venerdì 9 luglio 2010

SPECULAZIONE FINANZIARIA SUL CIBO: CONSEGUENZA LA FAME NEL MONDO…


Eh si… di questi tempi non c’è fine alle scoperte horror… Sempre più attuale la domanda “di chi è questo pianeta?”… Oltre a ciò che già sappiamo, la crisi economica mondiale generata da bolle speculative, i sospetti e gli indizi di premeditazione sulla catastrofe del Golfo, le bancarotte indotte nei Paesi… adesso questa orrenda ma veritiera storia della speculazione finanziaria anche sulle derrate alimentari, cosa che ha generato carestie. Un altro “derivato: “Il mercato speculativo sulle derrate alimentari”.

Derivato: parola beffarda di questo gergo astratto finanziario che si traduce in morti e feriti… e non solo metaforici. Eppoi ce la raccontano con il fatto che siamo in troppi… che il cibo non basta per tutti ( una delle ragioni anche per il filantropico OGM) che la terra non può dare raccolti per tutti etc etc etc.

Nel seguito la sintesi tradotta di un articolo illuminante sul tema.

"(…) Alla fine del 2006, il prezzo delle derrate alimentari incominciò a salire in tutto il mondo, in modo improvviso e stratosferico. Nell’arco di un anno, il prezzo del frumento schizzò verso l’alto dell’80%, quello del mais del 90% e quello del riso del 320%.

In questa esplosione globale di carestia, 200 milioni di persone - soprattutto bambini - non ce l’hanno più fatta ad avere del cibo, e sono sprofondati nella malnutrizione e nell’inedia. Ci sono state rivolte in più di 30 nazioni ed almeno un governo è stato deposto in modo violento.

Poi, nella primavera del 2008, nello stesso modo misterioso, i prezzi regredirono al loro livello precedente. Jean Ziegler, Relatore Speciale ONU per il Diritto al Cibo, definì la cosa: «l’assassinio di massa silenzioso», «interamente causato da azioni umane».

La maggior parte delle spiegazioni che ci furono date per il fenomeno risultarono poi false. (...) l’International Grain Council disse che la produzione mondiale di frumento, per esempio, in quel periodo era effettivamente cresciuta. Ma non a causa di una cresciuta domanda; ci fu detto che le crescenti classi borghesi di Cina ed India, stavano facendo salire la domanda, ma, come mostrato dal Professor Jayati Ghosh del Centre for Economic Studies di New Delhi, in quel periodo la domanda di quei Paesi era scesa del 3%.

(..) E’ vero che la richiesta crescente per i biofuels richiedeva un aumento di terra agricola disponibile - ma si trattava di un meccanismo graduale che non spiegava il picco violento che si era verificato. Vero: il prezzo del greggio era salito, facendo lievitare i costi della coltivazione e della distribuzione del cibo - ma le prove dimostrano in modo sempre più evidente che questo non era il fattore maggiore.

Per oltre un secolo, gli agricoltori nelle nazioni benestanti sono stati in grado di mettere su un meccanismo grazie al quale proteggersi dal rischio: l’agricoltore Giles poteva accordarsi a gennaio con un commerciante per vendere il suo grano ad agosto e ad un prezzo prefissato. Se il suo raccolto fosse stato abbondante ed prezzo generale alto, avrebbe perso un po’ di guadagni, ma se ci fosse stata una estate schifosa ed i prezzi globali sarebbero crollati, avrebbe comunque avuto un buon guadagno dall’affare. Finchè questo meccanismo ha avuto strette regole, e sono state ammesse solo le aziende con un interesse diretto nel settore, tutto ha funzionato bene.

Ma negli anni ’90, la Goldman Sachs ed altri esercitarono forti pressioni al punto da far abolire tali regolamentazioni. Di colpo, tali contratti furono trasformati in ‘derivati’ che potevano essere comperati e venduti fra ‘commercianti’ [traders, ndt] che non avevano nulla a che vedere con l’agricoltura. Nasceva così un mercato di ‘speculazioni sul cibo’.

Cosi, quel che succede è che il nostro Agricoltore “Giles” continua a concordare una vendita in anticipo del suo raccolto ad un commerciante, per diciamo 10.000 dollari; ma adesso, quel contratto può essere rivenduto a speculatori finanziari che lo gestiscono in sé come un oggetto di potenziale ricchezza. Goldman Sachs può acquistarlo e rivenderlo per 20.000 sterline inglesi alla Deutsche Bank, che a sua volta può rivenderlo alla Merrill Lynch per 30.000 sterline - e così via, nella misura in cui ritengono che il prezzo possa essere ancora tirato su, fino al punto da non avere più alcun riferimento con il raccolto dell’agricoltore Giles.

(…) John Lanchester, nella sua superba guida al mondo della finanza, intitolata «Ops! Perchè tutti hanno debiti con tutti e nessuno può pagare? » e nella quale spiega:
«
La finanza, come altre forme di comportamento umano, nel ventesimo secolo ha subìto un cambiamento, una svolta equivalente a quella dell’insorgere del modernismo nelle arti: una rottura con il buon senso, una svolta verso l’auto-referenzialità e l’astrazione e concetti che non potevano essere spiegati con l’inglese ordinario». «Con i derivati... si ha una profonda frattura fra il linguaggio della finanza e quello del buon
senso ».


La poesia aveva trovato la sua rottura con la rappresentazione diretta della realtà quando T. S. Eliot scrisse: «The Wasteland», la finanza ha trovato il suo momento di rottura negli anni ’70, quando iniziò ad essere dominata da strumenti finanziari complessi che neppure quelli li vendevano, comprendevano pienamente.

Fino a prima della deregulation, il prezzo delle derrate alimentari era definito dalle forze delle scorte della domanda stessa di cibo. (La cosa era già in sè profondamente imperfetta: lasciava affamate un miliardo di persone). Ma dopo la deregulation, non era più semplicemente un mercato in derrate alimentari, ma divenne, allo stesso tempo, un mercato di contratti che speculavano su derrate teoriche che sarebbero cresciute nel futuro - e gli speculatori spinsero i prezzi alle stelle.

(…) nel 2006 speculatori finanziari quali Goldman Sachs, si tirarono fuori dal collassante mercato degli immobili residenziali USA, mettendosi a cercare altri settori dove imboscare i loro contanti. Cominciarono ad acquistare colossali quantità di derivati basati su alimentari: prevedevano che i prezzi degli alimentari sarebbero stati stabili o sarebbero cresciuti mentre il resto dell’economia avrebbe sedimentato. Di colpo, gli investitori mondiali, spaventati, hanno calcato questo terreno e deciso di comprare, comprare, comprare.

Cosi ebbe inizio la fame: il prezzo degli alimenti era stabilito dalla speculazione piuttosto che dal ‘cibo’ vero. Gli speculatori non avevano interesse al grano vero, lo possedevano unicamente per inflazionare il prezzo e venderlo.

(…) Anche George Soros ha detto che era: «proprio come imboscare cibo durante una carestia, per trarre profitto dai prezzi in ascesa».

La bolla scoppiò solo nel marzo del 2008, quando la situazione negli USA peggiorò cosi tanto che gli speculatori dovettero tagliare bruscamente le proprie spese per coprire le loro perdite domestiche.

Quando chiesi loro dei commenti sull’accusa di causare questa fame di massa, il portavoce della Merrill Lynch (traders,. ndt), disse: «Beh, non ne so nulla». Poi mi mandò un’email per dirmi: « Mi rifiuto di fare commenti».

Anche la Deutsche Bank si rifiutò di fare commenti, Goldman Sachs è stata un po’ più dettagliata nella sua risposta, dicendo : «da serie analisi... abbiamo concluso che gli “index funds” (fondi indice) non hanno causato la bolla sui prezzi delle opzioni futures legate alle merci», citando, come fosse una prova, una sola singola frase pronunciata dal OECD [Organization for Economic Cooperation and Development].

Come evidenzia il Prof. Ghosh, alcuni raccolti vitali non sono scambiati sui mercati dei futures: fra di essi il miglio, la manioca e le patate. Il loro prezzo, durante il periodo in questione, è salito di un poco pari a solo una frazione rispetto a quelli colpiti da speculazione. La sua ricerca mostra come sia stata la speculazione la ‘causa principale’ dell’aumento dei prezzi.

(…) i più ricchi speculatori del mondo, hanno (…) puntato sull’aumento della carestia, ed hanno vinto. Questo è quanto succede quando si da retta al fatto che i mercati non regolamentati conoscano benissimo dove e quando fermarsi.

(…) Se non ri-regolamentiamo, è solo questione di tempo e poi la cosa si ripeterà, e... questa volta, quanto durerà? Quante persone ucciderà la prossima volta?

Le mosse per ripristinare le regole antecedenti gli anni 90, in riferimento al commercio di merci, sono state incredibilmente lente. Negli USA, la camera ha approvato alcune regolamentazioni, ma ci sono timori che il Senato - inondato da donazioni degli speculatori - le possa diluire fino a farle diventare insignificanti. L’Unione Europea è ancora più arretrata, mentre in Gran Bretagna - dove avviene la maggior parte di questo ‘commercio’ - i gruppi di sostegno sono preoccupati che il governo di David Cameron blocchi del tutto la riforma, per far piacere ai suoi amici e finanziatori nella City.

C’è una sola forza che possa impedire che un’altra bolla speculativa sulla fame scoppi, probabilmente presto: che la gente onesta delle nazioni sviluppate, si metta ad urlare più forte dei lobbisti della Goldman Sachs".

by Johann Hari
trad e sintesi Cristina Bassi. link articolo

FONTE: http://johannhari.com/2010/07/02/how-goldman-sachs-gambling-on-starving-the-worlds-poor-and-won

2 commenti:

  1. Tristemente quando leggo queste cose penso che si farebbe prima ad elencare le cose su cui non si specula, che quelle su cui la speculazione regna sovrana... Oramai si tende a trarre profitto illecito da ogni cosa, e non possiamo fare altro che scandalizzarci quando per via di questo "modus operandi" c'è gente che perde la vita...

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  2. Già Rospo, hai ragione è scandaloso...!
    E il senso di impotenza si fa sempre più insopportabile.
    In fondo all'articolo si recita:
    "che la gente onesta delle nazioni sviluppate, si metta ad urlare più forte dei lobbisti della Goldman Sachs".
    Ma mi chiedo, però, a cosa possa servire urlare contro i "colossi" della finanza.
    Questi giganteschi tritatutto sono in grado di macinare qualsiasi cosa.

    E sono pronta a scommettere che sarebbero in grado di elaborare "derivati" anche sulla ribellione. ;-)

    Namastè

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