lunedì 6 settembre 2010

Ruanda. Rapporto Onu denuncia i crimini commessi in Congo


fonte: www.dazebao.org
di Raffaelle Urselli 

KIGALI -   Il quotidiano francese Le Monde ha pubblicato qualche giorno fa un documento in cui sono contenuti i risultati di un’inchiesta portata avanti dall’Alto Commissariato per i dirittI dell’uomo, agenzia specializzata dell’ONU con sede a Ginevra che si occupa della tutela , della promozione e del controllo dei diritti umani,  riguardante i crimini commessi  nell’area tra Ruanda e  Repubblica democratica del Congo nel decennio 1993 – 2003.

La relazione è divisa in due parti, una riguardante la prima fase della guerra civile (la persecuzione ed il genocidio dei Tutsi ad opera degli Hutu per cui nel Novembre del ’94 venne creato un tribunale penale internazionale per il Ruanda, con sede in Tanzania) ed un’altra riguardante le successive Prima e Seconda Guerra del Congo, l’ultima delle quali è stata ribattezzata “Guerra mondiale Africana”.
 Risulta utile fare un pò di ordine per ben comprendere: la prima guerra congolese scoppiò dopo il genocidio ruandese del ’94, quando più di due milioni di persone di etnia Hutu  si rifugiarono nell’ex Zaire governato da Mobutu Sese Seko nella speranza di sottrarsi alle violenze dei  Tutsi, che intanto avevano preso il sopravvento ed erano decisi a vendicare il genocidio. Ai profughi si mischiarono dei miliziani Hutu che iniziarono a perseguitare i Tutsi di nazionalità congolese (i Banyamulenge); questi ultimi decisero di allearsi allora agli oppositori di Mobutu formando  l’AFDLC (Aleanza delle forze democratiche per la liberazione dello Zaire), guidata da Laurent Kabila.
La seconda guerra congolese, che vide allargarsi schieramenti ed alleanze oltre che ai gruppi ribelli e Mai-Mai, ad altre nazioni Africane quali Burundi, Uganda, Namibia, Zimbawe, Angola Ciad, iniziò dopo che Kabila conquistò il controllo di Kigali nel ’97 imponendo l’anno seguente agli alleati  Ruanda ed Uganda di lasciare il paese. I Banyamulengue si allarmarono quindi a causa della decisione di Kabila, che avrebbe riaperto le tensioni con i gruppi etnici vicini scatenando la seconda guerra del Congo, come era successo nel ’96.
E’ in questo contesto che si sono perpetrate gravissime ed indiscriminate violenze e massacri, subite nella maggior parte dei casi da civili per mano  dei ribelli congolesi dell’AFDLC  e di truppe ruandesi : il documento di quasi seicento pagine riporta centinaia di casi di atrocità, che a giudizio dell’Alto Commissariato rientrerebbero nella definizione di genocidio (oltre che in quella di crimini contro l’umanità), proprio per la caratteristica di sistematicità generalizzata . E’ stato anche proposto di creare una corte che giudichi colpe e responsabilità di tali avvenimenti, ma il problema è chi avrebbe il coraggio di assumersi una tale responsabilità in una situazione cosi’ delicata?
Il documento infatti non è ancora stato ufficializzato, nonostante la pubblicazione di Le Monde , per paura delle reazioni che esso può suscitare: da un lato, infatti, questa inchiesta contesta e contraddice la narrativa creata dal fronte popolare ruandese che si  proclama parte buona che mise fine al genocidio del ’94, dall’altro, invece, si ha paura delle ritorsioni ruandesi: Kigali infatti minaccia  il ritiro delle proprie truppe dal conflitto in Darfur che, in un momento in cui esso si sta acuendo, provocherebbe un disastro di vastissime proporzioni.
 
 

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