mercoledì 1 settembre 2010

Libia, 100 frustate alle adultere

tratto da : www.terranews.it
Susan Dabbous

DIRITTI
. Ripartito ieri il presidente libico, restano le polemiche e il silenzio sui diritti umani. Amnesty: «Nel Paese è praticata la tortura e la pena di morte. Le donne vengono condannate per i rapporti extraconiugali».

Fine dello spettacolo, restano le polemiche. E il silenzio istituzionale sulla violazione dei diritti umani in Libia di cui non si è parlato in questi giorni di festeggiamenti, veline islamizzate a pagamento e caroselli berberi. Il presidente libico Gheddafi è tornato a Tripoli col suo aereo decollato ieri alle 13 dall’aeroporto di Ciampino.

Dopo una visita romana di 48 ore, a soffiare sul fuoco una fitta schiera di politici e giornalisti: dalla Lega Nord, ai finiani, passando al Pd e all’Avvenire che definisce l’amicizia italo-libica un vero e proprio boomerang. Mentre i verde Angelo Bonelli punta il dito dritto contro il premier: «Berlusconi è responsabile di aver concesso al dittatore libico Gheddafi una platea per un’estorsione ai danni dell’Europa a cui il Colonnello chiede 5 miliardi di euro per pagare i lager per gli immigrati».

La minaccia del leader libico all’Ue («se non ci date 5 miliardi l’anno vi riempiremo il continente di africani») è arrivata lunedì sera. Un messaggio diretto a Bruxelles che il rais ha pensato bene di mandare da Roma e non da Tripoli. Ora l’Italia deve gestire una situazione imbarazzante. A chiedere spiegazioni è l’eurodeputato del Pd David Sassoli: «Sarebbe auspicabile - ha detto - che il governo smentisse quanto affermato dal leader libico, su una questione dirimente come quella dell’immigrazione e dei diritti umani», in ballo secondo l’ex mezzobusto del Tg1 c’è «il ruolo che intendiamo giocare nel futuro dell’Europa».

Per il momento l’Ue ha scelto di non commentare le parole del Colonnello. Sulla questione immigrazione, poi, Bonelli rincara la dose: «Gheddafi utilizza il dramma dei migranti per ricattare l’Unione europea, per questo andrebbe denunciato alla Corte per i diritti dell’uomo, altro che accoglienza da eroe». A un anno e mezzo dall’inizio dei respingimenti (siglati nell’accordo italo-ibico) «abbiamo imparato bene cosa comporta questa pratica», denuncia anche Riccardo Noury di Amnesty international. «Diverse centinaia di persone sono state respinte con procedure sommarie: donne e bambini inclusi».

L’associazione domenica scorsa ha inviato una lettera al presidente del Consiglio Berlusconi, per chiedergli, in qualità di partner privilegiato di aiutare Amnesty a fare chiarezza sul rispetto dei diritti umani in Libia. Nessuna risposta per il momento. «Durante la visita nelle carceri di Tripoli che siamo riusciti a fare a maggio 2009 abbiamo potuto appurare che nel Paese viene ancora praticata la tortura e vige la pena di morte». In particolare è in uso la pratica delle bastonate sotto i piedi.

Le donne però a detta del Colonnello se la passano benone, meglio delle occidentali. «Una legge in vigore del 1973 – spiega Noury - prevede pene fino a cento frustate, e/o la detenzione fino a 7 anni, per il reato di zina, l’adulterio. Nel 2009 - continua - in una prigione di Tripoli c’erano 6 donne condannate per adulterio e altre 32 in attesa di condanna». Di loro nessuna notizia, così come delle persone negli impenetrabili carceri del Sud della Libia.

2 commenti:

  1. Le donne che in Libia stanno meglio di noi... .

    RispondiElimina
  2. Ciao Alessandra,
    benvenuta nel blog :)

    Sì, mi piacerebbe però sapere che ne pensano le donne libiche delle affermazioni del colonnello...immagino che non siano per nulla concordanti, purtroppo.

    Sorrisi
    Namastè

    RispondiElimina

La moderazione dei commenti è stata attivata. Tutti i commenti devono essere approvati dall'autore del blog.
Non verranno presi in considerazione gli interventi non attinenti agli argomenti trattati nel post o di auto-promozione.

Grazie.