mercoledì 29 dicembre 2010

Messico, il lavoro che non rende liberi

tratto da: PeaceReporter
 
Centinaia di persone vengono rapite e costrette a lavorare nei campi gestiti dalle organizzazioni criminali

Cinquanta operai sono stati liberati dalla Policia Federal dopo essere stati sequestrati per diversi giorni e costretti a lavorare nei campi nello Stato di Sonora, nel nord del Paese. I cinque uomini che dovevano controllare gli operai sono stati arrestati.
Secondo quanto raccontato dalle forze di sicurezza messicane, gli operai sarebbero stati liberati dopo che una pattuglia aveva notato dei movimenti strani nei pressi di un edificio non distante dai campi da coltivare. Soprattutto la polizia aveva notato che alla loro vista gli operai avevano fatto di tutto per nascondersi. Ovvio ci fosse qualcosa che non andava secondo le regole. Dopo poco l'intervento e l'amara scoperta della riduzione in schiavitù dei 50 uomini.
Gli agenti, poi, hanno raccontato che alcuni lavoratori presentavano segni evidenti di lesioni, conferma degli abusi e delle botte subite dai loro aguzzini. Una pratica che negli ultimi mesi sembra essersi ben consolidata all'interno del panorama criminale nord messicano. Di fatto alcuni lavoratori sono stati costretti a rivolgersi alle cure del più vicino ospedale. Dopo i primi interrogatori è emersa la cruda verità. I cinquanta uomini erano stati rapiti a Eloxochitlán, nello stato di Puebla. Fra loro ci sarebbero almeno quindici minorenni e dopo le prime cure mediche avrebbero tutti sporto denuncia nel locale ufficio di polizia.
La liberazione dei cinquanta lavoratori non è una novità. Qualche settimana fa, infatti, altre 107 persone (tutte di età compresa fra i 18 e i 70 anni) sono tornate alla libertà dopo essere state sequestrate da gruppi criminali che le ha costrette a lavorare come schiavi per mesi in una fabbrica produttrice di borse e chiusure lampo, camuffata da centro per il recupero di alcoolisti e tossicodipendenti. Una vita d'inferno in una fabbrica totalmente clandestina, terminata solo grazie alla tenacia di uno dei lavoratori che dopo essere riuscito a scappare si è rivolto alla polizia che è intervenuta.
In manette sono finite 23 persone, accusate di traffico di esseri umani. "Molte delle vittime, tutti indios che non parlavano nemmeno lo spagnolo, che abbiamo salvato -dice il procuratore Miguel Angel Mancera - sono state violentate. Secondo quanto abbiamo appreso lavoravano tutti sedici ore al giorno e avevano una pausa di mezz'ora per mangiare. A volte venivano alimentati con zampe di pollo e legumi marci". Ora la loro vita avrà un nuovo indirizzo.

Alessandro Grandi

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