Notizie nefaste per i carnivori. Uno  studio americano condotto dalla Infectious Diseases Society of America –  e pubblicato sulla rivista Clinical Infectious Diseases – informa che circa la metà di tutta la carne e del pollame dei negozi americani è infetto.
In particolare, la carne esaminata (per la precisione il 47%) contiene in tassi elevati lo Staphylococcus aureus,  un batterio legato a molte comuni malattie umane. In oltre la metà dei  casi, questi batteri si sono rivelati resistenti ad almeno tre classi di  antibiotici: in poche parole, sono delle vere e proprie bombe  biologiche.
Certo,  non che non si potesse già immaginare, ma per la prima volta è stata  notificata nero su bianco la pericolosità connessa al consumo dei cibi  animali più comuni. Che risultati simili siano ovvi, può facilmente  essere dedotto prendendo in considerazione la forte presenza di farmaci e  ormoni usati negli allevamenti del bestiame, resi necessari ovviamente  per far fronte alla grossa quantità di carne voluta dalla produzione: un  farmaco oggi e un farmaco domani e la generazione di batteri  ultra-allenati e resistenti è assicurata.
Cosa significa questo in soldoni?  Semplice: “le infezioni stanno diventando sempre più resistenti agli  antibiotici esistenti”, ha detto il dottor Hughes, presidente del’IDSA.  In ancora meno parole: gli antibiotici sono sempre meno utili, sia a  fronte di un’alimentazione ricca di tossine e batteri che per un uso  sconsiderato di questo tipo di farmaci.
La situazione è così poco simpatica da  indurre l’Organizzazione Mondiale della Sanità ad adottare come tema  centrale del Giorno Mondiale della Salute proprio la resistenza agli  antibiotici. Sorge quasi automatica dunque la corsa agli armamenti: pare  che diversi enti di ricerca stiano cercando di creare almeno una decina  di super-antibiotici in grado anche di debellare gli ultimi batteri  incriminati.
Molto poco da queste istituzioni,  invece, viene detto sulla prevenzione e sull’adozione di comportamenti  alimentari e salutistici più “sensati” per il nostro organismo.  Possibile? Che la “resistenza” davvero problematica non sia quella agli  antibiotici ma quella alla revisione delle proprie abitudini e certezze?  La domanda, naturalmente, è retorica.
L’articolo completo in questione è: A.  E. Waters, T. Contente-Cuomo, J. Buchhagen, C. M. Liu, L. Watson, K.  Pearce, J. T. Foster, J. Bowers, E. M. Driebe, D. M. Engelthaler, P. S.  Keim, L. B. Price. Multidrug-Resistant Staphylococcus aureus in US Meat and Poultry. Clinical Infectious Diseases, 2011; DOI: 10.1093/cid/cir181.
 
Spero che non siano anche resistenti al calore della cottura, altrimenti siamo davvero condannati.
RispondiEliminaEh già Anonimo, grosso problema per i carnivori :-|
RispondiEliminaPersonalmente sono vegetariana da diversi anni... e da qualche tempo vegana, quindi per me niente carne, ne' derivati animali di nessun genere :-)
Abbraccio
Namastè
Basterebbe non mangiarla!
RispondiEliminaAppunto Erborista!
RispondiEliminaMa questa è una questione di scelte...
e credo che le scelte di ognuno vadano rispettate sempre ;-)
Namastè