sabato 25 settembre 2010

A Roma contro la vivisezione

fonte: www.terranews.it
 
Rossella Anitori
 
MANIFESTAZIONE. Oggi a Roma le strade si riempiranno di quanti chiamano queste pratiche “tortura”, di chi condanna l’uso che la ricerca fa degli animali, di chi crede che siano vane e che si possa fare altrimenti.

Ogni anno in Italia oltre un milione di animali viene destinato alla vivisezione. Si tratta per lo più di gatti, cani, furetti, primati e cavalli. Catturati nel loro ambiente naturale e allevati all’interno di grandi laboratori, vengono sottoposti a ogni tipo di esperimento. Il termine vivisezione non si riferisce, infatti, solo al sezionamento da vivo di un animale, ma ad un più largo sistema di pratiche. Basti pensare che la maggior parte dei prodotti chimici, dai pesticidi ai detersivi, prima di arrivare nello scaffale di un supermercato viene testato sugli animali.
 
Antidolorifici e anestetici sono spesso banditi dai tavoli dei laboratori perché si ritiene che la loro somministrazione possa interferire con i risultati dell’esperimento. E per non sentire il lamento delle cavie, si taglia loro le corde vocali. Oggi a Roma le strade si riempiranno di quanti chiamano queste pratiche “tortura”, di chi condanna l’uso che la ricerca fa degli animali, di chi crede che siano vane e che si possa fare altrimenti. L’appuntamento è previsto per le 15 a Piazza della Repubblica.
 
A convocare la manifestazione è l’intero movimento antivivisezionista italiano, contrariato dalle ultime norme europee che confermano di fatto la possibilità di utilizzare esseri viventi per la ricerca scientifica. Bersaglio delle loro lotte è il Green Hill, l’unico allevamento di cani destinati alla vivisezione rimasto in Italia e tra i principali attori del mercato europeo. Dentro i capannoni dello stabilimento di Montichiari, in provincia di Brescia, sono rinchiusi circa 2.500 beagle.
 
Non ci sono spazi all’aperto, né luce naturale, e i cani destinati ai laboratori nascono e crescono nelle gabbie. Chi si schiera contro queste pratiche non riconosce alcuna utilità agli esperimenti sugli animali, nega la tesi dell’estensibilità dei risultati agli uomini e accusa le case farmaceutiche di farne un alibi nell’eventualità venissero citate per danni in tribunale. Per rompere un sistema ormai consolidato e ribadire la propria contrarietà alla vivisezione, oggi in tanti porteranno le proprie ragioni in piazza.

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