utilizzata anche  per sostenere investimenti pubblici destinati a operazioni di interesse  collettivo. Il finanziamento delle energie alternative risponde a questa  esigenza». Perciò, niente Nucleare.
Per carità, questo ci sta bene.  Ma è il modo, l’improvvisazione cialtrona con cui le decisioni sono  prese che sgomenta. Ogni dietrofront è ispirato da tattiche e malizie di  cortissimo respiro. Tremonti voleva il nucleare senza badare alle  conseguenze durature. Non aspettiamoci che ora lo abbandoni per una  visione da statista. Non sa guardare a un orizzonte superiore ai pochi  mesi, ma parla ogni volta come se avesse appena inventato l’Impero  Romano.

 
E Scajola non parla?
RispondiEliminaCome ho già scritto in un altro commento, è necessario non abbassare la guardia...Abbraccio
RispondiEliminaAlberto, nella tua domanda sta la risposta credo...tace,ma secondo me non demorde... in attessa che ci si dimentichi di Fukushima :-//
RispondiEliminaAbbraccione
Namastè
Sì Farfallalegger@, è quello che vado ripetendo a nastro anche io in questi giorni :-)
RispondiEliminaAbbraccio ricambiato!
Namastè
Noooo....che peccato il mancato referendum sul nucleare!!!!
RispondiEliminaAvrei voluto coinvolgere mio figlio ( 14 anni) che scalpitava solo all'idea dei volantinaggi, dei comizi in piazza e degli incontri presso le associazioni locali, per ribadire il NO al nucleare. Vabbè...ci contenteremo della battaglia per l'acqua pubblica.
walter
Ciao Walter, beh tuo figlio può comunque attivarsi per i referendum sull'acqua che sono altrettanto fondamentali e vanno assolutamente seguiti con la medesima passione civile.
RispondiEliminaIl legittimo impedimento anche, sebbene sia più specifico e politico, perchè la legge deve essere uguale per tutti.
Abbraccio
Namastè
Caro Alberto, non ne parla perche' ha trovato il petrolio e vuole trapanare...................
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