giovedì 9 settembre 2010

Rubinetti avvelenati

fonte: www.terranews.it

Rossella Anitori

DENUNCIA. Cresce la concentrazione di pericolosi inquinanti nelle falde dei Castelli romani. Colpa del sovrasfruttamento, ma in progetto resta l’inceneritore al quale servirebbero quasi 55 milioni di litri l’anno.

«La qualità dell’acqua che esce dai rubinetti delle nostre case peggiora di giorno in giorno, ma il gestore del servizio, anziché prendere provvedimenti seri, chiede di cambiare le normative e di ammettere come legali valori di concentrazioni di arsenico e altri pericolosi inquinanti sempre più elevati». È la denuncia dei cittadini dei Castelli romani, riuniti nel Coordinamento contro l’inceneritore di Albano che in un dettagliato dossier documentano la situazione di progressivo deterioramento delle falde acquifere del territorio, sottoposte a uno sfruttamento crescente.

L’aumento di arsenico, vanadio e altri metalli pesanti nelle acque potabili sarebbe dovuto, secondo i membri del comitato, ad un prelievo eccessivo, superiore alle capacità di ricarica della falda. L’incremento di queste sostanze avrebbe riguardato tutta l’area: «Nessuno dei Comuni dei Castelli romani - spiegano - si sottrae al disastro qualitativo delle risorse idriche. A Lanuvio, tra il 2008 e il 2009, su 11 controlli analitici da noi realizzati, l’arsenico era fuori limite in ben nove casi con punte di 34,4 microgrammi per litro. A Velletri - continuano - dove i valori sono aggiornati a giugno 2010, abbiamo riscontrato valori fuori limite di arsenico nelle rete pubblica di via Colle Zioni per 23,6 microgrammi per litro. A Roncigliano invece, specie nelle acque delle zone circostanti la discarica, in via Ardeatina, la concentrazione della sostanza è arrivata nel 2009 a 27,5 microgrammi per litro».


E per “risolvere” il problema Acea Ato 2 avrebbe richiesto e ottenuto dalla Regione Lazio ripetute deroghe. È così che la concentrazione di arsenico consentita sarebbe passata da 10 a 50 microgrammi per litro, i floruri da 1,5 a 2,5 e il vanadio da 50 a 160 microgrammi per litro. «Migliaia di pagine di letteratura scientifica dimostrano che la presenza di sostanze come l’arsenico nell’acqua potabile è direttamente correlata all’insorgenza di tumori», denunciano preoccupati dal Coordinamento, ricordando che la massima concentrazione di arsenico prevista dell’Organizzazione mondiale della sanità è di 10 microgrammi per litro. Una situazione, quella dei Castelli romani, che, avvertono dal comitato cittadino, non potrebbe che peggiorare se il tanto contestato progetto dell’inceneritore vedesse la luce.

«Se il mostro venisse realizzato - spiegano - oltre a degradare dal punto di vista ambientale il territorio, la qualità dell’acqua peggiorerebbe inevitabilmente». Per funzionare l’impianto necessita infatti di circa 150 metri cubi di acqua al giorno, pari a quasi 55 milioni di litri all’anno.

«Qualunque ulteriore sottrazione di acqua al territorio - sostiene il comitato cittadino -, che si tratti di estrazione dal sottosuolo o cementificazione della superficie, è un attentato alla nostra salute e a quella delle generazioni future. Dunque non solo per questo, ma anche per questo, l’inceneritore è una scelta criminale».

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