venerdì 8 ottobre 2010

Lavoro nero in sciopero

di Rossella Anitori
MANIFESTAZIONE. I migranti delle province di Napoli e Caserta scendono oggi in strada a Castel Volturno contro lo sfruttamento della manodopera, rischiando l’espulsione pur di reclamare dignità e diritti. 
«Oggi non lavoro a meno di 50 euro». È questo lo slogan con cui i migranti delle provincie di Napoli e Caserta scenderanno oggi in strada a Castel Volturno per denunciare lo sfruttamento del lavoro nero. Ad un anno dalla strage di Rosarno, nel luogo dove nel settembre del 2008 sei lavoratori africani vennero uccisi a colpi di kalashnikov dalla camorra, torna alta la tensione. Un pugno di uomini coraggiosi senza diritti né documenti esce allo scoperto per manifestare, rischiando l’espulsione pur di reclamare tutela e dignità. Rimarranno fermi ai bordi delle strade, in prossimità delle rotonde della Campania dove ogni mattina, da anni, vengono ingaggiati dai caporali. Rifiuteranno per un giorno le offerte di lavoro nero e sottopagato.


«Il prezzo del lavoro sulle rotonde è in caduta libera - spiegano dal coordinamento Antirazzista di Caserta -. Dai risultati di una piccola inchiesta condotta a Castel Volturno e nei dintorni di Napoli è emerso che la paga giornaliera si è ridotta della metà. Se per lavorare come bracciante agricolo o da operaio edile prima si guadagnavano circa 30 euro al giorno, oggi si è arrivati a 15. È nella speranza di uscire da questa situazione e per creare un momento di contrattazione dove si possa incidere direttamente sul prezzo del lavoro, che abbiamo pensato insieme ai migranti di lanciare una giornata di sciopero».

Le rotonde stradali dove avverrà la protesta sono a Licola, Pianura, Quarto, Villa Literno, Baia Verde, Giugliano, Qualiano, Afragola, Arzano e anche in zone come Casal di Principe e il quartiere periferico napoletano di Scampia dove la camorra utilizza gli extracomunitari offrendo loro paghe da fame. «Con questa prima e storica iniziativa - si legge in una nota - tantissimi lavoratori vogliono ricordare alle istituzioni locali e nazionali che il lavoro migrante in questi territori non è solo quello di colf e badanti (rispetto alle quali si è ristretta l’ultima sanatoria) e che solo un’ipocrisia interessata spinge a non vedere le tantissime persone che si ammazzano di fatica mentre contribuiscono alla fragile economia di questa regione».

Lo sciopero, lanciato dal Movimento dei migranti e dei rifugiati di Caserta, con il supporto delle reti antirazziste di tutta la Campania, è un atto di denuncia contro lo sfruttamento e il sistema delle leggi che lo rende possibile. «Senza regolarizzazione - dicono - è difficile far rispettare i propri diritti». Per spezzare le catene che rendono schiavi un numero sempre maggiore di immigrati, per rompere la paura di cui sono vittime - quella di andare a farsi curare in un ospedale, o di denunciare violenze e soprusi -, per una vita migliore di quella che offre Castel Volturno, oggi i migranti scendono in strada e dicono No allo sfruttamento.

Domani tocca al resto d’Italia, sempre a Castel Volturno per un corteo contro il razzismo «per rispondere insieme a chi sta utilizzando la crisi per annullare le conquiste sociali e riportare la società a un passato in cui vale solo la legge del più forte». 

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