sabato 26 marzo 2011

'Così la polizia mi ha massacrato'

Le cariche dopo una partita. Le manganellate alla testa. Un mese di coma. Poi il risveglio, ma con un'invalidità che durerà tutta la vita. Poi lui trova la forza di parlare e un'agente coraggiosa fa scoppiare il caso 

Paolo Scarioni

fonte: L'espresso  (24 marzo 2011)
 di Paolo Biondani
   
Paolo Scaroni  Un giovane tifoso del Brescia massacrato a manganellate che finisce in coma. I medici lo danno per spacciato: se ce la farà a sopravvivere, dicono ai genitori, "sarà un vegetale". Dopo più di un mese di buio, invece, il ragazzo si risveglia. Parla, anche se con molta fatica. E' ancora intubato quando, alla fine del 2005, comincia a raccontare tutto a una poliziotta, che ha il coraggio di aprire un'inchiesta sui colleghi. La commissaria indaga in solitudine. Scopre verbali truccati. Testimonianze insabbiate. Filmati spariti. Poi altri poliziotti rompono l'omertà e sbugiardano le relazioni ufficiali di un dirigente della questura. Un giudice ordina di procedere. E adesso, a Verona, sta per aprirsi un processo simbolo contro otto celerini del reparto di Bologna. Una squadraccia, secondo l'accusa, capace non solo di usare "violenza immotivata e insensata su persone inermi", ma anche di inquinare le prove fino a rovesciare le colpe sulle vittime. "L'Espresso" ha ricostruito i retroscena di quella misteriosa giornata di guerriglia tra tifosi e polizia, con testimonianze e filmati inediti, scoprendo un filo nero che collega tanti casi in apparenza separati di degenerazione delle divise. Un viaggio nel male oscuro che contamina e divide le nostre forze di polizia.

"La mia storia è simile a quella di Federico Aldovrandi, Gabriele Sandri, Stefano Cucchi, Carlo Giuliani... La differenza è che io sono ancora vivo e posso parlare". Paolo Scaroni oggi ha 34 anni e il 100 per cento d'invalidità civile. Cammina per Brescia, la sua città, strascicando un piede rimasto paralizzato. La voce esce spezzata e lui se ne scusa ("Sono i postumi del trauma"): "Sono molto legato ai familiari di Aldovrandi. Suonava il clarinetto come me, nelle nostre vicende ci sono coincidenze incredibili. Io sono stato massacrato alle otto di sera, lui è stato ammazzato la stessa notte, sei ore dopo. Ora vogliamo fondare un'associazione: familiari delle vittime della polizia". Suo padre, bresciano di Castenedolo, capelli bianchi e mani callose, riassume il problema scuotendo la testa: "Ho sempre avuto rispetto delle forze dell'ordine. Ma adesso, quando vedo un'uniforme, non ho più fiducia". Quello di Paolo è un dolore speciale: "Oggi la cosa che mi fa più male è che mi hanno cancellato l'infanzia e l'adolescenza. Ho perso tutti i ricordi dei miei primi vent'anni di esistenza".

La vita del ragazzo senza memoria è cambiata il 24 settembre 2005. Paolo, allevatore di tori, fisico da atleta, è in trasferta a Verona con 800 tifosi. Il suo gruppo, Brescia 1911, è il più popolare e radicato. Hanno un loro codice: botte sì, ma solo a mani nude. "Niente coltelli, no droga", scrivono sugli striscioni. In quei giorni si sentono scomodi: tifosi di provincia che protestano contro "i padroni del calcio-tv" e "le schedature". Dopo la partita, i bresciani vengono scortati in stazione. E qui si scatena l'inferno: tre cariche della celere, violentissime. L'inchiesta ha identificato 32 tifosi feriti, quasi tutti colpiti alla schiena. Foto e video recuperati da "l'Espresso" mostrano, tra gli altri, una ragazza con il seno tumefatto e altri due giovani con trauma cranico e mani fratturate. Paolo ha la testa fracassata: salvato dagli amici, si rialza, vomita, sviene. Alle 19,45 entra in coma. L'ambulanza arriva con più di mezz'ora di ritardo.

Secondo la relazione ufficiale firmata da F. M., dirigente della questura di Verona, la colpa è tutta dei tifosi. Il funzionario dichiara che gli ultras bresciani "occupavano il primo binario bloccando la testa del treno", con la pretesa di "far rilasciare due arrestati". Appena le divise si avvicinano, giura il pubblico ufficiale, "il fronte dei tifosi assalta i nostri reparti con cinghie, aste di ferro, calci, pugni e scagliando massi presi dai binari". La celere li carica "solo per prevenire violenze sui viaggiatori". Paolo non è neppure nominato: una riga nella penultima pagina del rapporto cita solo "un tifoso colto da malore a bordo del treno". Chi lo ha picchiato? "Scontri con gli ultras veronesi", è la prima versione, che crolla subito: la stazione era vuota, dentro c'erano solo i bresciani scortati dagli agenti. Quindi un celerino ne racconta un'altra: Paolo sarebbe stato ferito da "uno dei massi lanciati dagli ultras" suoi amici.
 
http://espresso.repubblica.it/dettaglio/cosi-la-polizia-mi-ha-massacrato/2147611

12 commenti:

  1. Mamma mia .....grazie di aver postato questo caso !!

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  2. Di nulla Valerio, questa storia ha colpito molto anche me, non ne avevo sentito parlare finora...
    Un abbraccio, buon sabato!
    Namastè

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  3. Una storia davvero sconvolgente,che fino ad oggi non conoscevo...!
    ..Ma ora grazie a te cara Rosa ne sono al corrente.
    Abitando a Genova,posso paragonare questo assurdo modo di comportarsi da parte delle forze del dis...ordine, ai fatti del G8 del 2001,dove i PESANTI PESTAGGI E LE TORTURE sulla pelle delle persone inermi, sono stati eseguiti con una dovizia INCREDIBILE..!!
    Le pene applicate dai "GIUDICI" a quei "CELERINI" che hanno perpetrato questi atti INFAMI..sono davvero irrisorie.
    Addirittura assolvedo anche l'esecutore materiale di Carlo Giuliani..!

    Ps.Auguro a Paolo Scaroni, di migliorare il suo stato di salute sempre più, ed invece a chi lo ha massacrato di ricevere una PUNIZIONE ESEMPLARE.!

    Grazie ancora Rosa...ti leggo sempre molto volentieri.
    Un caro saluto da Genova...buona giornata.

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  4. Grazie perchè in prima persona ho vissuto cose
    simili.E non posso che sostenere,chi ricorda
    avvenimenti come questi perchè non avvengano
    mai più.Chi sbaglia deve pagare.Le forze
    dell'ordine devono aiutare il cittadino non privarlo di dignita e diritti.Per fortuna ne esistono anche di coraggiosi che rompono il muro
    di silenzio.Dimenticare No.
    Egill

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  5. Allora separiamo le due cose: assurdo che una persona sia manganellata e rischi la vita per una partita, oltretutto si sta provando ad insabbiare.

    Però - un però c'è sempre -, non per pensare male, ma chi si presenta col codice delle botte, anche se a mani nude, non lo rende il povero tifoso che va a vedere la partita come farei io o come farebbe qualunque tranquillo tifoso. Stessa cosa per Carlo Giuliani. E' morto, dispiace, non doveva andare così. Ma Carlo Giuliani poco prima di morire non stringeva la bandiera della pace, ma un estintore da tirare contro chi gli ha sparato.

    Insomma, per me sono vere vittime Sandri che è morto mentre dormiva - non stava partecipando a scontri - o Cucchi, che ha ricevuto botte gratuite in carcere o ancora Aldovrandi.

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  6. Ciao Doriano, già davvero una gran brutta storia :-(
    Non voglio qui fare discorsi di appoggio o di critica alle forze dell'ordine come istituzione, sarebbe però necessaria la trasparenza, e la capacità di riconoscere errori ed orrori quando ci siano.
    La democrazia e le sue regole devono valere sempre e per tutti.
    Nello specifico dei fatti che tu ricordi, come sai, ci sono anche connivenze pesanti fra corpi dello stato e finalità non chiare legate al controllo ed al mantenimento del potere.

    Grazie per l'apprezzamento, abbraccio te e Genova tutta :-))
    Namastè

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  7. Egill posso solo rinnovare la mia adesione alla tua perorazione ed al tuo racconto, perdonare e dimenticare sono cose diverse.
    Io sono per il perdono ma non per la dimenticanza, la memoria aiuta a non ripetere gli errori.
    Anche se il potere è nemico della memoria prorpio perchè i suoi non sono errori, ma calcoli coscienti finalizzati alla paura ed al controllo.

    Un abbraccio forte ^_^
    Namastè

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  8. Paòlo, la violenza da qualsiasi parte arrivi, si chiama sempre e comunque violenza ed in quanto tale, sbagliata e molto stupida :-(

    Buon sabato
    Namastè

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  9. Non siamo tutti corotti e brutali, cerco di aiutare chi ha bisogno ma certe volte ho il cuore a pezzi, se non mi rispondi capirò.

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  10. Ciao Zak, non credo affatto che tutti gli esseri umani siano al medesimo livello di coscienza e sono convinta che anche gli uomini in divisa rispecchino l'umanità intera nelle sue caratteristiche...non tutti, non sempre...non sarebbe affatto giusto fare generalizzazioni.
    Ci sono eroi veri e uomini dall'umanità profondissima fra loro, ma proprio perchè è così importante non si può permettere che l'abuso infanghi tutti...

    Un abbraccione Zak :-)
    Namastè

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  11. Non ne avevo mai sentito parlare, è incredibile!

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  12. Già Sara, fino a ieri neppure io!
    Incredibile davvero!

    Abbraccio
    Namastè

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