giovedì 12 agosto 2010

Emigrare in barca a vela

fonte: http://www.terranews.it

di Dina Galano

SBARCHI. Lungo la costa tra Gallipoli e Otranto, in Puglia, si moltiplicano gli arrivi di stranieri in fuga da teatri di guerra. Intercettata ieri un’imbarcazione con 42 persone, stipate sottocoperta e in balia del vento.

lI reparto operativo aeroportuale della Guardia di Finanza di Bari non sanno spiegare come mai quest’estate gli scafisti scelgano di trasportare i migranti verso le nostre coste a bordo di velieri. Tutti gli ultimi quattro avvistamenti hanno presentato le stesse modalità: barche a vela di dimensioni intorno ai 15 metri guidate da scafisti di nazionalità turca; sottocoperta, stipati per non risultare visibili, migranti di origine afgana, curda o pachistana. Alla mezzanotte di martedì è stato fermato l’ultimo carico a cinque miglia dalla costa pugliese, dunque in acque italiane; a bordo 42 persone, di cui quattro donne e undici minori. La maggioranza proviene dall’Afghanistan e dall’Iraq: si tratta, dunque, di richiedenti asilo che, tuttavia, risulterebbero ancora trattenuti per le procedure di verbalizzazione. Viaggiavano su Alìn, questo il nome del veliero, probabilmente per sfuggire ai controlli.
Ma gli ufficiali della Guardia di Finanza hanno intensificato il monitoraggio perché, spiegano dal nucleo centrale di Bari, «finora il radar era puntato soprattutto sulle imbarcazioni a motore, più veloci e agili nella fuga». Sembra strano anche al personale più esperto nel controllo del traffico marittimo che gli scafisti scelgano di viaggiare col vento. «Così è molto più complicato l’attracco a terra e crescono le difficoltà di manovra. Praticamente impossibile, poi, allontanarsi da riva in caso di avvistamento», rilevano gli uomini delle Fiamme Gialle. Infatti, ogni volta che una nave viene intercettata, per gli scafisti sono scattate le manette. Nel 2009 si erano verificati soltanto quattro casi, tutti in corrispondenza del tacco del Gargano. Ora gli spostamenti sono intensi soprattutto nello spettro antistante il Salento, tra Gallipoli e Otranto. Nel primo semestre del 2010 sono già stati rintracciati 600 cittadini extracomunitari, a fronte dei 320 stranieri rinvenuti in tutto il 2009. Se nessuno parla ancora di emergenza sbarchi in Puglia è perché gli enti locali stanno tentando di predisporre misure per attenuarne gli effetti. Da agosto il Comune di Otranto, insieme alle amministrazioni regionale e provinciale e alle associazioni umanitarie, ha dovuto riaprire il Centro Don Tonino Bello dove allestire la prima accoglienza per i migranti. è qui che sono stati condotti anche i 42 soccorsi la notte di ieri. Il vento sembra dunque spirare verso la costa salentina, ma l’intensificazione degli sbarchi era stata annunciata. Per effetto della politica dei respingimenti, che ha moltiplicato la presenza delle forze di polizia italiane e libiche nel Canale di Sicilia, chi può tenta la strada dell’Est, passando per la Turchia e imbarcandosi verso Grecia ed Italia. L’importante, verrebbe a dire, è che la rotta nel Mediterraneo sia meno battuta. Il clamore generato negli ultimi due anni dalle carrette del mare lasciate alla deriva è stato ridotto, insieme ai numeri forniti dal ministero dell’Interno. A Linosa, Lampedusa e Lampione i dati ufficializzano un meno 98 per cento degli arrivi. Ma qualcuno, certo, si è spostato sull’Adriatico.


Nessun commento:

Posta un commento

La moderazione dei commenti è stata attivata. Tutti i commenti devono essere approvati dall'autore del blog.
Non verranno presi in considerazione gli interventi non attinenti agli argomenti trattati nel post o di auto-promozione.

Grazie.