sabato 11 settembre 2010

Congo, nella clinica delle donne violentate

 tratto da: Umanità_uomo

(ANSA) - ROMA, 8 SET - Circa 500 donne stuprate nel Congo orientale tra luglio e agosto. Una denuncia shock arriva dall'Onu accompagnata da racconti orribili. Nel villaggio di Kibua - dice la responsabile dell'Onu per le violenze contro le donne, Wallstrom - miliziani hanno infilato le mani nelle vagine per cercare oro nascosto mentre il villaggio veniva circondato in modo che nessuna potesse scappare. Il sottosegretario al peacekeeping Atul Khare ammette: 'le nostre azioni nella zona sono state insufficienti'
Vi informiamo che la lettura di questo articolo riporta delle testimonianze molto crude,noi abbiamo cercato di “limarle” tralasciando i particolari più “duri...
Congo, nella clinica delle donne violentate
L'ospedale di Goma, fondato da una dottoressa canadese nel 2003, ha già curato 5 mila casi.
 Dalle neonate alle 80enni
In quest’enorme e ricchissimo Paese africano, la popolazione vive in uno stato di soggezione, fisica e psicologica, verso i potenti: dai capi tribù, fin su su al presidente della Repubblica.
 
La maggior parte della gente subisce violenze tutti i giorni.
I più colpiti sono i bambini e le donne: i primi usati come forza lavoro o soldati, le seconde violentate, picchiate, torturate, schiavizzate.

A Goma, nell’estremo est del Congo - al centro di una zona ricca di miniere, contesa da fazioni, milizie e vari signori della guerra, dove i saccheggi nei villaggi sono continui, non esiste nessuna legge e i capi villaggio hanno perso il tradizionale ruolo di protettori dei concittadini - opera un ospedale chirurgico che si occupa di donne stuprate.
 
 “Nonostante gli accordi di pace ogni giorno ne arriva qualcuna – spiega Gwendolyn Lusi, una canadese che ha impiantato la struttura nell’aprile 2003 -. Possiamo immaginare che a subire le violenze ce ne siano due, tre volte di più. In due anni abbiamo trattato oltre 5000 donne.
 
 In maggioranza si tratta di persone che hanno avuto la famiglia massacrata e la casa distrutta”.

Le statistiche sono impressionanti: nel Congo orientale vengono violentate bambine di pochi mesi e donne che hanno superato gli 80 anni
 
Le pazienti ricoverate nell’ospedale del DOCS (Doctors on Call for Service) sono affette da fistola, la rottura della membrana che separa la vagina, la vescica e il retto.
La lacerazione si può verificare per problemi di parto ma qui, molto più spesso, è provocata da stupri multipli e continuati e da torture inflitte con baionette, coltelli, bastoni, asce. “Talvolta infilano la canna di una pistola e poi sparano”
si vergognano di raccontare le loro storie a uomini sconosciuti.
 
 Le donne ricoverate nell’ospedale di Goma rivelano particolari agghiaccianti, difficili da credere.
l’inferno della dura realtà quotidiana, fatta di massacri feroci, spietati e senza senso.
 
 Francine, 24 anni di Shabunda. “Cinque uomini di una banda armata interahmwe (ribelli hutu ruandesi: combattono contro il governo del Ruanda ma sono sbandati in Congo, ndr) sono entrati nella mia capanna, hanno ammazzato mio marito e i miei figli. Mi hanno trascinato nella foresta e, dopo avermi fracassato con le baionette le braccia, mi hanno violentata a ripetizione. Così per nove mesi sono rimasta loro prigioniera
 
Linda, 24 anni, di Ufamando. “Ero incinta e stavo lavorando il campo quando sono arrivati i nemici e mi hanno stuprato. Il bimbo ha cercato di nascere ma è morto. Perdevo urina da tutte le parti e in queste condizioni ho raggiunto il mio villaggio. Tutte le case erano state bruciate e la gente, compresa mia madre, uccisa
 
Bernardine, 20 anni. “Sono stata rapita dagli interahmwe e portata nelle foresta. Mi violentavano in continuazione, senza alcuna pietà. Quando sono rimasta incinta i miei carcerieri hanno deciso di rimuovere il mio bambino prima con le mani, poi con una baionetta. Mi hanno devastata e lasciata in una capanna. Ho sofferto tantissimo.
 
Nel Rapporto Human Rights Watch di 240 pagine di testimonianze presentate all'ONU vi sono racconti che van oltre l'immaginazione <> <> e qui mi fermo.
 

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