martedì 21 settembre 2010

Rom: il caso è europeo anche per l’Italia

di Davide PelandaMegachip

L’Italia potrebbe dover riferire alla Corte europea per le sue politiche sui Rom. Questo grazie al coraggio che hanno avuto, quando erano in vita, Mujo Omerovic – un sopravvissuto dell’Olocausto – e sua moglie Nevresa. Nel 2008 infatti Mujo e Nevresa avevano depositato un ricorso in seguito al “censimento” forzato della loro comunità nel milanese, avvenuto in ossequio al decreto Emergenza Nomadi voluto dal governo. Da allora la coppia è deceduta, lasciando altri nove ricorrenti a proseguire nel giudizio.
Il loro campo, Triboniano, è uno stanziamento autorizzato dove circa 600 Rom hanno vissuto da decenni. Adesso è minacciato di chiusura in vista dell’Expo 2015.
La testimonianza all’udienza, che avrebbe dovuto tenersi il 17 settembre scorso al Tribunale Civile di Milano, fa parte del ricorso “Omerovic contro Ministero dell’Interno” presentato in cooperazione da ASGI (Associazione studi giuridici sull’immigrazione), NAGA, ANP (Avvocati per niente) Open Society Justice Initiative. Si dovrà invece attendere fino al 5 novembre prossimo.
Torniamo dunque al periodo da giugno a ottobre 2008. Le forze dell’ordine fanno irruzione in 167 campi nomadi per identificare individui italiani e non italiani senza tener conto del fatto che essi possiedono già documenti di identificazione.
Il censimento è servito per creare una potenziale banca dati di soli individui Rom, poi si sono imposte restrizioni all’accesso ai campi, seguite da parecchi sgomberi anche molto recenti.

«Condurre un censimento che stigmatizza i Rom – compresi i minori – tramite procedure di identificazione condotte con metodi aggressivi e molesti è una politica razzista che non dovrebbe trovare spazio nell’Europa di oggi – dice James A. Goldston, direttore esecutivo della fondazione Open Society Justice Initiative – I tribunali italiani devono confrontarsi con questi evidenti casi di abuso».
Il pool di associazioni che ha aiutato i Rom in questo importante ricorso ricorda che «Nessuna delle “azioni positive” previste dal governo è mai stata implementata dopo due anni interi di “emergenza nomadi”. Anche l’assegnazione di pochi alloggi popolari a famiglie che saranno scacciate da Triboniano è fallita in seguito alla burrascosa riunione del consiglio comunale milanese di ieri. Al contrario, le famiglie Rom sono state allontanate dai campi dove risiedevano abitualmente con l’effetto d’interrompere la frequenza scolastica di molti minori, come nel caso di via Impastato, sempre a Milano. Una porzione importante dei Rom toccati da queste misure possiede la cittadinanza italiana ed è originaria di famiglie che risiedono da secoli nella penisola».
Tutto ciò potrebbe sfociare in un caso da sottoporre all’esame della Corte di Giustizia Ue del Lussemburgo, proprio per violazione della normativa europea sulla discriminazione etnica.
Alla prima udienza, prima del rinvio a novembre, per Open Society era presente anche il professor Valerio Onida. Il quale ha poi spiegato che al termine della prossima udienza si terrà la discussione della causa e, se il giudice lo riterrà opportuno, potrà adire la Corte di Lussemburgo per valutare se sia stato violato il principio antidiscriminatorio.


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