sabato 7 agosto 2010

Sognando la California


Gianpaolo Silvestri

RIFLESSIONI. La battaglia vinta dai gay ribadisce un principio fondamentale: ci sono diritti che non possono essere sottoposti al voto, per democratica e “bulgara” che sia la maggioranza che lo esprime.

Ieri l’altro il giudice federale statunitense Walker ha bocciato il divieto di matrimonio tra persone dello stesso sesso, introdotto nello stato della California nel novembre 2008 da un referendum popolare (nei prossimi mesi la questione dovrebbe essere dibattuta davanti ai nove giudici della Corte Suprema).Questa sentenza apre una riflessione universale sul valore inderogabile dei diritti e ci ricorda che l’oggettività del principio d’uguaglianza e la fondamentale realizzazione della personalità di ciascun individuo, non possono conoscere limiti o distinzioni o deroghe o negoziazioni.


In altri termini non sono disponibili, non possono essere piegati agli umori mutevoli di minoranze o maggioranze. Il giudice federale ha affermato che il matrimonio è un diritto civile fondamentale d’ogni essere umano e come tale non può essere soggetto a discriminazioni. Per questo uno stato di diritto non può venir meno al principio d’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge, anche se a chiederlo è un referendum popolare. I diritti civili, individuali/collettivi, non sono negoziabili e non possono essere negati neppure dalla volontà popolare, anche con schiacciante maggioranza.

E’ un secco alt alla democrazia autoritaria che da tempo con i suoi fetidi cascami infetta pesantemente la sostanza democratica e i principi d’eguaglianza e libertà delle nostre società. La sua genesi e teorizzazione è nella controriforma avviata dalla Trilateral nel 1975: in Italia si è concretizzata nell’agenda della P2 di Gelli ed è ormai, con tutta evidenza, compiuta. In sintesi: democrazia autoritaria con l’appendice della dittatura delle pseudo/maggioranze, residualità delle organizzazioni dei lavoratori e dei loro referenti politici, destrutturazione dei diritti collettivi ed individuali, stato tecnocrate/teocratico/etico/di classe, informazione embedded, darwinismo sociale con relativo egoismo soggettivo, pensiero unico, residualità di ciò che è “altro” dalla logica di morte imperiale.

Tra i sintomi più evidenti della democrazia autoritaria le centinaia di referendum (locali e non) promossi ovunque. Paradossalmente, infatti, è proprio la consultazione popolare, l’espressione diretta della volontà dei cittadini, il cavallo di Troia più esplicito dell’effettiva negazione della pratica democratica. Il vulnus ovviamente non è nello strumento ma nell’uso fatto, vale a dire nei quesiti. S’ignora colpevolmente che vi sono diritti inalienabili, fondanti il patto costituzionale di convivenza dei popoli e tra i popoli, non disponibili neppure alle maggioranze più bulgare pena la fine dello stato di diritto e dell’uguaglianza dei cittadini.

Caso eclatante i numerosi referendum sulle moschee: la libertà di culto è garantita dalla Costituzione e dal diritto internazionale, è un diritto esigibile e nessun pronunciamento lo può disconoscere; sicuramente si può e si deve (come d’altronde per chiese, sinagoghe e quant’altro) valutarne i requisiti e la conformità all’interno del piano urbanistico della città. Invece “moschea si - moschea no” è diventato un tormentone che nulla ha a che fare con l’oggetto in se ma richiama immediatamente il rifiuto dell’Islam, dei muslim e – in ultima analisi – degli immigrati.

La presunta difesa delle radici cristiane e tradizioni autoctone in questo caso altro non significa che diritti ineguali e razzismo. Ora però finalmente una buona notizia, un inno all’ eguaglianza nella ricchezza delle differenze: ti sogno California.

fonte: www.terranews.it

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