Oggi dalla Cina i tessuti trasformati in abiti, scarpe e abitini per neonati, arrivano impregnati di cromo esavalente, formaldeide, coloranti cancerogeni e altre sostanze come le ammine aromatiche, altamente nocive per la salute e vengono venduti nella capitale e nel resto del Belpaese.
 Ad allarmare due procure  della Repubblica, quella di Roma e quella di Tivoli, il sequestro di  circa 80 mila confezioni di capi d'abbigliamento, stoccati all'interno  di un magazzino di 6 mila metri quadrati divisi in 13 capannoni, centro  di smistamento per tutta l'Europa, nel marzo scorso a Tivoli. Tutto il  grande complesso, è sigillato in via definitiva dagli gli agenti della  polizia municipale dell'VIII Gruppo di Roma, diretti dal comandante  Antonio Di Maggio, che già al primo sequestro avevano ipotizzato che non  si trattava solo di merce contraffatta ed etichette irregolari, ma di  capi che portavano con sè veleno puro. A metterli sull'avviso l'odore  nauseabondo, soprattutto delle calzature e degli abiti per neonati, come  tutine e bavaglini, che li aveva investiti nell'aprire gli imballaggi  da sequestrare. E la conferma "dell'alta tossicità per la salute umana  dei capi d'abbigliamento" è venuta dalla perizia disposta dal sostituto  procuratore della Dda di Roma Carlo La Speranza che ha dimostrato la  presenza di cromo esavalente, che non dovrebbe superare gli 0,5  milligrammi per kg, in quantità anche 124 volte superiore. La minaccia  per i consumatori viene soprattutto dalle calzature: in alcuni sandali  il cromo esavalente supera appunto di 124 volte la quantità prevista. Ma  anche l'analisi dei tessuti degli abiti ha dimostrato l'utilizzo di ben  9 coloranti cancerogeni. Vista la dislocazione dei 12 capannoni di  stoccaggio e smistamento, in via Consolini a Tivoli Terme, acclarata la  tossicità dei materiali, la palla è passata alla Procura di Tivoli che,  su disposizione del gip del tribunale Pier Luigi Balestrieri, ha fatto  sigillare tutti i capannoni dagli stessi agenti della polizia municipale  che in questi mesi non hanno mai smesso di indagare sui responsabili  del traffico illegale e sui luoghi di vendita della merce nella  capitale. Motivo: "evitare l'immissione sul mercato nazionale di tali  ingenti quantitativi di capi d'abbigliamento e calzature, altamente  dannosi per la salute umana, in considerazione - scrive il gip - del  loro
potenziale cancerogeno e tossico". Gli investigatori agli ordini  di Di Maggio proseguono. Ad essere indagati oggi sono nove cittadini  cinesi, 6 uomini e 3
donne, tra i 52 e i 37 anni, nell'ambito  dell'inchiesta della Procura di Tivoli tutti provenienti dalla provincia  di Zhejang e denominata "Master China". 
Fonte: Ansa

 
Nessun commento:
Posta un commento
La moderazione dei commenti è stata attivata. Tutti i commenti devono essere approvati dall'autore del blog.
Non verranno presi in considerazione gli interventi non attinenti agli argomenti trattati nel post o di auto-promozione.
Grazie.