venerdì 29 ottobre 2010

Il rapporto per l’"anno europeo della lotta contro la povertà"

dipinto: Pablo Picasso-(DarioD'andelo)


È stato presentato a Roma in questi giorni il X rapporto sulla povertà in Italia curato dalla Caritas Italiana e dalla Fondazione Emanuela Zancan di Padova. Il Rapporto 2010 ha un titolo che non lascia dubbi: “In caduta libera” (sintesi in.pdf). Il rapporto guarda alla povertà in Italia e in parte in Europa, ai suoi nuovi volti, a come si è modificata, alle emergenze, urgenze e alle possibili risposte a questa lunga crisi economica.
I numeri: mezzo milione di poveri in più in Italia solo nel 2009. Circa 8 milioni 370 mila persone sono “in condizioni di forte fragilità economica”, di questi il 4,7% vive in condizioni di povertà assoluta, ovvero non è in grado di accedere ai beni essenziali che consentono di vivere uno standard di vita minimamente accettabile.
È questa la fotografia. Dati preoccupanti che partendo dalla famiglia evidenziano la sempre crescente categoria degli “impoveriti”: persone che nel corso degli ultimi anni hanno visto cambiare la propria posizione in senso peggiorativo e che sono attualmente a rischio di cadere sotto la linea della povertà, ovvero “circa 983 Euro per un nucleo di due persone”.
Le strade che portano alla povertà - evidenzia ancora il rapporto - sono quindi “sempre più veloci, complesse, multidimensionali, con frequenti uscite e ritorni da una situazione di disagio sociale evidente”. “Non è vero - afferma il documento - che siamo meno poveri come farebbero pensare i dati ufficiali del luglio 2010”, l'affermazione dell'Istat si basa su calcoli che danno “un'illusione ottica” che non tiene conto di quanto la linea della povertà relativa si sia abbassata in relazione al costo della vita.

A registralo sono dati oggettivi. Nel biennio 2009-2010, oltre all’aumento del 25% del numero di persone che si rivolgono alla Caritas per chiedere aiuto, “in egual misura da tutte le regioni d’Italia”, cresce del 40% la presenza degli italiani e del 30% quella dei “nuovi utenti”. Ritornano in Caritas le “vecchie conoscenze”, anche dopo 5-6 anni dall’ultima visita e cresce il numero di famiglie seguite “solo” dalla Caritas o da altre espressioni della Chiesa locale oltre a confermarsi l’affacciarsi di “nuove situazioni di impoverimento degli immigrati”.
Tra le fasce più vulnerabili vi sono le persone appartenenti all’età di mezzo, i separati e divorziati, le donne sole e quelle che non riescono a rientrare nel mercato del lavoro dopo la maternità, i lavoratori precari, i licenziati, i cassaintegrati e le famiglie monoreddito.
Per Mons. Giuseppe Pasini presidente della Fondazione Zancan “Su 100 famiglie, poco più di 11 sono povere. Se noi aumentiamo fino a tre figli, il numero dei poveri cresce; con quattro figli sono poveri quasi il 17 per cento, con cinque figli si arriva al 26 per cento. Cioè, sostanzialmente, le condizioni sono tali per cui una famiglia che decide di avere un figlio in più, oggi si sente condannata all’impoverimento. E prim’ancora c’è un’altra considerazione da fare, viene anche spostata sempre più avanti l’età in cui un giovane decide di sposarsi. I dati ci dicono che oggi le donne si sposano a 29 anni, gli uomini a 32, e questa è l’età media. Tutta la società rallenta e si invecchia”.
Un quadro a tinte scure che impone la necessità di politiche efficaci e non di breve periodo. Giudizio negativo, secondo i questionari del rapporto su “social card” e "bonus famiglia", interventi - rileva don Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana - che “andrebbero migliorati e opportunamente modificati” come auspicato dalla società civile.
Questa parte d’indagine, effettuata con la collaborazione delle Acli e della Cisl, mette in evidenza come la misura considerata più efficace nel contrasto delle situazioni di povertà non è la Social card, ma l’abolizione dell’Ici per la prima casa. Nello specifico, mentre il 69,2% degli intervistati valuta l’abolizione dell’Ici per la prima casa “abbastanza” o “molto efficace” nel ridurre la povertà, ben il 94,9% degli operatori ritiene “poco” o “per niente utile” la Social card. Un po’meno negativo il giudizio sul bonus famiglia, il bonus elettrico e il bonus gas che vengono comunque considerati “poco” o “per niente” utili nel contrasto della povertà dal 58% degli operatori intervistati.
Dura Vera Lamonica della segretaria confederale della CGIL: “il 2010 e' l'anno europeo della lotta alla povertà e all'esclusione sociale ma il governo italiano non se ne è neanche accorto visto che continuiamo ad essere agli ultimi posti in Europa per mancanza di politiche dedicate ed inefficacia delle poche misure adottate”.
Gli fa eco Mons. Crociata - segretario generale dei vescovi italiani ''non è dunque semplicemente una questione di assistenza: è piuttosto una questione di giustizia, di dignità e di libertà. Chi ha a cuore il futuro del Paese non si limita a reclamare politiche pubbliche efficaci ed efficienti, ma persegue anche percorsi di giustizia, di dignità, di libertà e soprattutto di responsabilità, perché è questa la parola chiave per guardare con realismo e fiducia a un futuro condiviso''.
Che fare? Un segnale utile, suggerisce don Nozza, sarebbe quello di “riconoscere in qualche modo il prezioso lavoro di cura delle famiglie con gravi carichi assistenziali” come succede in Svezia e Finlandia. [A.G.]

http://www.unimondo.org/Notizie/Il-rapporto-per-l-anno-europeo-della-lotta-contro-la-poverta

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