venerdì 13 agosto 2010

Perù, un partito per difendere le foreste e i diritti dei nativi

fonte: www.terranews.it

Paolo Tosatti

AMERICA LATINA. La formazione si chiamerà Alleanza per l’alternativa dell’umanità e dovrebbe essere lanciata ufficialmente a settembre. Sosterrà la candidatura del leader indio Alberto Pizango alla presidenza nel 2011.

Un partito per difendere le foreste e i diritti delle popolazioni che vivono al loro interno e che da esse traggono il proprio sostentamento. Per la prima volta nella loro storia, gli indios dell’Amazzonia peruviana hanno deciso di affrontare da un punto di vista politico diretto la battaglia che da anni portano avanti contro lo sfruttamento delle risorse dei propri territori, e di sostenere la candidatura del loro capo, Alberto Pizango, alle elezioni presidenziali del 2011.
La formazione si chiamerà Alleanza per l’alternativa dell’umanità e dovrebbe essere lanciata ufficialmente a settembre, una volta completata la fase della raccolta delle firme ed espletati tutti gli adempimenti burocratici previsti dalla legge. «Vogliamo dar vita a un partito aperto a tutti i cittadini che vogliono impegnarsi per difendere le nostre foreste, la natura del Perù e la nostra vita», ha annunciato in una conferenza stampa Pizango, che riveste attualmente la carica di presidente dell’Aidesep, l’associazione delle comunità indios dell’Amazzonia, che rappresenta 65 etnie della regione. «Il nostro obiettivo è portare la salvezza del pianeta al centro dell’agenda politica», ha sottolineato il leader. L’acronimo della formazione sarà Aphu, una sigla che gioca con la parola della lingua indigena quechua “Apu”, che significa “Dio della montagna”. Secondo quanto dichiarato da Pizango, il partito non sarà ostile agli investimenti stranieri o allo sfruttamento delle risorse naturali del Perù, ma incentrerà il suo programma sull’introduzione di una legislazione adeguata alla limitazione dell’impatto ambientale delle attività collegate allo sfruttamento del territorio e che possa garantire la «sicurezza territoriale» delle popolazioni indigene. Proprio quest’ultimo punto rappresenta attualmente il principale elemento di frizione tra i nativi peruviani e il governo di Lima. A giugno infatti il presidente Alan Garcia si è opposto all’approvazione di una legge volta a limitare le attività di estrazione di petrolio e minerali nei territori degli indios. La mossa ha suscitato un’ondata di scontento, cui il capo di Stato ha replicato seccamente sottolineando che in nessuno caso i gruppi autoctoni potranno opporsi allo sviluppo del Paese e alle iniziative intraprese dalle autorità per garantire un maggior benessere all’intera popolazione peruviana. Secondo le stime dell’esecutivo peruviano, la regione amazzonica ospiterebbe oggi 400mila indios, su una popolazione complessiva di 30 milioni di abitanti. Una trascurabile minoranza, dunque, la cui fastidiosa voce di protesta potrebbe essere tranquillamente ignorata. Un punto di vista diametralmente opposto a quello di Pizango, secondo il quale gli indigeni che vivono nelle foreste sarebbero oltre un milione, pronti a unirsi e a far sentire la propria alle prossime elezioni.


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