martedì 14 dicembre 2010

Buenos Aires, la guerra fra poveri


Il parco Indoamericano, polmone verde e rifugio dei migranti in cerca di un lavoro, è stata sgomberata con la forza dal sindaco Macri. Quattro i morti per gli scontri fra residenti
Il parco Indoamericano è un immenso polmone verde nel quartiere Villa Soldati, zona sud di Buenos Aires, e da molto tempo era il rifugio di migliaia di migranti senza permesso di soggiorno, che lì avevano trovato una rete sociale a cui aggrapparsi per non morire nell'indifferenza. Martedì 7 dicembre, però, il sindaco Mauricio Macri ha deciso di procedere allo sgombero forzato dell'intera area per mano della Polizia metropolitana. Ma vista l'enorme sproporzione fra migranti e poliziotti, le forze dell'ordine hanno perso il controllo della situazione e il risultato è da bollettino di guerra: tre morti accertati - ma fonti ufficiose parlano di quattro - e centinaia di feriti.
Gli scontri si sono protratti per giorni, degenerando in particolare fra gli stessi occupanti del parco e gli abitanti dei quartieri circostanti. Un caos, per risolvere il quale Macri ha chiesto l'intervento delle autorità nazionali, negatogli dalla presidente Cristina Fernández, che tramite il capo di gabinetto, Aníbal Fernández, ha precisato come problemi del genere non si debbano risolvere con la forza, ma sedendosi e trovando soluzioni costruttive.
La vicenda ha sconvolto il paese e acceso un dibattito sulle questioni migratorie e le varie implicazioni sociali e politiche. Da una parte Macri, che ha accusato il governo di essere stato troppo blando con i cittadini stranieri accampati nelle cosiddette villas miseria della capitale, dove si concentra il 72 percento di boliviani, paraguaiani e peruviani arrivati in Argentina per disperazione. E dall'altra la Casa Rosada, che ha risposto tacciando il sindaco bonearense di xenofobia.
"Siamo tutti coscienti che l'Argentina è esposta a una politica fuori controllo, dove lo Stato non si fa carico del proprio ruolo. Sembra che sia la città di Buenos Aires a doversi far carico dei problemi abitativi dei paesi limitrofi", ha tuonato il destrorso Macri. "Discorso xenofobo. Tanta xenofobia ci ha portati in questi giorni a un terzo morto, un cittadino boliviano - ha ribattuto la presidente venerdì dieci dicembre, quando ancora il bilancio dei morti era fermo a tre - perché altri risultati non arrivano da politiche del genere. La violenza non porta mai soluzioni alla gente".
Una situazione che è scivolata anche in tensioni diplomatiche, con l'ambasciata boliviana che ha preteso pubbliche scuse da Macri per il "clima di xenofobia che sta scatenando contro la comunità boliviana". "Non ho niente per cui chiedere scusa - ha ribattuto il governatore bonearense -. E' il governo che ha mentito ai fratelli latinoamericani dicendo loro che il nostro paese, con il suo 30 percento di povertà, ha una soluzione anche per loro". Quindi ha voluto difendere le forze di sicurezza che non avrebbero, a suo dire, ucciso nessuno. "Quei morti sono il frutto dell'intromissione delle bande di delinquenti da sempre in azione nei quartieri miseri della città", ha aggiunto. E che grandi tensioni sociali siano all'ordine del giorno nei vari slums di Buenos Aires non è certo una novità. Anzi, molte organizzazioni civili, fra cui le Madres de Plaza de Mayo, hanno denunciato la presenza di bande di nacrotrafficanti che avrebbero approfittato del caos per regolamenti di conti e blitz. Al centro c'è il controllo dei terreni e lo sfruttamento della miseria. Per occupare un fazzoletto di terra con due tavole di legno e un tetto in lamiera, infatti, i migranti sono costretti persino a pagare una sorta di pizzo alle bande che controllano la zona. E molte famiglie indigenti sono state persino costrette a sfollare. Alla base di tutto c'è dunque una totale assenza di politiche di inclusione sociale, che lasciano questi disperati in balia dei criminali.

"E' certo che l'Argentina ha problemi di povertà, ma solo nella capitale ci sono 120mila proprietà vuote che potrebbero venire destinate ai senza tetto - ha spiegato Fernando Ojeda, di Red Hábitat Argentina a Bbc Mundo -. Ma in questo paese si discrimina chi è povero". Un attenggiamento che dunque andrebbe al di là della nazionalità.
Intanto, l'intero quartiere Villa Soldati è oggi totalmente circondato da un cordone di polizia in assetto anti-sommossa che tenta di presiedere la calma dopo la tempesta. Sono stati dispiegati anche veicoli blindati ed elicotteri. Per l'occasione, la presidente Fernandez de Kirchner ha deciso di creare un nuovo ministro per la sicurezza da affiancare al ministro della Difesa Nilda Garre.
Questo come primo masso verso la mediazione del conflitto, che prevede anche un censimento di tutte le famiglie rimaste nel parco e una successiva politica di servizi che vada a migliorare la situazione, a dispetto della passività in tal senso dimostrata dalla politica di Macri. In base ai primi dati, pare che siano circa quattromila le persone ancora lì in attesa di una sistemazione edilizia. Conoscere a fondo il problema per iniziare a risolverlo è la filosofia adottata dalla Casa Rosada che intanto punta a sedare l'emergenza e a sfamare la gente per poi cercare una soluzione definitiva. Macri permettendo.

link http://it.peacereporter.net/articolo/25766/Buenos+Aires%2C+la+guerra+fra+poveri

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