sabato 18 settembre 2010

La Rivoluzione di Dio…

La rivoluzione di Dio, della natura e dell'uomo.

Ultimo fondamentale libro postumo di Masanobu Fukuoka, già pubblicato in giapponese e in greco.

In questo testo, Fukuoka spiega come è arrivato al cuore della natura e come i suoi scritti precedenti (in Italia sono usciti “La rivoluzione del filo di paglia”, presso la LEF, e “La fattoria biologica” presso Edizioni Mediterranee) rappresentano la sua strada per arrivare all’agricoltura naturale.
Dopo 30 anni di viaggi, alla fine della sua vita, ha lasciato il suo ultimo messaggio “La rivoluzione di Dio, della natura e dell’uomo” per aiutarci a rinverdire la terra, a renderla un’immagine del cielo.

PRINCIPI DELL’AGRICOLTURA NATURALE
“Nostro compito è la pratica dell’agricoltura come la conduce Dio. Potrebbe essere la maniera per iniziare a salvare questo mondo.”
Masanobu Fukuoka

Il suo metodo di coltivazione non comprende aratura, fertilizzanti, pesticidi, diserbanti, potature e richiede davvero poco lavoro! Riesce a portare a termine tutto questo (con alte rese) attraverso un attento tempismo nelle semine e un’accurata combinazione di piante.
In breve, ha portato l’arte pratica del lavoro assieme alla natura ad un alto grado di raffinatezza.

I principi di questo metodo sono:

non ARARE
non FERTILIZZARE
non SARCHIARE
non usare pesticidi

NON ARARE: l’aratura rovina il terreno, lo rende duro e povero.

La situazione peggiora se si usano fertilizzanti in aggiunta.
“Per quanto riguarda l’argomentazione che l’aratura aumenta l’azoto disponibile per mezzo della nitrificazione, è come dire rovinare il proprio corpo per qualche beneficio temporaneo”
In realtà areare il terreno non favorisce l’areazione ma compatta ancora di più le zolle che diventano dure, inoltre uccide la preziosa microflora che si trova nei primi centrimetri di spessore e che è quella adibita a fertillizzare e lavorare – da sé – la Terra.
Il terreno lavora da solo: il terreno che vive secondo la sua natura si ara da solo, l’erba e le piante da sovescio smuovono la terra, alberi e arbusti la lavorano in profondità, microrganismi di varia natura completano l’opera.

NON FERTILIZZARE: il raccolto dipende dal terreno.
Le piante sono sempre nate – e continueranno a nascere – indipendentemente dall’intervento umano. A seconda delle qualità di un terreno si genera un complesso ecosistema in grado di ospitare vegetali e animali. Quello che l’uomo può fare è assecondare questa complessità, che genera da sè fecondità e fertilità. Per questo è assurdo decidere a priori che quell’apezzamento andrà a mais senza tenere conto di tutto il sistema ambientale in cui quella terra è inserita. In questa ottica degenerata la terra và prima uccisa e poi fertilizzata perchè accolga – con la forza – un elemento a lei innaturale.

NON SARCHIARE: esistono davvero le erbacce?

La consuetudine di scindere tutto ciò che ci circonda in buono e cattivo è tipicamente occidentale e non mi dilungo qui sulle radici culturali di questa predisposizione cognitiva, ma in natura non esiste buono e/o cattivo. Tutto ha una sua utilità in un complesso sistema Vita – Morte – Vita.
Ogni pianta appartiene a quell’ecosistema che le consente di insediarsi ed in qualche modo ricambia donando qualche beneficio. Molte erbacce sono commestibili e sin da tempi remoti hanno fatto parte della dieta dei contadini. Altre sono officinali o utili nella preparazione di preparati naturali che aiutano nel controllo di malattie dei vegetali. Molte sono anche ottimi impollinatori e averle in un orto torna sempre utile (e poi si parla di morìa delle api!).
Cespugli e arbusti sono frangivento e proteggono dalle gelate (oltre che ospitare uccelli che a loro volta mantengono il controllo sui parassiti naturali come i bruchi …).
Le erbe inoltre arricchiscono il terreno, fertilizzandolo naturalmente. Mantengono inoltre l’umidità costante e trattengono l’acqua evitando che la terra si asciughi e secchi.
Il problema non è eliminarle, ma generare stati di buona convivenza reciproca e giuste sinergie dove anche i frutti utili all’uomo possano vivere: in pace.

NON USARE PESTICIDI: gli insetti nocivi non esistono.

Un discorso simile a quello sulle erbe è possibile farlo per gli insetti: la complessità naturale consente di avere un equilibrio dinamico fra insetti “ai nostri scopi nocivi” e loro antagonisti.
Usare un pesticida altera in modo disastroso questo delicato equilibrio e trascina in una sterilità infinita tutto il ciclo vitale, impoverendo il sistema e risultando, alla fine, poco produttivo – anche dal punto di vista economico.
Evitando le lavorazioni e seminando una grande varietà di piante la fertilità del terreno aumenta stagione dopo stagione. Quindi se vogliamo coltivare un orto-frutteto, semineremo assieme cereali, ortaggi, leguminose, fiori, arbusti, alberi da frutto e forestali.
“La vera agricoltura naturale non adopera coltivazione, né aratro2. Usare trattori e attrezzi distrugge la vera natura. I più acerrimi nemici degli alberi sono l’ascia e la sega. I peggiori nemici del terreno sono la coltivazione e l’aratura. Se la gente non avesse questi attrezzi, sarebbe una vita migliore per tutti.” dice Fukuoka in un’intervista.
Il riso, principale prodotto della fattoria di Fukuoka, viene coltivato in alternanza con cereali invernali, in modo semplice e rilassante: si getta il seme a spaglio e si sparge la paglia. Si raccoglie usando un falcetto. Nient’altro.
“Mi ci sono voluti più di trent’anni per arrivare a questa semplicità (…) Questo è l’ecosistema del campo di riso in equilibrio. Le popolazioni di piante ed insetti qui mantengono fra loro dei rapporti stabili. Non è raro che qualche malattia delle piante venga a devastare questa regione, lasciando intatti i raccolti dei miei campi”.
Il problema più grande della nostra cultura è dimenticare la nostra – fuorviante – conoscenza.
E’ ripartire dall’innocenza di un bambino. E’ destrutturare il nostro pensiero pre-costituito, pre-digerito per poter guardare la natura con occhi nuovi e scoprire che non è una violenta aggressiva lotta gli uni contro gli altri, ma un mondo intenso di collaborazioni e solidarietà reciproche

LE PALLINE D’ARGILLA

La tecnica dei semi di argilla è un’altra intuizione di Fukuoka, usata principalmente nei progetti di rinverdimento del deserto.
Fukuoka combatte l’aridità e la desertificazione spargendo semi di piante di vario genere (alberi e piante da sovescio, cereali, ortaggi) che potrebbero adattarsi a quella determinata zona, protetti da una capsula di argilla per difenderli da insetti, roditori e uccelli.
Poi lascia fare alla natura.
Quello che germoglierà sarà il meglio per quell’area geografica.
In questo modo egli sta ricostruendo la vegetazione in aree desertiche in India, nel nord della Grecia, su 10 mila ettari attorno al lago Vegoritis, e anche in una zona sperimentale a Cisternino, in provincia di Brindisi.
Lo sfruttamento agricolo della moderna industria ha generato e genererà aree desertiche in modo sempre più veloce. E’ fondamentale controbilanciare questa tendenza restituendo alla terra la sua fertilità, la sua libertà.
Il metodo delle palline d’argilla consiste nel non sotterrare i semi ma nell’avvolgerli prima da uno strato di terra, poi da uno strato di argilla, creando così delle palline che li contengano e contengano anche microbi.
L’argilla protegge il seme da roditori insetti uccelli formiche, fino al momento della germinazione.
Il lavoro principale consiste nel seminare e falciare l’erba subito dopo. Le prime piogge genereranno l’umidità necessaria alla germogliazione e sarà la natura stessa a selezionare – in base al suo habitat – quali semi siano ideali.
Quelli che germoglieranno saranno più resistenti e sani. L’importante, in questa tecnica, è seminarne una grande varietà, sia come numero ma sopratutto come specie per garantire l’instaurarsi di un sistema biodiverso.

LA BIODIVERSITA’ E’ RICCHEZZA

Dato che la mia fattoria non adopera coltivazione, fertilizzanti prodotti chimici, molti insetti e animali ci vivono dentro.
Fukuoka ha ricreato la ‘natura vera’. Nella sua fattoria alberi e ortaggi crescono rigogliosi e mescolati in disordine come in una foresta. La terra non viene lavorata con l’aratro.
Le erbacce crescono insieme ai fagioli e ai cavoli, assistendoli nella lotta contro i parassiti. I ragni contrastano gli insetti nocivi.
Le piante si sono autoselezionate e vivono in un ambiente di stabile riproduzione.
Molti semi cadono naturalmente in terra e naturalmente si riproducono. Il concime viene fornito da anatre e galline che pascolano felicemente sui campi. Libellule e farfalle, api, talpe e lombrichi, lucertole e rane si danno tutti da fare, lavorando liberamente, per liberare l’uomo dal lavoro.
Spesso quando vado nell’orto e raccolgo la mia verdura rimango sempre stupita nell’osservare con quanta gente l’ho condivisa: quanti insetti ci sono passati e se ne sono nutriti. Eppure ne resta ancora molta anche per me. Ed è allora che mi rendo conto di quanto la terra sia generosa e ricca e di quanto potremmo essere fortunati se solo riuscissimo a vederlo!


tratto da: www.promiseland.it

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