mercoledì 5 gennaio 2011

Barriere alla disperazione cercasi

da: PeaceReporter
La Grecia vuole costruire, al confine con la Turchia, un muro contro l’immigrazione illegale.

scritto per PeaceReporter da
Margherita Dean


Per dodici chilometri e mezzo di lunghezza e dieci piedi di altezza, il muro progettato dal ministero di Difesa del Cittadino, lungo il confine terrestre della Grecia con la Turchia nella regione di Orestiada, con ogni probabilità sarà fatto di filo spinato, telecamere termiche, rivelatori di movimento e rappresenta la risposta governativa al raggiunto limite ''della tolleranza della società greca'', come definita dal ministro Christos Papoutsìs, all'immigrazione illegale.
Di fronte allo scetticismo europeo e alle accuse formulate in patria verso l'iniziativa, Christos Papoutsìs ha indossato l'abito dell'arroganza, quello per cui tutti gli altri sono degli ipocriti pronti ad additare la Grecia per la sua debole politica migratoria per poi accusare il Paese, quando questo vuole difendere i propri confini: ''La Grecia non può resistere oltre. Voglio chiarire che nel nostro Paese rimarranno solo quei migranti che godono di protezione internazionale o hanno diritto d'asilo ... contemporaneamente, colpiremo duramente i trafficanti, istituiremo un'agenzia per il diritto d'asilo, creeremo dei centri di accoglienza ... Il governo Papandreou ha una forte volontà politica''. Per fortuna, perché i numeri parlano una loro lingua implacabile.


Tenendo conto del fatto che la Grecia è rimasta il solo passaggio rimasto aperto al resto d'Europa e che le forze armate europee della Frontex sorvegliano il mar Egeo, i confini terrestri sul fiume Evro rappresentano la porta principale d'ingresso al paese ellenico. In un anno gli arresti di migranti sono ivi saliti del 371,94 per cento e, se nel periodo gennaio - settembre 2009 essi sono stati 6.615, nel periodo gennaio - settembre 2010 sono arrivati a 31.219.

D'altra parte, nel corso del 2010, in tutta la Grecia sono stati arrestati solo 2.211 trafficanti (di nazionalità greca, turca, bulgara ed albanese), mentre il Paese non risparmia accuse di mancata cooperazione alla Turchia: delle 60.875 domande della Grecia di respingimento, la Turchia ne ha approvate 7.472, per riaccogliere, infine, appena 2.206 persone. Si aggiunga che, stando alle stime della polizia turca, il giro dell'immigrazione illegale frutta almeno otto miliardi di dollari all'anno, quando il costo per ogni persona accompagnata oltre i confini turchi è di 3mila dollari ma c'è da aspettarsi che la tariffa aumenterà a muro completato.

E' chiaro, allora, che il problema della migrazione abbia assunto dimensioni esplosive in Grecia, soprattutto ad Atene e Patrasso, dove gli scontri tra gruppi di migranti e fra migranti e greci sono troppo spesso all'ordine del giorno e dove forze neo-naziste trovano terreno fertile allo sviluppo del delirio razzista.

Legata dal Trattato di Schengen e dall'accordo di Dublino 2, la Grecia si trova ad essere una prigione per centinaia di migliaia di africani ed asiatici che non hanno vie d'uscita da un Paese che, d'altra parte, riconosce in misura minima il diritto d'asilo: nel 2007 solo otto domande d'asilo vennero riconosciute in prima istanza, una percentuale del 0,04 per cento del totale e che fa della Grecia il paese più avaro d'Europa in materia. E' lecito chiedersi, allora, se la questione non stia tanto nell'ipocrisia di un'Europa che fa buon uso della mano d'opera dei migranti senza però voler gestire l'enorme pressione dei disperati d'Asia e d'Africa ma nella soluzione prospettata, quella di un muro. Un recinto che alcuni già vedono con ironia come la prigione dei greci che ci stanno dentro.

 http://it.peacereporter.net/articolo/26160/Barriere+alla+disperazione+cercasi

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