sabato 23 ottobre 2010

Quell'ombra è un fratello

fonte: Vita Trentina 
Vittorio Cristelli

C'è un apologo tibetano-buddista che narra: “Ho visto un'ombra in mezzo alla foresta e ho avuto paura perché cerdevo che fosse una belva feroce. Mi sono avvicinato e ho visto che era un uomo. Mi sono avvicinato ancora di più e ho visto che era un fratello”. Questo apologo è adottato da Federico Schiavon, già direttore della pastorale dei Rom e dei Sinti della Fondazione Migrantes, per descrivere la situazione degli zingari ultimamente espulsi in massa nella Francia di Sarkozy, ma anche dal ministro degli Interni italiano, Maroni.
Ci si ferma alla prima impressione. I Rom sono ombre che possono costituire una minaccia. Nei loro confronti esiste solo il “pacchetto sicurezza”, che prevede sgomberi ed espulsioni. Ha incominciato Sarkozy e unici in Europa ad applaudire sono stati Berlusconi e Maroni, aggiungendo che l'Italia sarebbe stata ancora più dura.

Sta il fatto che Viviana Reding, vice presidente della Commissione giustizia dell'Unione Europea, ha assimilato le “deportazioni del popolo nomade a quelle della Seconda Guerra mondiale”. E dove sono, si chiede Schiavon, le radici cristiane dell'Europa? Sui giornali e alle televisioni si vedono solo sgomberi e ruspe che abbattono le baracche.
Civiltà europea vorrebbe che si guardasse meglio e si scoprirebbero uomini e donne, gente che piange e che ride, gente che si ama e si dà da fare per la famiglia. E frotte di bambini che giocano e si rincorrono, molti dei quali appena tornati dalla scuola. Il cristianesimo, come il buddismo, sospinge ad avvicinarsi ancora di più per scoprire che sono tutti nostri fratelli. Uno zingaro lombardo ha rilevato malinconicamente che “oggi la gente non si vergogna di dire quello che una volta si vergognava solo di pensare”.
E le istituzioni? Si registra il silenzio assordante non solo nella società civile, ma anche nella Chiesa, che non ascolta nemmeno quei cristiani che hanno fatto la scelta di condivisione concreta con questi figli di Dio. E non ci si chiede nemmeno dove vanno a finire queste “ombre”, come non ci si chiede e men che meno si documenta dove finiscono gli immigrati respinti dalle coste italiane verso la Libia.
Sull'argomento ha scritto recentemente anche il nostro padre Alex Zanotelli, che dai sotterranei della storia di Korogocho è approdato a Napoli. Parla di campi nomadi in condizioni drammatiche di invivibilità, senza i servizi essenziali. Si sofferma poi su quello di Scampia che “sopravvive tra roghi ed immondizie”. Sono 700 persone, delle quali 400 bambini in buona parte “avviati da anni alla scuola”.
Il laico Giuliano Amato ha scritto sul Sole 24ore: “Le ragioni del consenso impediscono di prendere atto che gli stessi immigrati illegali, i paria della nostra comunità nazionale, sono titolari di diritti e con loro lo sono i loro figli, giacché l'istruzione, la salute, l'assistenza legale, la sicurezza sul lavoro, sono diritti non del cittadino, ma della persona”. E si chiede: “Gli immigrati illegali sono almeno persone?”.
Appunto: persone e non ombre. E per i cristiani, fratelli e sorelle. Ad impedire questa scoperta, secondo Giuliano Amato, sono “le ragioni del consenso”, cioè quel meccanismo per cui agitando le paure e le ombre è facile ottenere il consenso dei pavidi.
Gli fa eco sul piano ecclesiale Antonio Thellung, teologo, per il quale “un Dio patrigno e una società di fratellastri favorisce quel regime basato su potere e sudditanza, religioso e civile, così gradito ai prepotenti e ai pavidi”. L'espulsione indiscriminata è prepotenza e il consenso ad essa è pavidità.

tratto da: www.unimondo.org

2 commenti:

La moderazione dei commenti è stata attivata. Tutti i commenti devono essere approvati dall'autore del blog.
Non verranno presi in considerazione gli interventi non attinenti agli argomenti trattati nel post o di auto-promozione.

Grazie.