martedì 19 ottobre 2010

Biodiversità: proteggere gli oceani del pianeta prima che sia troppo tardi


 LIVORNO. Oggi alla Cop 10 di Nagoya è stato presentato il rapporto "Global Ocean Protection: Current Trends and Future Opportunities", di Unep, Iucn e Nature Conservancy, che sottolinea: «Attualmente, solo l'1% degli oceani del mondo è protetto, mentre la comunità internazionale si era impegnata ad elevare questa cifra al 10% nel 2010. Per ribaltare rapidamente questa tendenza, è essenziale che dimostriamo una più grande volontà politica riguardo alla nostra gestione del capitale marino, se vogliamo preservare gli oceani del pianeta per il benessere delle generazioni future».
Qualche buon esempio c'è: il Cile ha annunciato pochi giorni fa l'istituzione di una grande Riserva marina nel Pacifico, intorno all'isola di Sala y Gómez, però secondo il rapporto gli attuali progetti a livello mondiale per aumentare il numero di Aree marine protette (Amp) «Sono drammaticamente insufficienti in rapporto ai bisogni che sarebbero necessari per la salvaguardia degli oceani del mondo».

Secondo Carl Gustaf Lundin, responsabile del programma marino e polare dell'Iucn, «Sono in gioco la salvaguardia del nostro sistema di sorveglianza e la sua buona salute. Ora o mai più. Tuttavia la realizzazione di luoghi "di speranza", di luoghi particolari negli oceani che richiedono una protezione speciale, sarebbe la prova tangibile che la comunità internazionale alla fine si preoccupa di quel che costituisce i due terzi del pianeta».
La nuova pubblicazione presenta lo stato dei luoghi degli oceani e propone soluzioni per ripristinare le risorse marine, rispondendo allo stesso tempo alle esigenze future delle popolazioni umane. E' frutto del lavoro di oltre 30 autori esperti nel campo della salvaguardia ambientale e presenta le conoscenze scientifiche ed economiche più recenti «Per incoraggiare la comunità internazionale ad agire, senza fermarsi alla sola realizzazione di sole aree protette».
Attualmente nel mondo ci sono 5.880 Aree marine protette, la maggior parte situata in zone costiere, «Però - sottolinea il rapporto - non sono rappresentative di tutte le regioni, di tutte le specie e gli habitat vitali per la salvaguardia, e mancano drammaticamente di capacità finanziarie ed umane».
"Global Ocean Protection: Current Trends and Future Opportunities" sostiene che però «E' possibile ottenere un miglioramento spettacolare della salvaguardia marina con una gestione ed una pianificazione saziale adeguata dell'oceano  e con l'integrazione di parametri come la sicurezza alimentare, il benessere e la salute umana. Una gestione tradizionale delle risorse marine potrebbe essere un'altra risposta alle minacce in aumento che pesano sulla salute degli oceani».
A Nagoya il presidente degli Stati federati della Micronesia, Manny Mori, ha ammonito: «Questa volta, i Paesi non possono permettersi di ignorare l'appello lanciato per salvare i nostri oceani. Se le Aree protette sono inefficaci a livello dei villaggi e delle comunità, non riusciremo mai a creare un'area protetta mondiale per gli oceani».
A Nagoya è stato presentato oggi anche il rapporto "Marine Biodiversity Assessment and Outlook" dell'Unep che indaga sui mari e gli oceani come la nostra fonte più ricca di biodiversità. «Ma l'inquinamento crescente, gli effetti del cambiamento climatico e la pesca eccessiva minacciano il futuro della biodiversità marina in tutto il mondo» si legge nel rapporto Unep che fornisce «Una panoramica dettagliata di come questi driver di cambiamento, e molti altri, stanno influenzando la vita marina in 18 regioni del mondo». Il rapporto contiene la previsione della diffusione ed estensione della biodiversità marina nel 2050 e delinea le azioni "vitali" che devono essere adottate per prevenire le estinzioni e come continuare ad utilizzare i nostri mari in maniera sostenibile.
Il rapporto "18 regional Marine Biodiversity Assessment and Outlook (and a global overview)" può essere scaricato all'indirizzo  

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