venerdì 17 dicembre 2010

Picco dell’uranio. Il banchetto nucleare è arrivato alla frutta

tratto da: Blogeko

Il banchetto nucleare è arrivato alla frutta. Quanto uranio c’è ancora nel mondo? Probabilmente stiamo raschiando il fondo del barile. Prima era più che altro un’intuizione; adesso è diventata un’analisi strutturata e basata soprattutto sui sogni atomici cinesi.
La Cina batte tutti nello sviluppo delle energie pulite ma batte tutti, ahimè, anche nei progetti per l’energia nucleare. Ha recentemente svelato piani semplicemente faraonici: addirittura altri 245 reattori nei prossimi vent’anni, con investimenti pari a 511 miliardi di dollari.
Ci vorrà dell’uranio per alimentare tutte quelle centrali. Solo che – dice in sostanza Money Morning – non ce n’è. E’ in arrivo un altro “picco” da aggiungere a quelli di petrolio, carbone, acqua dolce eccetera eccetera: tutti concentrati nei prossimi anni.
Eppure si continua ad andare avanti sognando che le risorse offerte dalla Terra siano infinite. Se queste analisi convergenti non sono tutte clamorosamente sbagliate, il sogno si trasformerà presto in incubo.

La Cina sta facendo sforzi ciclopici per sostenere la sua crescita (che poi magari è una bolla) attraverso l’indipendenza energetica. E dunque va giù pesante anche con le centrali nucleari. Circa un mese fa ha annunciato che ne costruirà prossimamente 245, il doppio di quanto finora previsto.
Rispetto ai piani atomici della Cina, quelli altrui sono quisquilie. Bisogna comunque mettere in conto i reattori già progettati o proposti altrove. E cioè 60 in India, 44 in Russia, 31 negli Usa, 22 in Ucraina e 15 in Sudafrica. Più tutti quelli annunciati a livello di intenzioni da vari Paesi, Italia compresa.
Secondo Money Morning, si stima che i nuovi impianti consumeranno 39.200 tonnellate di combustibile nucleare: quasi la metà del fabbisogno dei 443 reattori nucleari attualmente in funzione.
Finora alle centrali nucleari è andata di lusso, dal momento che il combustibile è stato assicurato dallo smantellamento dell’arsenale nucleare ex sovietico. Questo rubinetto si inaridirà nel 2013.
Praticamente tutti i depositi di uranio facilmente accessibili sono già ora sfruttati. Restano quelli pericolosi e rognosi. Ad essi – se tutti questi piani nucleari andranno in porto – verrà richiesto di raddoppiare entro il 2020 la produzione planetaria attuale. Sarà mai possibile?
C’è la possibilità che, per questo motivo, nel 2020 i prezzi dell’uranio risultino più che triplicati rispetto a quelli attuali, a loro volta aumentato del 50% rispetto al giugno scorso sull’onda del vento che annuncia un “rinascimento nucleare”.
Non ci sono miniere di uranio nell’Italia che l’attuale Governo vuole ricondurre al nucleare, aggiungo io. L’atomo – oltre a tutto il resto – non libererà lo Stivale dalla dipendenza dall’estero in materia di energia.

Foto Flickr

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