venerdì 1 ottobre 2010

Microchip controlla i dipendenti

Insorgono i sindacati: «Registra gli spostamenti e viola la privacy»
fonte: ilcentro

 
di Antonella Formisani

TERAMO. Un microchip per ogni dipendente dell'istituto zooprofilattico. L'istituto ha varato un innovativo sistema per gli accessi nella struttura che però, secondo i sindacati, assomiglia troppo a un sistema di controllo del personale. Il microchip è in una scheda che ognuno degli oltre 400 dipendenti deve tenere con sè e che prende il posto del vecchio badge. La differenza è sostanziale. Il badge ha una banda magnetica che passa nell'orologio marcatempo e funge da chiave per aprire alcune porte, ma in questo caso senza che venga registrata l'identità di chi lo usa.

Il microchip funziona un po' come il telepass: ci sono diversi lettori nell'istituto, agli ingressi del "Caporale" ma anche alle porte di alcuni laboratori e uffici che ricevono il segnale radio inviato dal microchip registrando il passaggio di questo o quel dipendente. Da qui la lettera inviata da Cgil e Cisl al commissario straordinario e ai responsabili della sicurezza in cui si paventa una violazione dello statuto dei lavoratori.
Amedeo Marcattili (Fp Cgil) e Giuseppe Iodice (Fp Cisl) diffidano l'istituto a mettere in funzione il nuovo sistema di gestione degli accessi: ritengono evidente la violazione dell'articolo in cui si vieta «l'uso di impianti audiovisivi e altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori.

Gli impianti e le apparecchiature di controllo che siano richiesti da esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro, ma dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell'attività dei lavoratori, possono essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali, oppure, in mancanza di queste, con la commissione interna». Il nuovo sistema è stato montato martedì, ma ancora non entra in funzione per problemi tecnici, senza nessun accordo con i sindacati. I sindacati chiedono ai vertici dell'ente «di precisare quali sarebbero le esigenze organizzative e produttive che hanno determinato l'uso di tecnologia a radiofrequenza e l'uso di telecamere interne che non registrano solo i movimenti esternibensì anche interni».

già segnalate, senza esito, che peraltro non hanno impedito casi di dipendenti che risulvano in servizio ma erano fuori per motivi personali, come accertò un'indagine di qualche tempo fa. Cgil e Cisl invitano l'istituto «a rispettare la privacy e la dignità dei lavoratori: in difetto si darà luogo ad azioni di contrasto».

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