mercoledì 30 giugno 2010

Intercettazioni, il Garante della Privacy: “C’è allarme libertà”

Lo dice l’Autorità per la Protezione dei dati personali, nella sua annuale relazione alla Camera dei Deputati: la legge è “oggettivamente” pericolosa, l’allarme è “giustificato”.

Anche l’autorità indipendente che ha come missione istituzionale la tutela della privacy e la protezione dei dati personali contro tutte le intrusioni boccia il DDL Intercettazioni in discussione al Parlamento: nel progetto di legge, spiega Giuseppe Pizzetti alla Camera dei Deputati, presente il Presidente Gianfranco Fini, c’è uno spostamento “oggettivo” del “confine fra libertà di stampa e riservatezza” a favore di quest’ultima, mettendo così “in pericolo” la libertà di stampa stessa: l’allarme che si alza in questi giorni è dunque “giustificato”.

LEGGE ANTIDEMOCRATICA – Sebbene dunque la pubblicazione delle intercettazioni presenti un qualche “eccesso” da parte dei giornalisti, il provvedimento pensato dal governo attenta alla libertà dei cittadini. E il Garante fa sue anche le preoccupazioni degli editori, poichè le multe previste sulle loro spalle “comportano necessariamente un loro maggiore intervento rispetto alla pubblicazione delle notizie”. Un provvedimento così formulato, continua Pizzetti, costituisce una discontinuità significativa rispetto ad altri paesi di consolidata tradizione occidentale e democratica, che vedono la libertà di stampa “come un diritto e un dovere degli editori non meno che dei direttori e dei giornalisti”. Infatti, chiude Pizzetti, la Costituzione democratica italiana “ha consapevolmente distinto la responsabilità e il ruolo dell’editore da quello del direttore, mettendo i direttori al riparo da ogni condizionamento diretto da parte dell’editore, anche in ragione del fatto che questi, nel nostro Paese, ben raramente sono editori puri”.

STIPENDI RAI – Il garante boccia inoltre l’ipotesi di trasmettere gli stipendi dei conduttori Rai in coda ai programmi. Si alla pubblicità dei compensi, continua Pizzetti, ma “solo attraverso la pubblicazione sul sito dell’azienda”, poichè questo sarebbe l’unico metodo “permesso dalla legge”. “L’Autorità”, continua il Garante, “ha sempre detto che la protezione dei dati non è di ostacolo alla conoscibilità dei dati aziendali relativi all’uso delle risorse pubbliche“. Tuttavia la posizione dell’authority era chiara da tempo: no alla pubblicazione in coda, per evitare gogne pubbliche – il controllo globale di tutti su tutti, dice il Garante, è “il sogno di ogni dittatura”. Ora, con la riapertura del caso, il garante annuncia che esaminerà “nuovamente con attenzione il tema, anche se non sembrano esservi state innovazioni normative che impongano di cambiare orientamento”.

di Tommaso Caldarelli

www.giornalettismo.com
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